RATS - Intervista alla Band

Rats (Bagana Rock Agency)

Si sentiva la mancanza dei Rats, si sentiva davvero. Negli anni novanta il gruppo emiliano ha segnato una generazione intera con la propria musica, assieme ad altri gruppi di spessore come i Litfiba, i Negrita, i Timoria e Ligabue, tanto che nel 1992 sul disco Indiani Padani l’artista Correggio sancì un legame artistico con Wilko e compagni grazie ad un’importante collaborazione nel brano “Fuoritempo”. Fu quello il momento dal quale il nome dei Rats spiccò il volo. Nelle menti di tanti ragazzi dell’epoca, oggi uomini, aleggiano ancora le note di “Chiara” e dei tanti successi della band, che proseguì il proprio cammino con altri due autentici capolavori del calibro di Belli e Dannati e La Vertigine del Mondo. Nel 1997 il gruppo si separa, per poi ritrovarsi dieci anni dopo. Oggi dopo tanti anni, ecco uscire per la Bagana Rercords un nuovo EP dal titolo Metafisico Equivoco. Quattro brani che contengono l’essenza dei Rats e che mettono in mostra quello che è il gruppo emiliano attualmente. Con grande serenità, il leader della band Wilko, ci consente di entrare nel mondo dei Rats del nuovo millennio: 

Tornate dopo tanti anni di assenza sul mercato discografico con questo EP di quattro brani Metafisico Equivoco. Potete presentarlo ai nostri lettori?

-E' un EP che si compone di brani che sono stati abbozzati da me Wilko all'inizio del 2000 e poi messi a punto nel periodo successivo alla reunion del 2008 ad eccezione di "(Stai con me) Fino alla fine" che è addirittura datato 1995. E' stato registrato al DUDE studio di Correggio, studio che fu voluto da Ligabue e nel quale egli stesso ha realizzato alcuni dei suoi album. La produzione artistica è di Jonathan Gasparini, che segue la band come chitarrista anche sul palco. E' stato molto divertente lavorare utilizzando il web. Romi, praticamente ha suonato il basso stando a Miami mentre noi "italiani" ci trovavamo fisicamente in studio. A livello di scrittura musicale, sicuramente, il marchio della band è nettissimo. Quello che è cambiato dagli anni '90, sono le tematiche e il suono. Le prime sono una diretta conseguenza della nostra maturazione a livello umano. L'evoluzione del sound, invece, si deve in egual misura al fatto di non avere suonato insieme per così tanto tempo acquisendo, quindi, esperienze differenti e all'incontro con Jonathan, che oltre ad essere un chitarrista preparatissimo tecnicamente, è anche un grande musicista. Potrebbe sembrare la stessa cosa ma in realtà tra strumentista e musicista c'è parecchia differenza.

Perché un titolo come Metafisico Equivoco? Quale è il reale significato di queste due parole dal vostro punto di vista?

-Metafisico Equivoco è un gioco di parole che ha una sua musicalità, cosa sempre difficile da ottenere utilizzando la lingua italiana nel rock. Tuttavia, il significato è ben più ampio. Tutto si basa sul contrasto tra gli elementi (acqua, fuoco, aria e terra) che sono l'essenza della fisica e hanno, quindi, caratteristica di mutevolezza e la metafisica che, invece, si occupa di tutto quello che è  assoluto e immutevole. O, per lo meno, lo si immagina tale. Insomma, le realtà trascendenti. Il filo conduttore è comunque l'amore. Tra esseri viventi, per la vita, per la natura. Amore in senso universale.

Quali sono gli argomenti trattati nei brani presenti in questo EP?

-La risposta è simile a quella alla domanda precedente. Dopo avere trattato temi tipici dell'età che avevamo tutti negli anni '90, che avevano come trait d'union uno sfondo di denuncia e ribellione, la consapevolezza ci ha resi più riflessivi e introspettivi.

Perché tanti anni di assenze dalle scene? L'ultimo lavoro prima di Metafisico Equivoco è stato il bellissimo La Vertigine del Mondo ed era il 1995, al quale seguì la raccolta Angeli di Strada...

-Non c'è una risposta netta e precisa. Circostanze. La saturazione dovuta a tutti gli anni passati entrando e uscendo dallo studio solo per andare in tour. L'esigenza di dare priorità ad altre cose come farsi una famiglia. Il credere erroneamente che fosse finita. Insomma, una serie di cose. L'importante comunque è non essersi mai persi. Ora, siamo di nuovo qui.

Quali emozioni avete provato nel riunirvi? Come vi trovate insieme sul palco e nello studio di registrazione? 

-Difficile rendere l'idea. L'impatto del primo concerto dopo 12 anni al VOX di Nonantola, che era sold out, è stato incredibile. Nel vero senso del termine. Non riuscivamo a crederci. Erano ancora lì ad aspettarci. Non solo, un sacco di gente nuova, che quando ci siamo sciolti poteva al massimo avere 9 o 10 anni. In studio è stato diverso. Tutto molto più controllato e pragmatico. Lo studio è per definizione un luogo di lavoro e per questo, ha una sua componente di freddezza. Il palco è l'esatto contrario.

Cosa avete fatto in tutti questi anni?

-Cose di una normalità estrema. Vite normali, lavori normali, famiglie normali, vacanze normali. Ma non per questo meno belle ed esaltanti della vita di prima.

Che differenza c'è trai i Rats degli anni novanta e quelli di oggi? Musicalmente come vi siete evoluti?

-Siamo riusciti in una cosa difficilissima. Maturare... semplificandoci ancora di più. Una sintesi perfetta.

La domanda ora sorge spontanea. Quando arriverà il nuovo disco completo? Quanto arriverà il reale successore de La Vertigine del Mondo?

-La risposta è altrettanto spontanea. Non lo sappiamo. Ma potrebbe esserci una sorpresa entro la fine del 2012.

Farete un tour con delle date live? Toccherete anche il sud Italia?

-Un tour è già in programma. Faremo date anche tra marzo e aprile ma in estate saranno più concentrate. Certo, anche al sud.

E' possibile che venga messo sul mercato un vostro DVD ritraente un vostro concerto live?

-C'è già materiale tratto da almeno tre concerti fatti dopo la reunion. Il progetto, un po' ambizioso ma realistico, è quello di fare uscire una sorta di opera omnia che contenga materiale ripreso in un arco temporale di 20 anni. Sia attinente a concerti sia a sessioni di studio e vita quotidiana. Ad esempio i nostri viaggi in lidi improbabili come il Kazakstan o Sarajevo appena finita la guerra. L'archivio che contiene riprese fatte durante gli anni '90 è molto ricco.

Negli anni novanta eravate una delle band di spicco del rock italiano. Cosa ricordare di quell'epoca?

-Il fermento era irrefrenabile. C'erano tantissime realtà di un valore indiscutibile. Le majors avevano i mezzi per cambiare i destini del mercato discografico e, più in generale, musicale in Italia. Purtroppo sono state le uniche a non accorgersene.

Cosa pensate oggi di artisti come Negrita, Ligabue, Litfiba e dei Timoria (ormai fermi da tempo)?

-Adesso molti si aspetterebbero di leggere termini come "venduti", "commercializzati" ecc. Nulla di tutto ciò. Ognuno ha avuto il proprio corso. Le scelte, se genuine, sono comunque da rispettare. Inoltre, rimanere sempre uguali a se stessi non è né bello, nè semplice... senza arrivare ad annoiare. Di AC/DC ci sono solo loro!

Che musica ascoltate attualmente? E cosa pensate della scena musicale italiana in particolare?

-I nostri gusti sono rimasti eterogenei come sempre. Di tutto. Rock, pop, metal, punk, blues, hard rock, alternative, indie, elettronica, funk. Veramente ogni cosa che ci emozioni, indipendentemente dalle etichette. La scena italiana? Vivissima quella indipendente e (se si può ancora usare il termine) underground. La scena mainstream, a parte rarissime eccezioni, preferiremmo non commentarla.

Tanti anni fa vi vidi dal vivo presso Campomarino in provincia di Taranto. Fu un grande concerto. Cosa ricordate di quella serata?

-Un'accoglienza pazzesca. La piazza era bellissima. La notte dopo il concerto, festa fino alle 5 di mattina con tutto lo staff e parecchia gente del pubblico. A questo punto, nella memoria, ovviamente c'è un buco temporale. Poi, un bagno meraviglioso il giorno dopo e soprattutto... venti anni di meno sulle spalle.

Volete lasciare un messaggio ai nostri lettori?

-Rats'n Roll!!!

Maurizio Mazzarella