ARMONITE - And The Stars Above

Cleopatra
...e mi pervenne questo promo. I files audio erano in WAV, anziché in MP3. Come mai? mi chiedevo. Ben voluminoso è codesto promopack. In allegato, i testi delle uniche due liriche (e che liriche) e i credits. Niente bio, né tantomeno foto promozioniali o artwork. Mi accingo all'ascolto e... meraviglia delle meraviglie! Ora capisco il perché del formato WAV. Certa musica non si presta a subitanee riduzioni di frequenze tipiche dei files compressi. I nostri preferiscono arrischiarsi a lasciar fruire anche solo alle orecchie del recensore la musica in "full format". E a ragion veduta, credo sia cosa dovuta, data la qualità spaventosamente alta dell'Opera in questione. Il progetto Armonite è stato creato da due musicisti molto, molto preparati. Vale a dire, il pianista/tastierista Paolo Fosso (anche compositore ed arrangiatore) ed il violinista (acustico ed elettrico) Jacopo Bigi. Contornati da una moltitudine di ospiti, tutti musicisti validissimi (tra i quali il Quartetto Indaco di musica da camera), i nostri due eroi di indubbia e solida preparazione accademica ci propongono un'Opera complessa e, allo stesso tempo, estremamente godibile ed appagante. Non è certo Metal, ma... contiene molta preparazione "neoclassica" che l'accomuna al Prog Metal. Però, nessuna etichetta, nessun tipo di categorizzazione credo sia possibile per la loro musica. Vi assicuro: non ho mai ascoltato nulla del genere! I nostri avrebbero potuto limitarsi a comporre ed eseguire un'opera neoclassica canonica, se volevano rivolgersi al "solito" pubblico colto... invece non si limitano assolutamente a questo. Non solo a questo, perlomeno. Una cosa è certa: su tutto la fanno da padrone le keyboards e il piano di Paolo ed il violino di Jacopo. Ma come detto, la bellezza della musica trascende qui le definizioni quanto le epoche. Le bellissime suggestioni di matrice orchestrale tipiche del pop moderno di "Clouds Collide" incontrano quelle medievali di "The March Of The Stars" (il cui testo non è altro che il finale della cantica XXXIII del Paradiso della Divina Commedia del Sommo), entrambe cantate dall'angelica voce dell'ospite Maria Chiara Montagnari, e mostrano una ricerca piuttosto ragionata ed approfondita del... bello in musica (lo dico per una forte sensazione personale, non sono certo un attempato "trombone" di critico musicale). Altrove vediamo come basso e batteria si miscelino bene con keyboards e piano da una parte nonché con lo splendido violino elettrico dall'altra, creando una commistione con il Rock, il Funky e... sì, diciamo pure il Prog Metal, almeno come intenti. Esemplari in questo senso sono i brani "District Red" e "Blue Curaçao", dove è da apprezzare particolarmente il violino elettrico di Jacopo, il quale sfoggia un suono "fiammeggiante" similare a quello di una chitarra Rock, soprattutto quando associato al basso distorto di Colin Edwin su "District Red". Mentre più esotica è la suggestiva cartolina di "Plaza De España". I nostri, come detto, usano la loro preparazione accademica per assimilare e trascendere i generi. In quest'Opera con la O maiuscola troverete di tutto, ma assolutamente senza l'aspetto di uno sconfusionato pastiche di stilemi, bensì un'Opera colta ed eclettica per chiunque voglia misurarsi con la fruizione di qualcosa di differente... dalla solita marmaglia di singoli inscatolati e dati in pasto alle masse, per la sola durata di una stagione, al fine di guadagnarci sopra. Sì, in effetti la release di questo disco è indubbiamente occasione di un discorso "radicale", che non mi risparmio di certo. Poiché "And The Stars Above" non finisce mai di stupirci. Trovandosi al suo interno anche la cultura musicale passata, rinnovata ed attualizzata per il presente (e magari per i posteri), con il bel canone di Philip Hayes del diciannovesimo secolo, riletto nella bella "By The Waters Of Babylon", o nell'ancor più antico spirito della poesia francese "Douce Dame Jolie" di Guillaume de Machaut, che ha ispirato la vigorosa sonata "By Heart" (arrangiamento basato su armonie di violini in contrasto/dialogo con un basso ed una batteria funkeggianti e beat elettronici di contorno). Poi, tutt'un tratto... parte il brano "What's The Rush" e ci troviamo d'improvviso in territori Prog Rock che appunto ricordano la band storica il cui nome è nascosto nel titolo della song: tempi dispari a raffica, violino elettrico, synth ed altri strumenti a fiato a far le veci della chitarra. Il massimo! Cos'altro si può pretendere? Per sua stessa natura, per la preparazione accademica tanto dei fondatori del progetto quanto degli ospiti, per la follia/genialità e l'estremo eclettismo che pervade questo complesso quanto accattivante lavoro, per la sua capacità di assimilare e trascendere i generi musicali (se non addirittura lo stesso concetto di genere musicale), "And The Stars Above" merita obbligatoriamente la massima valutazione. Consiglio a tutti, proprio a tutti, di ascoltare anche più di una volta e con la massima attenzione il disco in questione. E lo dico ben conscio che neppure il 10% di chi legge questa recensione lo farà. Coloro che non si accontentano di consumare la solita canzoncina pop da classifica sono troppo pochi. Beh, non posso far altro che rivolgermi a quei pochi. Avevate forse bisogno di un "precedente", di un ponte tra passato e futuro musicale, abbastanza ardito e audace da rileggere la musica moderna assieme a quella antica e trarne un'Opera Superiore destinata a durare nel tempo? Eccovi accontentati. Gli Armonite fanno per voi! 

Voto: 10/10 

Alessio Secondini Morelli