QUIET RIOT - Hollywood Cowboys

Frontiers
Parlare dei Quiet Riot significa aprire un libro che avrebbe potuto avere una trama che poi e' stata sempre diversa da quella che ci si aspettava. Non si vuole qui riassumere una storia iniziata nel lontano 1975 e che ha conosciuto il grande successo ma anche una serie di stop e interruzioni legati alle circostanze e non alla volontà dei musicisti. Ricordiamo due musicisti importanti che hanno fatto parte di questa band, l'istrionico cantante Kevin Du Brow e l'immenso chitarrista Randy Rhoads, che da anni ci guardano dal cielo. E mentre viene dato alle stampe questo nuovo capitolo Hollywood Cowboys si apprende che al batterista storico Frank Banali è stato diagnosticato un tumore al pancreas. Ovviamente auguriamo ogni bene a questo vecchio eroe della nostra musica, e procediamo alla disamina del nuovo lavoro. La formazione attuale vede, oltre al già citato Frank Banali alla batteria, James Durbin alla voce (poi sostituito da Jizzy Pearl), Alex Grossi alla chitarra e Chuck Wright al basso. La proposta è quella che ci si aspetta dai Quiet Riot, un pop metal diretto e accattivante, con ritornelli ficcanti e approccio arrembante. Caratteristiche subito evidenziate dall'opener Don't Call It Love. Si continua con In The Blood, che si snoda su una sapiente miscela di grinta e melodia. Heartbreak City, un brano anthemico da concerto, grazie anche alla metronomica batteria dj Banali in evidenza, ci riporta idealmente ai lontani fasti di Metal Health. The Devil That You Know preme sull'acceleratore, ancora una bella prova di Frank Banali e di tutta la band. Anche Change Or Die si presenta incalzante e incisiva. I sei minuti di Rock On sono all'insegna del blues caldo e intimista. Insanity inizia con una bella bordata di chitarra rinforzata da una batteria molto combattiva. Un rock bello cattivo e grintoso. Hellbender si muove su ritmiche cadenzate e martellanti. Wild Horses non è una cover del classico rollingstoniano ma nella sua anima rock'n'roll richiama in qualche modo lo stile delle Pietre Rotolanti. Holding On inizia in acustico e si sviluppa in elettrico, un altro bel pezzo cadenzato e coinvolgente. Un riff sparato caratterizza Last Outcast. Il disco si chiude con la ritmica vivace di Arrows And Angels. Hollywood Cowboys è un bel disco, molto efficace e trascinante, molto ottantiano nella concezione. Ci si augura che i Quiet Riot possano continuare la loro strada raccogliendo il successo che continuano a meritare, nonostante tutte le vicende non proprio felici che si inseriscono nel loro percorso. 

Voto: 8/10 

Silvio Ricci