MORTAL SCEPTER - Where Light Suffocates

Xtreem
Dalla francia arrivano i deathrashers Mortal Scepter con il loro esordio discografico full-length "Where Light Suffocates". E fin dalle primissime note i nostri ci dimostrano di che pasta sono fatti. La loro musica ha il potere di cogliere nel segno. Probabilmente, proprio per il periodo cangiante in cui ci troviamo attualmente a vivere. Soprattutto, ora che anche le "perle" dimenticate ritornano alla luce per esser meglio conosciute ed apprezzate. Ma di cosa parliamo? Di quale proposta musicale sono capaci i nostri eroi d'oltralpe? Trattasi di potente e corrosiva miscela di Death/Thrash di stretta derivazione fine '80s/primi '90s. Vale a dire, quell'epoca in cui le produzioni di metal estremo non erano ancora stereotipate nel nome del rumore iper-compresso delle chitarre e del growl "standardizzato" per le vocals. Come è riportato nella biografia, i nostri propongono sonorità che hanno fatto epoca con bands come i connazionali Loudblast e Mercyless... e aggiungerei anche i Merciless con la I (quelli prodotti da Euronymous per la DSP, quelli cioé del grandissimo "The Awakening", album epocale nell'underground europeo, datato 1989). All'epoca il Metal più bestiale ed estremo che si conoscesse aveva ancora molti contatti stilistici con il classico Thrash, e imperversavano le migliori produzioni di gente come Sepultura, Sodom e Massacra. Ecco, gli sforzi dei nostri eroi Mortal Scepter sono tutti a rivalutare quel periodo, con una produzione pulita ed energica ma... ferale e costruita con maestria sui suoni "classici" che sto descrivendo. Tutto qui è un po' stereotipato, anche gli assoli di chitarra, contenenti i classici tapping super-veloci ed una certa propensione alla melodia. La voce è energica, oscura e tanto, tanto malvagia, ma grazie a (R.J.) Dio, non cade mai nella trappola del solito growl stereotipato. Sentivo davvero tanta nostalgia per certi connotati sonori, dato che negli ultimi decenni si è sempre fatta abitualmente la corsa a presentare quella che io chiamo "l'estetica dell'antiestetica" nelle produzioni più estreme del puro Death Metal (e Grindcore). Nulla di innovativo, solo puro "revival". Ma ben venga, quantomeno per far capire alla moltitudine del pubblico Metal quanto si sia perso a partire dal 1991/92 della vera, reale, pura, sana energia del Death Metal di derivazione Thrash. Un bel tuffo nella veracità del Deathrash più classico, per svegliare e riportare in alto i nostri neri e malvagi animi di Metallari. Chi è più attempato proponga l'ascolto di questo bel disco ai più giovani, per far loro comprendere COSA abbiano significato, in un passato ormai sempre più remoto, le massicce dosi di energia sprigionate in quantità da ogni disco di Vero Metallo. E senza artifizi, camuffamenti o preset di sorta nella fase di mixaggio. Bel disco! 

Voto: 7/10 

Alessio Secondini Morelli