SONATA ARCTICA - Stones Grow Her Name


Nuclear Blast

Ancora un passo in avanti, ancora un grande disco. I Sonata Arctica non fermano il loro processo evolutivo e con Stones Grow Her Name confermano ormai essere degli autentici leader della scena metal non solo scandinava, ma europea. Attivi praticamente da tredici anni e partiti come una delle band che all'epoca seguirono la scia degli Stratovarius, i Sonata Arctica sono giunti al proprio settimo lavoro in studio e tornano sul mercato discografico a distanza di tre anni dal precedente The Days of Grays, intervallato dall'impeccabile lavoro dal vivo  Live in Finland. Da un punto di vista stilistico, i Sonata Arctica vanno avanti nel loro intento, restano rigorosamente una band di power metal, senza per forse di cose dover assomigliare a qualcuno. I Sonata Arctica assomigliano solo a se stessi, si sono evoluti in modo coerente, facendo della personalità e della maturità il proprio punto di forza principale. Ci sono delle venature progressive in questo disco e per questo viene facile accomunarli ai nostri Vision Divine del periodo "Luppi", ma quello che resta di Stones Grow Her Name è la scorrevolezza, la qualità compositiva e lo spessore tecnico ed artistico di un gruppo sempre più leader di questo settore musicale. Non diciamo infatti un'eresia se consideriamo questo come il miglior disco dei Sonata Arctica, perché tutto è perfetto, tutto funziona impeccabilmente e perché non c'è nessun momento di stanca in un album che scorre in modo fluido e dinamico, senza mai un momento di sosta. Merito di una abilità compositiva di ntoevole spessore e di una qualità tecnica sbalorditica. Le chitarre funzionano in modo meravilgioso, la sezione ritmica è sempr puntuale e precisa, le testiere colorano il disco sempre in modo opportuno e Tony Kakko incide con la sua voce carismatica, emulando un po' il nostro Tiranti ed un po' il nostro Luppi. I brani sono molto compatti e sono in possesso di una giusta dose di versatilità, hanno un impatto fortissimo e la presa è immediata, nonostante gli arrangiamenti siano notevolmente complessi e solo all'apparenza difficile da digerire immediatamente. La struttura dei brani è davvero buona e si dimostrano anche davvero articolati. E' questo quindi un disco molto più energico ed heavy rispetto al passato, ma anche molto più complesso e curato. Ad Only The Broken Hearts è affidata la partenza e già dal primo brano i Sonata Arctica mettono le cose in chiaro, Shitload O' Money è un pezzo dai connotati più tradizionali, mentre in Losing My Insanity si inizia a notare in modo più marcato l'evoluzione del gruppo finnico che esplode in Somewhere Close To You, forse il componimento più completo del disco. I Have A Right mette in luce sonorità più all'avanguardia e maggiormente intense, capaci di rimarcare l'aspetto poetico di un gruppo che fa della melodia e dell'energia dei punti cardini del proprio stile, caratteristiche rafforzate in Alone The Heaven, forse il pezzo più ispirato del disco e dalle attitudini commerciali. The Day resta il momento più elevato di Stones Grow Her Name ed ha tutte le carte in regola per diventare un grande classico targato Sonata Arctica, Cinderblox esalta la complessità del metodo compositivo del gruppo, Don't Be Mean è una ballata molto profonda e di grande qualità, mentre le conclusive Wildfire Part II e III pongono la parola fine ad un grandissimo disco, che tra l'altro giova di una produzione molto moderna ed attuale. Un grande disco, un appuntamento importante al quale bisogna partecipare senza alcun indugio.

Voto: 9/10

Maurizio Mazzarella