MONGOL - The Return

Sliptrick
Il popolo mongolo, se vediamo i documentari è un popolo nomade che vive essenzialmente di pastorizia. Ma nel passato, in tempi remoti, è stato un valoroso, virile e a volte crudele popolo guerriero; questo grande popolo diede i natali ad uno dei più feroci, indomiti guerrieri che la storia conosca ovvero Gengis Khan. Questo combo canadese si ispira alle indomite gesta guerriere di questa popolazione; difatti sembra strano che una popolazione tanto lontana affascini persone molto distanti per cultura ma è il bello di possedere una vasta cultura e sapersi spingere oltre il proprio recinto come fanno questi ragazzi. L’opener “Prophecy of the blind” è un brano strumentale dalla forte connotazione epica e vengono utilizzati strumenti folk tipici della musica orientale e percussioni per accentuare l’impatto emotivo della proposta con una voce narrante che narra le gesta di questa stirpe guerriera. La titletrack è puro folk/epic metal, ti prende per mano con una cavalcata fiera di puro metallo, con riffing melodici degli strumenti folk a fare da architrave. Il growl è possente, e il pathos epico è palpabile; grande l’uso dei cori puliti in sede di chorus che duettano con il growl; brano trascinante e perfetto. “Takhil” sembra toccare certo black metal melodico con un tempo tellurico e riffing di scuola norvegese; le orchestrazioni danno presa emotiva e si sente che la band ha molte frecce nel suo arco. Brano di qualità estrema, retto su una solida base ritmica, aggressivo ma con solos di spiccata sensibilità heavy classico; anche qui l’indice folk è dato dall’uso del mandolino. “To the wind” viene introdotto da orchestrazioni epiche e la melodia portante viene replicata dalle chitarre; brano potente, una cavalcata epic/extreme metal; sembra di stare veramente su un destriero con altri tuoi compagni d’arme e assaltare l’esercito nemico. Il pathos è palpabile, grande uso della sensibilità orientale in un contesto epico ed estremo, retto da growl profondi ma con riff melodici e cori puliti quasi power metal. “River child” anche questo è intriso di epicità, un up tempo dalle tinte estreme in un contesto power metal ma rivisto in maniera aggressiva; riffing serrati, cori puliti, accelerazioni e vocioni in growl che duettano con cori puliti. Le chitarre ricamano riff su riff e se vi piacciono le commistioni in chiave metal che caricano a mille, questo gruppo è l’ideale; solos di marcata scuola heavy/power melodici e di presa sicura. Una band incredibile, che ha partorito un terzo full che è una perla, un album pieno di anima folk in chiave epica estrema con un profumo orientale e grandi atmosfere eroiche in una parola sola Mongol! 

Voto: 8.5/10  

Matteo”Thrasher80”Mapelli