HANSEN & FRIENDS - Three Decades in Metal

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“XXX – Three Decades in Metal” è sicuramente un album da ascoltare e ri-ascoltare fino a quando non arriva il torcicollo a furia di troppo headbanging. Kai Hensen, storico chitarrista e uno dei membri fondatori degli Helloween, ha inoltre nel suo curriculum musicale l’appartenenza nei Gamma Ray. Insomma, se si parla di metal pure e power metal Hansen è uno con il quale non si scherza! Il primo album da solista è un’enciclopedia di come suonare metal; ergo c’è tutto quello che ci si può aspettare da Kai Hensen. Sicuramente una delle chiavi dell’ottima riuscita di questo album risiede nelle collaborazioni con musicisti del calibro di Alex Dietz (Heaven Shall Burn) alla chitarra o Daniel Wilding (Carcass) alla batteria, giusto per citarne alcuni. E’ un album da ricordare, pieno zeppo di heavy riffs e con Hensen in formissima a letteralmente mangiarsi il microfono! Si parte subito con il pezzo forte dell’ album, “Born Free”; un brano molto energetico, un chorus molto accattivante e un mitra al posto del doppio pedale. Veramente impressionante come, in circa 4 minuti, si possano condensare elementi di classic metal e power metal. Non a caso è il brano più rappresentativo di questo album, della serie chi bene incomincia...Il secondo brano “Enemies of fun” ha un groove pazzesco, ricorda i primi brani di Ronnie James Dio sia come melodia che come struttura. Dal bridge in poi, si riconosce pienamente lo stile di Hensen. Brano riuscitissimo, fa a gara come “importanza” con il primo. ha un sound più dark e melodico; “Enemies of fun” ha una velocità molto più ridotta rispetto al primo brano. L’ascolto ti lascia un po’ nostalgico, forse come lo stesso titolo vuole suggerire. “Contract song” and “Making headlines” sono i brani che vertono più verso una sonorità epic.

Ottimo l’utilizzo di tastiere come tappeto nei chorus, caratteristica che non è mai troppo sfruttata per chi fa metal classico (ahimè). Melodie belle toste anche in “Stranger in time”; se non fosse per la voce caratteristica di Hansen, il brano ricorda molto gli Iron Maiden. Per me, questo è e sarà sempre un ottimo segnale! È un trend che si ripete con “Fire and ice”, assoli melodici ed emozionanti. Molto particolare il bridge che parte con il basso che cresce poi dinamicamente fino a cambiare completamente di ritmo e riff. Un brano molto vario, sia per varietà di stili (e di voce da parte di Hansen), che per difficoltà tecniche. Con “Left behind” e “All or nothing” l’album prende una direzione un po’ più morbida e melodica. Sono i brani più struggenti e che, personalmente, mi hanno lasciato un sentimento che io definisco di “nostalgia positiva”. “Burning bridges” segue i due brani appena menzionati sia come stile che come identità. Per il gran finale, “Follow the sun”: un brano power metal per eccellenza. Assolo incredibile e un groove che identifica tutto l’album in generale come potente, senza troppi fronzoli, diretto. Resta solamente da riascoltare tutto l’album ancora una volta e sperare che il signor Hansen ne rifaccia uno simile al più presto. Provare, anzi ascoltare per credere.

Voto: 9/10

Paolo Marsico