GIUNTINI PROJECT - IV

Mascot
Aldo Giuntini è un grandissimo chitarrista, iper tecnico, preparato e quasi geniale. La scuola Rainbow e Black Sabbath (periodo 1987-1991) nel suo tocco è palpabile ed evidente, ma affiancare al suo estro un talento vocale come quello di Tony Martin, è stato il vero colpo dal maestro, l'asso nella manica che ha consentito a questo progetto di decollare. Dal primo capitolo, fino al terzo, con l'avvento nel corso del tempo dello stesso Martin, ogni album è sempre stato un tassello a quello che era il percorso artistico che Giuntini voleva creare, con prodotti sempre di grande qualità e che andavano sempre migliorando. Se il capitolo III si è dimostrato nettamente superiore al già pregevole II ed il II a sua volta si dimostrava di un livello ulteriore all'esordio, questo nuovo IV vede Giuntini sbarcare su un nuovo pianeta. Stilisticamente non ci sono mutamenti, la scuola Blackmore si affianca a quella di Malmsteen e Schenker, ma anche ad altri talenti come  Vivian Campbell, Jake E.Lee ed Akira Takasaki. Il disco è fluido e dinamico, mostra Giuntini al massimo del proprio estro artistico, capace di suonare con maestria e grande sapienza, destreggiandosi tra scale immense e momenti d'alta scuola tecnica. Perfect Sorrow è un brano d'alta scuola, rapido e diretto, capace di mettere subito le cose in chiaro sulle qualità del disco, Born In The Underworld rallenta i tempi, ma si assesta su toni pesantissimi, con Martin che sembra quasi emulare Dio, differentemente Shadows Of Stone riesce rappresentare la parte più intensa della musica di Giuntini. Cured è un pezzo heavy dal tocco tradizionale duro e melodico, stesso dicasi per The Rise And Fall Of Barry Lyndon, nel quale emerge la dinamicità del sound targato Giuntini, che decolla in Bring On The Night e si rafforza in Saint Or Sinner. Ottima la produzione, pregevole l'impatto e la presa: un'opera d'arte.

Voto: 9/10

Maurizio Mazzarella