ACACIA - Resurrection

Underground Symphony
Dalla più storica ed attempata scena underground del nostro paese, chi ti riciccia fuori? Ma gli Acacia da Palermo. Prog Metal band da sempre capitanata dal chitarrista/compositore Martino LoCascio. Li ricordo a metà anni '90 con i due buoni demo "Funerals Of State" e "Introspection". Poi, dopo l'ottimo esordio discografico "Deeper Secrets" uscito per Underground Symphony nel 1996, se ne persero le tracce. Ed ora, dopo 23 anni nell'oblio discografico, rieccoli in attività. Con una line-up nuova di zecca comprendente, accanto al sempre presente (anche compositivamente) LoCascio, l'ottimo cantante Gandolfo Ferro, il chitarrista Simone Campione (Nexus, Thy Majestie), il bassista Massimo Provenzano ed il batterista dei grandi Trinakrius Claudio Florio. E 23 anni dopo, anche la mitica Underground Symphony è sempre lì. A realizzare il loro secondo album. "Resurrection" è, diciamolo subito, un prodotto superbo, pur rimanendo senza deragliamenti nei confini stilistici del Prog Metal. Le influenze delle bands storiche (Queensrÿche su tutte) si sente abbastanza. Nonostante questo, però, LoCascio e la sua nuova line-up dimostrano di aver immagazzinato negli anni una grande esperienza, tecnica e compositiva. La produzione è ottima, meravigliosamente pertinente al genere proposto dalla band, il che è d'obbligo per un prodotto Underground Symphony. Ma soprattutto, un prodotto discografico che si lascia ascoltare molto, molto piacevolmente, ricco com'é di ottimo stile di songwriting e di un interessante concept di tematica introspettiva. La voce di Gandolfo Ferro è talmente convincente che, nelle parti più strettamente Prog (come nell'ottima "Chains Of Memory"), si avvicina abbastanza per verve interpretativa ai migliori Geoff Tate e James LaBrie. I soli di chitarra sono sempre d'impronta shredding, ma sono asserviti esclusivamente ad abbellire i passaggi strumentali, senza sterile protagonismo. Highlights del disco sono senz'altro "Revelation Day", dove tutto lo spettro tecnico/compositivo del Prog Metal più nobile viene mostrato in tutto il suo splendore. Nonché ballads dal feeling molto adulto come "Alone" e la finale "The Man", dove il viaggio dell'uomo protagonista viene portato a compimento regalandogli saggezza ed esperienza per una vita meglio vissuta. Ripeto: un album, se vogliamo, settoriale. Ma uno dei più bei dischi del genere realizzato qua in Italia nel 2019. Tanto per qualità compositiva, quanto per produzione. Speriamo tanto, allora, che gli Acacia siano qui per restare.

Voto: 8,5/10

Alessio Secondini Morelli