MAYHEM - A Grand Declaration of War

Season Of Mist
Ristampa con missaggio e copertina diversi per questo disco da parte della casa francese. Il perché di questa operazione va assolutamente pensata nella maniera di offrire di nuovo un album, che nel bene e nel male ha segnato un piccolo e importante momento nella storia del metal estremo. Perché quando questo disco venne pubblicato nel 2000, ha segnato il ritorno di una delle band che ha marchiato in maniera indelebile il black metal; essendone stata una delle fondatrici della seconda ondata proveniente dallaNorvegia a inizio anni 90. La band guidata dal buon Necrobutcher dopo un mini nel 1997, che faceva prevedere segnali di vita, diede alle stampe questo lavoro tre anni più tardi forte di tre quarti della formazione cardine e questo disco me lo ricordo molto bene venne trattato con sufficienza e un pochino di amarezza sulle pagine della storica rivista Grind Zone. Già a partire dalla titletrack che apre il lavoro, abbiamo a che fare con parti tecniche di batteria, riffing neri, maligni ma che purtroppo non hanno quel fascino oscuro, corrotto che sapeva generare il compianto Euronymous. Pezzo dal taglio marziale con la voce del buon Attila Csihar autore di una prova vocale eccellente con lo screaming maligno e la produzione dona pulizia e si sentono bene in maniera nitida tutti gli strumenti. “In the lies upon your way” è un attacco a testa bassa in blast beat con rullate da parte del bravissimo Hellammer, mentre il duo Necrobutcher e Teloch intessono una trama ricca di freddezza black metal. La voce pulita del singer fa capire il carattere marziale, militaresco dell’attacco, come se volesse chiamare le legioni sataniche all’attacco con sfuriate e cambi di tempo con interventi in screaming. “View from nihil part 1e 2”hanno ancora quel carattere marziale generato da rullate, riffing neri e dissonante, ma soprattutto la parte vocale del buon Attila con esplosioni in blast beats con riffing serrati. Ma è con il brano “A bloodsword and a colder sun pt.1 e 2 “, che il black metal prende una piega sperimentale con echi industriali, sussurri filtrati e campionamenti. Questo brano è inquietante, sorretto da un basso e ritmiche di batteria lente e riffing lunghi e dissonanti; è un brano che non è stato accolto bene dai puristi soprattutto che conoscono la storia della band per il carattere troppo sperimentale. “Completion in science and agony pt 1” si entra nel ramo doom/black metal con ritmiche lente, oppressive e riffing gelidi e neri. La prova vocale del singer è acida come da tradizione e le ritmiche sono stoppate e denotano nonostante la marcia lenta una tecnica invidiabile con interventi in doppia cassa; anche questo brano sperimenta nel finale con echi, beats e riverberi inquietanti. “Untitled I” è volutamente provocatoria; perché dopo pochi secondi di parlato è silenzio assoluto; niente musica, ma solo il suono del silenzio. Un approccio che sarebbe piaciuto anche al grande geniaccio John Cage già autore di una prova simile nel passato. Il disco si chiude con la strumentale black metal dal passo tecnico “Completion in science and agony pt.2”, dove riffing neri vengono quasi destrutturati nella loro ferocia con una marcia ritmica quasi d’ispirazione jazzata. Un disco che è provocazione pura, un album che dopo 18 anni conserva la carica eversiva, maligna, fredda e un uso sperimentale del black metal; certo i puristi storceranno il naso, ma questo disco è un bell’esempio di evoluzione e coerenza anche se i Mayhem di “De Mysteriis Dom Sathanas” erano un’altra cosa e non per demerito di questa versione aggiornata. 

Voto: 7.5/10  

Matteo”Thrasher80”Mapelli