ATROCITY - Okkult

Napalm

Gli Atrocity sono evoluti, sono nettamente differenti dagli esordi, ma con Okkult hanno fatto una sorta di mea culpa ed hanno riportato al presente qualche lieve insegnamento del passato. Ci sono cori maestosi, arrangiamenti bel curati, ma l'approccio è nettamente possente e massacrante. C'è la rabbia dei giorni migliori, quell'aggressività spesso assenti in quelli che molti hanno ritenuto lavori privi del giusto mordente, che in realtà, erano solo dei momenti necessari per arrivare ad un'opera di livello come è appunto Okkult. A distanza di tre anni da After the Storm, gli Atrocity puntano su uno stile più sinfonico ed orchestrale, quasi vicino ai Therion di Theli e Vovin, con un approccio più death che gotico, privo di quelle sfaccettature folk determinanti nel cuore della loro carriera e senza quei suoni industrial che alla lunga stavano per divenire monotoni. Gli Atrocity hanno quindi deciso di sterzare verso l'energia del del death, senza rinunciare all'aspetto più tecnico della loro musical, puntato su una sezione ritmica massiccia e su chitarre che sanno aggredire e pungere. In tutto questo, ben s'incastra la voce di Alexander Krull, più in forma che mai e forse influenzato dai Leaves' Eyes e Liv Kristine per la scelta di alcuni suoni che ben si notano nel corso del disco, anche se in alcuni momenti, il suo approccio vocale sembra molto più incline al thrash teutonico che al death classico che spesso lo ha caratterizzato. Da segnalare l'ottima produzione e la scelta intelligente dei suoi. Un buon disco, davvero completo, tra i migliori targati Atrocity.

Voto: 8/10

Maurizio Mazzarella