VANTERRANIA - Electronix

Autoprodotto
Vanterrania non è altro che Giovanni Brancati, ragusano del ’75, vissuto a Catania dove ha iniziato un lungo percorso musicale e artistico da chitarrista a partire dagli anni ’80. La sua cultura musicale si è costruita serata dopo serata nei concerti e nelle feste in cui si esibiva nel suo paese, qui ha sperimentato e qui è nato il suo amore per la musica. Il pallino fondamentale di questo musicista è la sperimentazione musicale che va da sonorità elettroniche a quelle alternative con una certa contaminazione indie. Ma non è tutto, il suo sperimentare si spinge ben oltre, presentando elementi punk, rock, ma soprattutto elettroniche, è questa la vera base del suo lavoro. Parliamo di “Electronix”, un album particolare e sperimentale che come si evince facilmente dal titolo stesso, si propone di fondere gli elementi rock con l’elettronica. Il suo è un progetto grandioso, cerca di imporsi via web e raccogliere consensi per dare importanza al genere. Questo disco potrebbe benissimo presentarsi come una colonna sonora cinematografica, tutto si basa sul giro di chitarre taglienti e aggressive con l’utilizzo di un’elettronica definita pesante o meglio “Old Style”, sicuramente più vicina a quella passata che a quella attuale.

Riprende uno stile diciamo più vecchio reinterpretandolo in chiave moderna, creando un chiaro contrasto musicale. Unisce i gusti dei rockettari con i sostenitori della parte elettronica, due universi diversi e opposti, qualcosa di insolito e ben riuscito. Man mano che scorriamo le tracce vediamo alternarsi atmosfere differenti a tratti asfissianti, a tratti cupe, tutte hanno in comune questa parte darkeggiante, mira a creare un marasma di emozioni che colpiscano e sconvolgano le vostre coscienze in un turbine musicale. La particolarità emerge ad ogni traccia, da notare l’oscura “Data Wave”, così come l’amabile uso della chitarra in “Electronix 09”. “Field” sembra cambiare volto ma resta attenta nella sperimentazione, batte nel profondo, mentre i rumori di “H2o” catturano e rendono irrequieto l’ascoltatore. Le tracce più belle restano “High Voltage” e “On”, le più intense profonde e coinvolgenti, senza parte cantata fare tutto questo è davvero qualcosa di incredibile. Segnaliamo anche “Mega” con un senso di ansietà crescente oscura e potente. Dopo l’ascolto di questo lavoro non vi sentirete più nello stesso modo, l’uso dei suoni è studiato per creare nell’intimo una sorta di rivoluzione. Per questo musicista, cui nome sembra tanto legato al sud e alla terra d’origine, ogni suono o rumore è lecito per fare musica. Chi ascolta quest’album ha una gran voglia di ampliare i propri orizzonti e arricchire la propria cultura musicale esplorando un nuovo mondo, fantastico. Potreste innamorarvi di un “nuovo” genere musicale, attenzione!  

Voto: 8/10 

Angelica Grippa