ALICE COOPER - A Paranormal Evening At The Olympia Paris

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Alice Cooper e' un'icona, una leggenda vivente. E' l'inventore del glam rock, dello shock rock, del face painting, della teatralita' del rock. Basterebbe questo a farne uno dei personaggi piu' incredibili e seminali di sempre. A settant'anni suonati (e suonati proprio alla grande direi) il Nostro si ripresenta con un doppio dal vivo bello carico che in novanta minuti di musica incandescente riassume cinquant'anni di onorato servizio alla causa del rock piu' trasgressivo. La band che accompagna il leader e' un rodato ensemble di validi musicisti formato da ben tre efficaci chitarristi, "Hurrica" Nita Strauss, Tommy Henriksen e Ryan Roxie. La sezione ritmica e' solidamente affidata al bassista Chuck Garric e al batterista Glen Sobel. Nella coreografia che accompagna la musica segnaliamo la presenza, nel ruolo di figuranti e ballerine, di Sheryl Cooper e di Calico Cooper, rispettivamente moglie e figlia del grande mattatore. Il rock e' tutto e il contrario di tutto, e' inferno e paradiso nello stesso tempo. Ritroviamo una dimensione concretamente familiare nello show di un artista che e' stato considerato prima o poi una concreta minaccia al comune sentire dell'americano medio. E passiamo alla scaletta del concerto. Le ostilita' sono aperte da Brutal Planet, title.track dell'album del 2000. Poi, ovviamente, cominciano a essere sparate cartucce degli.anni Settanta. Il periodo che indiscutibilmente ha segnato l'apice del Nostro sia come songwriting che come influenza nel panorama musicale. Ecco quindi quella No More Nice Guy tratta da Billion Dollar Babies del 1973. Questo.brano fin dal titolo appare come una sorta di manifesto identitario. Alice Cooper non ha mai aspirato ad essere un tipo simpatico e accattivante quanto.piuttosto un personaggio corrosivo e dissacrante. Under My Wheels da Killer (1971) costituisce ancora oggi un esempio magistrale di come gli accordi basici del rock'n'roll possono ancora sprigionare una forza primigenia che ci afferra con forza rendendoci all'istante piu' svegli e ricettivi. Questo brano, e' bello ricordarla, apriva la scaletta dello storico primo album dal vivo dell'artista, l' indimenticato The Alice Cooper Show del 1977. Department Of Youth viene dal capolavoro del 1975, quel Welcome To My Nightmare che ha segnato un punto d'arrivo nel processo creativo del musicista. Fa seguito Pain che invece e' tratto da Flush The Fashion del 1980, uno dei dischi meno incisivi della carriera di Cooper. Nonostante questa premessa, il brano in questione risulta comunque gradevole e accattivante. Ma subito si ritorna nella grande storia del rock con un superclassico, Billion Dollar Babies, title track del best seller del 1973. Per intenderci, l'anno in cui nei cartelloni delle grandi arene americane il nome di Alice Cooper gareggiava a colpi di sold out con giganti incontrastati di allora come Deep Purple e Led Zeppelin. Riff virile, cantato viscerale e chitarrismi graffianti rendono memorabile questo piccolo pezzo di storia. Poi arriva l'incedere minaccioso e incalzante di The World Needs Guts da Constrictor del 1986. Woman Of Mass Destruction proviene da Dirty Diamonds del 2005 e prosegue idealmente l'assalto sonoro dei brani precedenti. Poison e' stato un singolo di buon successo del 1989, incluso anche nell'album Trash dello stesso anno. Gli undici minuti di Halo Of Flies ci riportano di nuovo al glorioso album Killer del 1971. Qui riemerge prepotentemente tutta la vena variegata, multiforme, inquietante e sinistra del primo Alice Cooper. L'Alice Cooper visionario, teatrale, innovatore, psichedelico e insinuante. Quello che e' entrato nella grande storia del rock dalla porta principale da geniale innovatore e apripista per altri. Un lungo tour de force che fa emergere quelle influenze zappiane e doorsiane che Cooper ha fatto proprie lasciandoci senza fiato. Feed My Frankenstein proviene da Hey.Stoopid del 1991 mentre Cold Ethyl ci riporta ancora al.grandioso Welcome To.My Nightmare. Ancora da quell'apice artistico arriva la melodica Only Women Bleed, sempre suggestiva e affascinante. Paranoiac Personality dall'ultimo lavoro Paranormal del 2017 dimostra che Alice Cooper anche nell'ultimo repertorio e' in grado di regalarci pezzi validi e incisivi. Ma quando arriva un brano come Ballad Of Dwight Fry tratto dal terzo Love It To Death del 1971 si realizza definitivamente di quanto glorioso sia il passato di questo artista. Un pezzo bellissimo, suggestivo, malato e coinvolgente. Siamo ormai proiettati verso il gran finale di concerto che non potra' che essere basato sul leggendario passato. Il medley Kilker/I Love The Dead Theme ci prepara per i due brani inno che chiuderanno lo show. Due brani scritti da un Alice Cooper giovane che diventava simbolo della contrapposizione velenosa con le vecchie generazioni. I'M Eighteen, da Love I t To Death, e' davvero un brano epocale, un manifesto generazionale. L'essere all'improvviso diciottenne, meta' uomo e meta' ragazzo, e' un concetto di.adrenalinica confusione che Cooper ha saputo rendere in modo crudo, cinico e dissacrante. La musica poi, con quel suo incedere minaccioso e potente che dopo tanti anni da ancora i brividi. E infine arriva la campanella che annuncia la fine della scuola, dello show, di questa incredibile festa. School's Out del 1972, title track dell'albun del 1972, rappresenta la rottura drastica con cio' che e' istituzione codificata. Si proclama la scuola chiusa per l'estate, per sempre. Per rinforzare il messaggio viene inserito uno spezzone di quella Another Brick In The Wall dei Pink Floyd che lancia un messaggio simile. School's Out ha un riff micidiale e rabbioso, con la voce del nostro antieroe che ci rovescia addosso tutto.il suo essere, a settant'anni, una vera icona del rock piu' trasgressivo di sempre. Senza Alice Cooper la saga della musica rock sarebbe stata mutilata di troppe pagine fondamentali e forse avrebbe avuto un volto diverso. Questo doppio live e' un compendio esaustivo di un lungo e significativo percorso artistico. Una celebrazione. Il voto finale e' anche alla carriera di Alice Cooper. Imperdibile. 

Voto: 10/10 

Silvio Ricci