Foto Le Orme Press Office |
Intervista alla mitica band nostrana "Le Orme", in occasione della pubblicazione del loro ultimo grande lavoro in studio "La Via Della Seta". Ci risponde un disponibilissimo Michi Dei Rossi, batterista e leader del gruppo:
Preso atto dell’abbandono di Aldo Tagliapietra, immediatamente dopo cosa ha pensato e fatto Michi Dei Rossi?
-L’abbandono da parte di Aldo Tagliapietra è stato come un fulmine a ciel sereno che inizialmente mi ha messo in crisi, poi semplicemente ci siamo rimboccati le maniche e ci siamo messi a provare tutti i santi giorni, con tutte le nostre forze e tutte le nostre idee, determinati a portare avanti la musica che più è stata ed è il nostro essere: Il Rock Progressivo Sinfonico, marchio di fabbrica de Le Orme da sempre. Il sostegno dei fans, unito alla collaborazione di Enrico Vesco e di Guido Bellachioma, sono stati elementi importanti per la buona riuscita di questo nuovo progetto.
L’attuale formazione è ad altissimo tasso tecnico. Jimmy Spitaleri, vecchia conoscenza del popolo prog in quanto cantante dei Metamorfosi (autori del leggendario Inferno) e Fabio Trentini al basso. Come li avete conosciuti? Quali sono le peculiarità che vi hanno fatto capire che fossero dei compagni di viaggio ideali?
-Fabio Trentini, lo incontrai in studio a Bassano dove stavamo mixando l’audio di Live in Pennsylvania, DVD uscito nel 2008, facemmo subito amicizia (buone vibrazioni) mi regalò il suo cd “Confession and release” dei Moonboud, band da studio capitanata da Fabio, lo ascoltai e mi resi subito conto che era il musicista giusto per il tour che stava iniziando, conosceva i dischi de Le Orme e mi disse che era un fan (in quel periodo stavamo cercando, d’accordo con Tagliapietra e Bon, un bassista, chitarrista per il nuovo tour del 2009) allora lo chiamai e gli dissi: voi entrare nella band? lui mi rispose quale band? Io allora gli dissi Le Orme, silenzio assoluto per qualche secondo e poi siiiiiiiiii. Fabio è una bella persona e musicista completo, il suo modo di suonare il basso e roccioso, dinamico, preciso e personalissimo dal suono rotondo coinvolgente che completa il mio modo di suonare la batteria, creando in modo perfetto le fondamenta del sound dalla band, è un bravo cantante compositore, suona la chitarra acustica come esige la musica de Le Orme del vecchio e del nuovo corso e vi assicuro che non è facile. Metamorfosi aprirono un concerto de Le Orme a Roma Testaccio Village nel 98 organizzato da Guido Bellachioma loro produttore, conosco Guido dal 82 è un amico, notai subito Jimmy per quella sua voce Rock Lirica con una bella estensione e dinamica, riesce a passare da note durissime a note dolcissime, poi ci siamo incontrati in varie occasioni, credo di aver fatto subito amicizia (siamo due guerrieri del prog, due veterani) e alla dipartita di Tagliapietra pensammo subito a Jimmy, alla sua voce all’opposto di quella di Tagliapietra per dare una svolta definitiva alla band. Telefonai Guido Bellachioma per sentire la disponibilità e poi Jimmy che accettò con entusiasmo.
Nasce ‘La Via Della Seta’. Un titolo immaginifico che evoca, anche osservando la copertina, mondi lontani e storie remote nonché una certa spiritualità. Ci parli del concept racchiuso in questo titolo?
-Questo è l’album della rinascita, del nuovo corso, un cambiamento epocale che vede in prima linea il prog-rock sinfonico senza compromessi fatto di passione, sudore e libertà di idee, cose fondamentali per il nostro essere musicisti, i brani sono stati composti dalla coppia Bon/Dei Rossi con un paio assieme a Trentini e uno assieme a Gava. I testi sono di Maurizio Monti (Patty Pravo, Cocciante, Mina, ecc.) abbiamo pensato a lui prima di tutto perché è un autore eccezionale, in seconda battuta perché conosce bene la voce di Jimmy avendo scritto i testi per il suo secondo album solista “Uomo irregolare”. I suoi versi evocativi hanno aggiunto all’album un ulteriore tocco di magia. La via della seta è un concept in forma di suite con 12 movimenti ( 6 cantati e 6 strumentali) è come un romanzo in musica che racconta una storia in modo più profondo, sia musicalmente sia letterariamente. Anche i titoli delle composizioni strumentali, oltre ai testi veri e propri, servono a questo scopo, ・una metafora sull’uomo, sull'incontro dei popoli, che sin dall'antichità hanno trovato giusta dimensione su questa via, alla ricerca della distensione culturale e religiosa, anticipando la globalizzazione forzata di oggi. La parte letteraria (storia, libretto, grafica nasce dalla collaborazione con Guido Bellachima). Line up: Michi Dei Rossi - batteria, percussioni; Michele Bon - organo Hammond, piano, synth, tastiere e cori; Fabio Trentini - basso, bass pedals, chitarra acustica e cori; con Jimmy Spitaleri - voce; William Dotto - chitarre elettriche e chordal tapping in L’alba di Eurasia; Federico Gava - piano, synth e tastiere.
Quali son stati in fase di composizione i contributi di Jimmy e Davide?
-E' valida la risposta precedente.
Ci racconti del processo di lavorazione? Come nasce un disco delle Orme dalla preproduzione alla registrazione?
-Come si faceva negli anni settanta e come abbiamo sempre fatto, ci si riunisce, ognuno porta il suo materiale, si fondono le idee, si provano, si arrangiano e come per magia i brani prendono forma. Ci sono voluti circa quatto mesi di lavoro tra preproduzione, registrazione e missaggi. L’album ・stato registrato al Warm music studio di Treviso, Michele Bon a curato i missaggi e il mastering e Riccardo Checchin la registrazione e l’editing.
Dall’anteprima della copertina si evince l’importanza che riveste l’artwork ed il packaging del lavoro. Tra l’altro avete studiato delle versioni particolari per i collezionisti. Ce ne puoi parlare?
-Il cd uscirà il 12 aprile, il vinile il 20, mentre le 99 copie numerate della GOLD LIMITED VERSION (LP + CD) non saranno in vendita ma saranno assegnate…… visitate il sito e lo saprete. http://www.leorme-officialfanclub.com
Michi, da artista di lunga carriera quale sei tu, perché il prog continua ad essere sempre vitale facendo proseliti anche presso le nuove generazioni di ascoltatori e musicisti. Prima si diceva unisse padri e figli… Oggi mi sa che possiamo dire padri, figli e …nonni !!!
-La musica quando è di spessore non ha tempo e accomuna persone di ogni età come succede ancora oggi ai nostri concerti, giovani e meno giovani, famiglie intere nonni compresi, cantano e si divertono assieme a noi nella gioia della musica.
Sempre secondo te, quali sono le particolarità del movimento prog italiano?
-In tutti i concerti fatti all’estero e sono molti, Inghilterra, Argentina, Brasile, Messico, USA, Canada ecc., il pubblico ha sempre apprezzato il fatto che fossimo una band Italiana e dicevano che questo era il nostro pregio, l’italianità la melodia, la tradizione dell’opera, del bel canto, che ci distingueva fra tutte le altre band del mondo.
In tutta sincerità quando vi ho visti in concerto pensai che il tuo assolo di batteria fosse il più divertente e bello che avessi mai ascoltato, vuoi per la tecnica che hai esibito, vuoi per la simpatia smisurata con cui hai interagito col pubblico proprio durante l’assolo. Continui sempre a studiare la batteria, sei sempre alla ricerca di nuove sonorità e nuove soluzioni tecniche? Parlaci del Michi batterista.
-Grazie. Nasco da una famiglia di batteristi e quando ero bimbo suonavo assieme ai miei fratelli e mi divertivo un mondo, questo sentimento lo provo anche adesso con mio nipote Riccardo di 10 anni (si sono nonno e ne sono orgoglioso) in lui vedo il Michi dell’infanzia. Il divertimento è alla base di questa nuova band, alle prove, in studio e sul palco è sempre un gran ridere e un gran divertimento, siamo come una famiglia, felici di suonare assieme. La mia giornata ideale inizia con una corsa di 45 minuti una ricca colazione a base di frutta e orzo, una bella doccia e passo allo strumento almeno per un’ora, questa è la base, mentre per lo studio di nuovi ritmi, nuove partiture, ricerca, studio in generale e composizione (sto anche pian piano scrivendo qualche pagina per un eventuale metodo sul mio stile) dedico tutto il tempo che riesco a ritagliarmi tra prove, tournee e promozioni degli album, naturalmente quando siamo in fase di preproduzione e produzione dedico tutti i giorni al nuovo progetto.
Quando ho fatto ascoltare il live in Pennsylvania a qualche mio collega di lavoro, nessuno credeva che gli assoli fatti col guitar simulator da Michele Bon fossero eseguiti con una tastiera… Ci puoi parlare di questo portentoso strumento ed anche di Michele che è da anni ’il tastierista’ delle Orme?
-Michele Bon oltre essere un eccellente musicista/compositore è anche un bravissimo tecnico, il Guitar Simulator, che io chiamo scherzosamente “Alien”, è uno strumento costruito interamente da Michele per sopperire alla mancanza della chitarra del periodo 92/ 2008, quando Michele è in azione sul palco sembra di sentire un chitarrista, eccezionale, oltre all’ Alien, si è costruito anche i due Synth che si sentono nei dischi e nei live e li ha chiamati “ Mini Bon” ahahahah, incredibile. Michele e il sottoscritto, a cominciare dal cambiamento epocale che fu la trilogia, abbiamo trovato una sorta di complicità artistica, uno completa l’altro e credo si senta soprattutto in questo nuovo lavoro.
Ci fa piacere ritrovare il gruppo sempre e nonostante tutto così vitale. Tante date in cantiere, tanti incontri con la stampa, tante iniziative correlate all’uscita del disco. Le Orme hanno ancora tanto da dire, vero?
-Siamo solo all’inizio di questo nuovo corso che è cominciato l’anno scorso con, Progfile live in Rome, 2011 “La via della seta” continuerà sicuramente con un DVD del tour e poi un paio di progetti che abbiamo nel cassetto, di questo però caro Salvatore ne parleremo un’altra volta.
La nostra è una piccola testata che si rivolge al pubblico metal, presso il quale vi ritrovate molti ammiratori (me compreso…) e suscitate sentimenti di rispetto reverenziale fuori dal comune. Chiudi come vuoi quindi quest’intervista con i nostri lettori…
-Ringrazio tutti i lettori di Giornale Metal augurandomi che Le Orme siano sempre apprezzati e stimati. Grazie Salvatore è stato un piacere.
Intervista a cura di Salvatore Mazzarella