BEHEMOTH - I Loved You At Your Darkest

Nuclear Blast
Se siete fan della prima ora della band, non leggete questa recensione, potreste rimanerci male. Perché la band guidata dal buon Adam”Nergal” Darski, se con il precedente “The satanist” aveva provocato una spaccatura non solo verso chi aveva conosciuto il gruppo nella sua prima incarnazione black, ma anche in quelli che avevano apprezzato l’evoluzione in un distruttivo combo death/black; con questo ritorno i nostri accentuano ancora di più la cosa. Perché i polacchi non stanno certamente sugli allori; la band cerca in modo coerente di provocare l’ascoltatore più integralista, ma bisogna vedere se il gioco vale più della candela. L’opener “Solve” è come se aprisse un libro blasfemo; voci infantili che secondo la tradizione cattolica sono la “voce dell’innocenza, ma qui il concetto viene ribaltato verso la voce della blasfemia. Tutto risaltato da un organo in sottofondo per poi esplodere, e blast beats che aprono verso uno scenario tinto di nero e riffing tipici dei nostri. “Wolves of Siberia” apre con l’assalto all’arma bianca della band; tempi tellurici ad opera della coppia Inferno e Orion, per poi ecco i riffing sulfurei e nerissimi e il growl di Nergal a evocare litanie maligne. All’interno c’è anche un intermezzo dove la band prende una piega più pesante e con cori, il death/black della band qui si riveste di echi sinfonici per poi colpire ancora con precisione. E veniamo al pomo della discordia; il singolo “God= dog” è un brano meno intenso, più rivestito di umori goth pur recante il marchio nerissimo della band che viene messo in campo con un blast beats e accelerazione; ma basta sentire il riffing e il mood che ricalca qualcosa di oscuro. I cori sono più cantati come la voce del nostro anche se non lascia il growl, ma si sente un andamento più melodico, e ecco i cori infantili che sinceramente non danno nulla al brano di per sé; buono il solo come da tradizione. “Bartzabel” sembra un brano uscito fuori dalla band di Carl McCoy,leader dei Fields Of The Nephilim più duri; riffing goth rock e batteria che usa il rullante e chitarre dal suono oscur; brano dove la melodia si percepisce, anche se il riffing pare estremo, ma questo mid tempo con cori è pervaso di profumi goth rock lontano un miglio. “Angelus XIII” è brano estremo, in linea con la tradizione; blast beats, riffing death/black e il growl del nostro aggressivo e profondo. Ma anche qui l’umore sinfonico è palpabile nel chorus, e questo brano apre anche a una parte acustica retta da rullate dove s’inserisce il solo, ma la conclusione lascia l’amaro in bocca. “Havoej pantocrator” viene introdotta da arpeggi dove la melodia si percepisce per poi ecco arrivare uno spettro goth rock a insinuarsi nei meandri del brano. Brano pesante, disperato quasi, con riffing elettrici che s’intersecano con riff acustici e aperture sinfoniche; brano nero, dall’impulso emotivo malinconico, per poi deviare in maniera estrema nel finale con blast beats e solo. “We are the next 1000 years” riprende il piglio death/black; sfuriate, riffing nerissimi e growl irosi e bestiali ma anche una sorta di epicità di fondo. Cambi di tempo precisi e perfetti come da tradizione e un intermezzo dal taglio malinconico che porta a conclusione verso l’ultimo brano “Coagula”. Un disco che rompe ancora di più gli schemi; un album che ha momenti di luce e qualche scelta ambigua come le voci infantili; la sensazione è che la band voglia cercare una presa più commerciale con stile ma mantenendo una coerenza a livello ideologico e lirico, sarà gloria? ai posteri l’ardua sentenza. 

Voto: 7.5/10  

Matteo"Thrasher80”Mapelli