THE RETICENT - In Pursuit of Redemption

Heaven and Hell Records
Quando partono le prime note di “In Pursuit of Redemption” si avverte un’aria, un sound, un mood familiare. Qualcosa che sembra arrivare da anni addietro, qualcosa di inconsciamente annidato dentro l’anima di metallo che mi catalizza verso il genere. Il progetto The Reticent di Chris Hathcock, del North Carolina, polistrumentista con trascorsi in altre band, sembra la manifestazione di “Eternity” degli Anathema. Le similitudini con lo storico e pregevole album degli inglesi sono intense e palesi, ma Hathcock è stato bravo a non plagiare o essere sfrontatamente sfacciato nel riprendere certe atmosfere. Una proposta musicale comunque elegante e con richiami anche ai Porcupine Tree. Inteso il territorio in cui si muove questo terzo lavoro dei The Reticent? Rock, psichedelia, gothic mascherato da situazioni progressive. Momenti acustici e parti decisamente più metal, queste ultime non sono sempre lucide e scintillanti, come quel periodo degli Anathema, ma sanno essere anche più ruvide, di poco, e cattive. Le melodie sono ben evidenti, si evolvono attraverso un pathos interiore davvero affascinante. Il climax di “In Pursuit of Redemption” è continuo, si adagia su vette melodiche avvolgenti e si scioglie nella conclusiva “With Folded Arms”, dove un canto pastorale e religioso sigilla degnamente questo lavoro. Detto questo è ovvio che The Reticent non si distingue per soluzioni proprie, ma per come Hathcock ripropone certe idee e per il tasso di fluidità e scorrevolezza delle canzoni. Sicuramente è un lavoro che appassionerà chi è rimasto a quelle sonorità anni ’90 e invece potrebbe lasciare perplesso (chi scrive anche) chi conosce quei suoni, ma non è rimasto incollato a quelle opere, pur riconoscendone la loro grandezza. Nel bene o nel male “In Pursuit of Redemption” è comunque un lavoro di un certo interesse e fascino.
Voto: 6,5/10
Alberto Vitale