GANDALF’S OWL - Who is the Dreamer?

My Kingdom Music
Chi è il sognatore? si domanda il disco in questione, forse il sognatore sta in ognuno di noi; ognuno ha un aspetto di questo mitico personaggio. A farci scoprire una terra lontana, con grande gusto, grande sapienza e voglia di portare avanti un’idea personale è il musicista Gandolfo Ferro. Un musicista che è già noto per essere il cantante dei power metallers Heimdall e non solo; questa volta ha voluto creare un’opera musicale che profuma di prog, soluzioni ambient e atmosfere floydiane. Il disco si apre con “ Winterfell”,apertura ambient con soluzioni elettroniche di synth, e chitarre e qui si sente l’eco dei Pink Floyd del corso ultimo, ovvero quello di David Gilmour . L’atmosfera è affascinante con beats elettronici e le tastiere che dipingono uno scenario atmosferico di taglio prog. “A dwarf in the lodge” è scissa in due parti; la prima è piena di echi lontani, campane e chitarre; si sente l’atmosfera arcana. A dar manforte al nostro ci sono i due valenti musicisti Gaetano Fontanazza e Tony Colina. Brano anche questo che è profumato di chitarre gilmouriane e tempi prog con le tastiere ambient dai suoni colmi di atmosfere misteriose. La seconda riverbera di prog elettronico e qualche profumo darkeggiante grazie al tono caldo, avvolgente del singer e ideatore; un brano che avoca tempi lontani e calore musicale fuso tra prog, blues e ambient. “Beetween two worlds” viene riverberata di echi, rumori naturali e di braci accese; le tastiere fanno la parte del leone con la voce del nostro trattata ma limpida e si sente anche un’influenza tipica dei Depeche Mode. Brano ricco di pathos e con una chitarra in sottofondo che si produce in un solo mentre la batteria elettronica da il tempo a un brano prog/ambient di taglio evocativo. “White arbour (the north remembers…)”, viene introdotta dal rumore delle onde e dai gabbiani sullo sfondo di un tappeto di tastiere di taglio ambient; ti ispira una tranquillità e serenità di fondo. Brano di taglio elettronico, denso di atmosfera, la melodia generata dai synth è sognante e ti porta lontano nel tempo. “Coming home” è il ritorno a casa, la fine del sogno forse; un tappeto tastieristico, echi e vibrazioni carichi di prog e una voce narrata che ci porta verso l’oltre. L’elettronica qui è calibrata a dovere, un tappeto carico di atmosfera e tensione. Un disco da ascoltare con attenzione e cura; ricco di particolari, dove il prog diventa atmosfera che unisce passato e futuro nel presente; grande opera prima coraggiosa e ciliegina sulla torta una cover personale de Le Orme “Il vento, la notte, il cielo”. 

Voto: 8/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli