Osmose |
Grande ritorno per questo ensemble di metal estremo svedese, ma se pensate al black metal di taglio svedese, siete fuori strada.
I Vanhelga sono molto di più; una band che è fatta di pura emozione, perché il suo obbiettivo è di scuotere l’ascoltatore; se paragonassimo la band ad una corrente pittorica, i nostri sarebbero degli espressionisti.
Un ritorno di grande arte estrema che personalmente mi ha affascinato, conquistato ascolto dopo ascolto.
L’opener “Somnparalys” inizia con un arpeggio dissonante che cresce d’intensità, con chitarre dalle tinte quasi prog, un crescendo che vi scuoterà l’anima.
Poi arriva l’attacco black con batteria percussiva; trame di chitarre in tremolo picking e scream profondo ma messo in secondo piano rispetto alla base strumentale; il brano non si dimentica della melodia con un intermezzo che profuma di metal classico con armonizzazioni; grande lavoro, che mixa abilmente assalto e melodia.
“Psykotisk sjalvinsikt” inizia lenta, con un mid tempo e chitarre che richiamano melodie malinconiche, growl disperato e voci pulite melodiche.
Il brano è di ampio respiro; ti prende piano piano, ma la trama melodica generata dalla band è potente costruita con inventiva, tra scosse elettriche, acustiche e malinconia.
“Forpassad till misar” è una cavalcata epic/black con l’accento posto sulle chitarre, scream e synth; ma che ha variazioni di tempo con un andamento melodico triste, malinconico segnalato dal piano.
Il brano ha cambi di tempo repentini nella struttura, ma con un uso sapiente di melodie crepuscolari, e chitarre armonizzate.
“Rip (Relationships in pieces)” è un brano che colpisce duro lo stomaco e l’animo; tristezza, dissoluzione ,senso di perdita; questo pervade il mood del brano.
Un mid tempo, con chitarre spesse che in simbiosi melodica con piano e voci pulite contrastano un growl disperato e colmo di dolore.
La titletrack è un affresco strumentale col basso che da il tempo di un cammino doloroso, funereo e tendente alla malinconia.
Un mid tempo sorretto da chitarre dai riffing malinconici, con un tappeto di tastiere e in lontananza un arpeggio dolente; il piano melanconico è l’architrave di questo grande brano.
Un disco stupendo; definirlo depressive black sarebbe riduttivo, perché i nostri sono molto di più; sanno perfettamente bilanciare tristezza rabbiosa a raccoglimento emotivo, perla sublime.
Voto: 10/10
Matteo ”Thrasher80”Mapelli