OBSCURA - Diluvium

Relapse
I tedeschi Obscura, sono uno dei motivi per i quali ho preso passione per il death metal di taglio tecnico. Perché i nostri, a differenza di molti gruppi dello stesso genere, che purtroppo sono sempre più avvitati su una tecnica fine a se stessa, perdendo calore ed emozione; la compagine tedesca capitanata da Steffen Kummerer in questo ritorno discografico a due anni dal precedente ha sublimato mischiando abilmente divenendo un vulcano in ebollizione. Questo album vede un nuovo cambio di line-up alla seconda chitarra che vede Rafael Trujillo prendere il posto come seconda ascia al posto di Tom Geldschlager; vediamo anche la chiusura di un cerchio in senso lirico, perché i nostri finiscono un viaggio filosofico iniziato con “Cosmogenesis” datato 2008 e terminato con questa nuova uscita. L’opener ”Clandestine stars” parte a botta sicura con blast beats, controtempi e tocchi jazzati si inseriscono con riffing tecnici e virtuosi; lo screaming è presente, ma soprattutto la tecnica non è solo punto di appoggio dei nostri. C’è un feeling palpabile che unisce ragione e sentimento con cori puliti di voce filtrata e il drummer insieme col basso unisce tecnica strabiliante e fluida, mentre le chitarre costruiscono architetture death metal con solida struttura melodica e sentitevi che solo di basso! La titletrack e anche primo singolo, mi ci è voluta un po’ per sentirla dentro; grande capacita strumentale, brano veloce con saliscendi tecnici, cambi di tempo ma soprattutto il death metal minaccioso quasi vicino a certo death/black qui è presente seppur mischiato nella possente formula della band tedesca. Qui il brano ha un’aura vicina ai Morbid Angel per l’uso delle chitarre in tono oscuro e dissonante, incursioni di blast beats e toni distruttivi con grande estro musicale nella parte solista delle chitarre. “Convergence” è introdotta da un tappeto acustico prima di esplodere in blast beats e tempi spezzati di riffing di chitarra; screaming acidissimo e grande tecnica ritmica con calore emotivo in sede di bridge. Anche qui la voce pulita filtrata attraverso l’uso del vocoder è presente e la melodia è presente in soluzioni armoniche, ma verrete invasi da un calore potente quando sentirete il solos melodico e heavy metal, virtuoso ma con grande gusto. “The conjuration” è pervaso di una malsanità minacciosa; esplosione death/black metal con blast beats, riffing arcigni e screaming maligno; sembra il risveglio di una creatura demoniaca di origine sconosciuta tanto è la sua voglia distruttrice. Il basso in controtempo è in unione con il drumming ritmato e dosato a dovere nell’uso della doppia cassa è un panzer, il growl è profondo e scurissimo; anche qui il solos è melodico ma in funzione maligna e senza speranza, la coda finale in armonizzazione è stupenda, una perfetta conclusione di uno dei brani punta di diamante del disco. Un disco eccelso, dove certe soluzioni percepite in “Akroasis” del 2016, qui vengono messe in luce e danno magnificenza ad uno dei picchi dell’anno discografico; bentornati, un consiglio, fatelo vostro e che diluvio sia! 

Voto: 8.5/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli