UNORTHODOX - Maze of Exsistence

Punishment 18
Esordio fiammante per questi ragazzi nostrani, perché gli Unortodox, vogliono andare oltre gli schemi del classico metal. Un disco estremo in tutti i sensi; dove qualità, sperimentazione e passione si mischiano in una formula di sicuro impatto. La band qui ripropone il demo omonimo, ma aggiungendovi tracce nuove scritte appositamente e che s’incastrano alla perfezione. L’opener “The non-existent sin”, viene introdotto da inquietanti note di piano ad opera di Alessandro Meneghin che lo troviamo anche in qualità di bassista. Poi arriva la botta, controtempi e riffing di pura fattura thrash/death, devastanti, uno screaming possente con dualismo growl; grande lavoro di basso e controtempi. Si sente l’anima sperimentale della band, nei cambi di tempo, e dai sapori prog/fusion che esaltano la qualità del brano, senza scalfirne l’impatto, ma anzi arricchendolo. “Rotten society” dopo accordi e riffing minacciosi ecco che la band accellera in un brano ricco di cambi di tempo, un brano denso di tecnica e ira. Thrash/death di squisita fattura, il singer ha uno screaming feroce e le liriche sono di forte critica; all’interno un cambio di tempo cadenzato con dei brevi solos. Un brano che sembra un treno in corsa ma retto da uno stile jazzato e fusion molto godibile e vario. La titletrack è strumentale,e qui possiamo andare veramente in sollucchero. Ebbene si, perché la band, in questo brano, offre spunti prog, jazz, in un contesto estremo, non solo metal, ma aperto a varie soluzioni; un grande lavoro a livello di composizione e di scrittura, con controtempi, assalti e un basso che fa il bello e cattivo tempo. “Gears of death” inizia lenta, maligna, densi riff thrash/death ci portano ad accelerazioni furiose e tempi intervallati da cambi improvvisi; mid tempo roccioso con stacchi feroci. Grande lavoro di tutta la formazione, solos perfetti nel dipingere un quadro minaccioso e privo di luce; come conclusione di un filo logico comune, ecco il piano inquietante a chiudere l’opera. Questo è un debutto eccelso; perché qui si sentono richiami dei Possessed, dei Voivod meno cerebrali, ma anche di influenze diverse, sperimentali, sospese tra jazz e prog che vengono miscelate dalla band con sapienza; un consiglio, fatelo vostro. 

Voto: 8/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli