Stefano Cerati, "Entro fine anno uscirà in allegato a RockHard Extra il libro Iron Maiden – Word of the Beast – testi commentati"

Ciao Stefano!!! E’ un po’ che non ci sentiamo ma questa è proprio l’occasione adatta. Due libri pubblicati a tuo nome per la stessa casa editrice, Tsunami Edizioni, per quella che si rivela una scelta davvero insolita, per quanto piacevolmente sorprendente. Come mai?

“È stata solo una questione di tempistica. Il libro sul doom in realtà era già pronto da marzo ma la Tsunami aveva il suo calendario di uscite e le sue priorità. Quindi hanno preferito posporlo a novembre e pubblicare prima il libro Heavy Metal: 50 anni di musica dura che invece è stato finito dopo, a maggio. Non sono molto contento di vedere pubblicati due libri a distanza così ravvicinata ma vedere il libro sul doom uscire il giorno di Helloween e presentarlo a novembre penso che fosse l’ideale, visto l’argomento trattato. In realtà io scrivo libri in continuazione. Entro fine anno uscirà in allegato a RockHard Extra il libro Iron Maiden – Word of the Beast – testi commentati. Anzi se posso fare un po’ di promozione con l’occasione suggerisco a tutti i lettori di prenotare lo speciale Rock Hard Extra + libro sul sito di www.rockharditaly.com “

“HEAVY METAL – 50 anni di musica dura” è davvero un bel tomo. Se dovessimo lasciare ai posteri quello che è un vero è proprio saggio che definisca formalmente le coordinate del genere sarebbe proprio il libro adatto. Come ne è scaturita l’idea e quanto tempo ti ha portato via la sua stesura ?

“L’idea di base per questo libro è che volevo dare dignità a un genere che purtroppo durante la sua storia ne ha invece avuta poca. L’heavy metal è stato spesso dileggiato dalla stampa e denigrato dall’uomo comune, l’uomo della strada, quello che si ferma alla superficie delle cose e vede i metallari come un gruppo di fracassoni, drogati e satanisti. Ovviamente non è così e per questo ho voluto mettere in luce le caratteristiche sociali, letterarie, contenutistiche ma anche economiche o di costume che caratterizzano questo genere musicale. Non è un libro sulla musica quanto più sul suo significato, la sua immagine, i suoi riti, i suoi simboli, ma soprattutto su tutti i diversi mondi che vengono aperti dai testi, storia, morte, religione, politica, fantasy, fantascienza, horror e guerra. È stato un lavoro lungo e meticoloso e me la sono presa con calma perché ho fatto tantissime ricerche. Molte cose le sapevo, per altre mi sono dovuto documentare attentamente per presentare i giusti riferimenti e citazioni. Se intendiamo il giorno da cui ho scritto la prima riga fino alla fine direi che ci ho messe tre anni.”

Mi è davvero piaciuto che tu non ti sia solo limitato a parlare di musica ma anche del metal ed i suoi tanti contatti con l’arte, il teatro, la letteratura, il cinema e i fumetti, i grandi temi lirici, come religione, fantascienza, fantasy, guerra e violenza. Si arriva anche ad affrontare l’aspetto economico che vi ruota attorno… Illustraci un po i criteri con cui hai operato queste scelte.

“Diciamo che mi considero un po’ uno studioso dell’heavy metal. Con questo non voglio risultare pomposo e cattedratico ma sono una persona curiosa a cui piace osservare le cose e i fenomeni da diverse angolazioni. Una band heavy metal non è importante solo per la musica che crea, ma anche per i simboli che usa, per come si veste, per le influenze che ha dall’arte, dalla letteratura, dai film, dal cinema e dai fumetti. L’heavy metal è un mondo complesso e molto interdisciplinare per cui ho voluto mettere in evidenza come i musicisti heavy metal abbiano un retroterra molto ampio a cui attingere. E non sono persone banali neanche nei testi. Hanno interessi sociali, storici e letterari. Molti testi di queste band sarebbero dei grandi libri o dei grandi film se uno li volesse trasporre in un altro formato. Per quanto riguarda l’aspetto economico e sociale qua vengo al mio lavoro di editore da una parte e di grande frequentatore di concerti dall’altra. Posso dire che sono riuscito a guardare il fenomeno heavy metal da molti lati diversi, quello economico, quello dell’industria discografica, quello dei promoter dei concerti, di come cambia la produzione di suono o la percezione di questa musica negli anni. Insomma spero di avere messo tutta la mia esperienza nel campo al servizio del libro e del lettore. Se mi permetti un piccolo moto d’orgoglio, un libro del genere lo poteva scrivere solo una persona della mia età e della mia esperienza che fosse in grado di apprezzare tutte le evoluzioni “sul campo” della musica dura dal 1968 a oggi. Io ho 58 anni e ascolto heavy metal da ormai 45 anni e ci lavoro professionalmente ormai da 25 anni quindi senza falsa modestia posso dire di avere una visione a 360° di questa musica.”

Il doom è una delle ramificazioni che preferisci in ambito metal, tanto da esserne il curatore su Rock Hard Italy. Per non parlare del magazine Fire, in inglese, da te voluto e fondato. Quali sono le sue peculiarità che ti coinvolgono così tanto?

“Assolutamente il doom, assieme ad altri generi musicali che derivano dagli anni 70 (gli anni magici della mia adolescenza) l’heavy psych, il classico hard rock, l’occult rock e il cosiddetto retro rock sono i sottogeneri che più mi diverto ad ascoltare per passione. E proprio da questa passione è nata l’idea, poi purtroppo terminata per mancanza di tempo fisico, di FIRE, una rivista in inglese che da un punto di vista personale e puramente estetico e dei contenuti mi ha soddisfatto moltissimo. FIRE è stata la cosa migliore che ho mai creato nella mia carriera da giornalista e ne vado fiero. Sono orgoglioso anche che sia stato letto, seppure poco, in tutto il mondo visto che ho ricevuto ordini di spedizione anche da Giappone, USA, Australia e Indonesia. Il doom mi piace perché è una musica antica, onesta, sincera e profonda. È la musica dell’anima ed è la musica heavy metal più tormentata e drammatica che si possa trovare. Per me ha un grande fascino. Mi piacciono i testi e mi piace il suo mondo di riferimento gotico, cimiteriale, ma anche epico e occulto. È una musica che deriva dai Black Sabbath che sono uno dei miei gruppi preferiti di sempre per cui mi pare logico ascoltare altre band che riescono a cogliere almeno un briciolo dell’essenza horror e ossianica di quella band e a trasformarla a loro modo. Essendo poi io sempre stato un grande lettore di horror, credo che EA Poe e HP Lovecraft siano tra i miei autori preferiti di sempre, bene questa è la musica perfetta come colonna sonora per le loro storie.”

Immagino sia stato difficile operare le 100 scelte. Anche in questo caso illustraci i criteri che hai applicato.

“Il momento della selezione è sempre il più delicato e bisogna sempre essere in due o più di due per selezionare i dischi. Ho già fatto altre guide di questo tipo e sono state fatte sempre a più mani ed è un bene perché ci si confronta, si valutano i dischi e le varie opzioni e poi si mediano i gusti di tutti. È una fase che di solito dura diverse settimane con molte mail avanti e indietro e un continuo processo di “metti e togli”. Anche in questo caso avrebbe dovuto essere così e infatti il libro doveva essere scritto da me a dal mio caro amico Luciano Gaglio (già collaboratore per molti anni sia di Rockerilla che di Rock Hard nonché titolare dell’etichetta I Voidhanger) che ritengo un grandissimo esperto del genere. È stato lui che mi ha aiutato a pubblicare il mia compilation stoner/doom Stone Deaf Forever nel 1999 aiutandomi con la selezione dei brani e i contatti con gli artisti. Purtroppo Luciano è molto impegnato con il suo lavoro in banca e ha anche due figlie piccole e l’etichetta di cui occuparsi per cui, dopo un po’, si è reso conto di non avere tempo da dedicare a questo libro e l’ho dovuto scrivere da solo. Un po’ di sfiga ci voleva, altrimenti che libro doom sarebbe . A ogni modo non è un male perché ho tutti i dischi di cui parlo e mi sono divertito a riascoltarli, uno al giorno, e a scrivere le mie impressioni. Tutto qui, molto semplice. Per questo tipo di libri dico sempre che devi metterci al 50% ciò che ci “deve” essere e per un 50% ciò che ti piace. Per me non avrebbe avuto senso fare un libro solo di band classic doom. Avrei ripetuto gli stessi concetti molte volte. Ho trovato più interessante esplorare le diverse correnti del doom come l’occult, lo sludge, il death/doom, il gothic e il drone. E pazienza se qualcuno pensa che gli Amorphis, i Sunn O))), gli Earth o gli Unearthly Trance, ad esempio, non siano doom. Per me lo sono eccome.”

Il “dark sound” italiano è amato e rispettato in tutto il mondo. Tu in passato hai intervistato Paul Chain e Mario “The Black” Di Donato. Cosa ci distingue, secondo te, dalle altre scene?

“Sarà banale dirlo…ma è proprio la nostra italianità. Voglio dire, se prendi il doom inglese è naturale che loro parlino di castelli nella nebbia, tradizioni gotiche, fantasmi o guerrieri celtici. È la loro storia. E come gli inglesi hanno la loro, anche gli italiani hanno la loro cultura doom che deriva dalla nostra storia, dall’Impero Romano, dall’epoca medioevale, dalle tante chiese, dal patrimonio enorme che l’’Italia ha in termini di arte e letteratura, fra cui molta anche piuttosto cupa, basti pensare agli Etruschi ma, anche in tempi recenti agli sceneggiati noir degli anni 60/70, Il Segno del Comando, la Freccia Nera, Malombra e tantissimi altri. In quegli anni lì l’Italia ha sviluppato una sua via personale al doom, all’horror e al noir nel cinema con Bava, Fulci, Argento e Deodato, con la musica di Jacula e Goblin o con i fumetti horror di Zora, Cimiteria, Jacula, Oltretomba e tanti altri. Quindi il doom italiano risente molto di tutte queste influenze storiche e culturali. Quando ascolto Paul Chain penso ai Sepolcri di Foscolo o a Leopardi (che era anche di quelle terre), certo non ai castelli della brughiera inglese. Ci sono tante ottime band doom in Italia, anche molto personali, e purtroppo ho potuto includerne solo poche, ma la scena italiana è una delle più valide e attive in questo sottogenere.”

Tasto dolente… Sei proprio la persona giusta per parlare di crisi dell’editoria cartacea e delle edicole che chiudono una dietro l’altra. Io vedo nel futuro pochi luoghi di vendita, magari assortiti con tutte pubblicazioni specializzate e che, contemporaneamente, offrano altri servizi ai potenziali avventori. Che cosa ne pensi?

“Le edicole in Italia per la gente che legge (poca) sono anche troppe. Ce ne sono circa 25.000 di cui 15.000 ritenute primarie. Dovrebbero calare a 15.000 e 10.000 per dare un servizio come si deve. Più qualità meno quantità. Il problema dell’editoria in Italia è legato soprattutto alla distribuzione. Basterebbe che le edicole utilizzassero tutte lo scanner del codice a barre, così si saprebbe esattamente quanto copie si vendono e dove, e si ridurrebbero di molto gli sprechi . Attualmente gli editori, tutti li editori, devono stampare molto di più di quanto vendono. Per dirti un dato, in Germania Rock Hard stampa 50.000 copie per venderne 35.000. Una percentuale di venduto del genere in Italia è pura utopia. I lettori calano in tutto il mondo e anche in Italia, ma non voglio fasciarmi la testa. Continuo a fare il mio lavoro con i miei soci perché lettori interessati comunque che ne sono sempre. Siamo l’ultima rivista hard and heavy mensile rimasta in Italia e non smetteremo tanto presto. Siamo in edicola da giugno 2002 e mi sembra un buon traguardo. Il futuro sarà per noi quello di sfruttare di più il sito con pubblicazioni speciali o libri, cercare di vendere più prodotti interessanti e specializzati al nostro pubblico attento.”

Tu, Maurizio De Paola e Barbara Francone siete editori di Rock Hard !!! Parlaci di questa esperienza editoriale e della vostra ricetta per tirare avanti…

“Conosco Maurizio dal 1996 e Barbara dal 1999. Sono amici prima che soci e questa è una bella cosa perché ci diciamo sempre le cose in faccia. La nostra società dura dal 2009 e, tra alti e bassi come in tutte le famiglie, siamo sempre andati d’accordo. Io e Barbara lavoravamo già insieme a Rock Hard dalla sua nascita, dal 2002. Il fatto di essere in tre, un numero dispari, aiuta molto perché c’è sempre una maggioranza in ogni decisione. Abbiamo i nostri ruoli e siamo molto organizzati. Barbara si occupa della redazione ed è una persona molto veloce ed efficiente. Io mi occupo di scrivere e della pubblicità, Maurizio si occupa di tutti gli aspetti amministrativi e della grafica. È forse, dal mio punto di vista, la parte più noiosa e meno interessante del nostro lavoro ma bisogna farla e Maurizio, che ha lavorato dieci anni in banca, la gestisce egregiamente. Se siamo ancora sul mercato è proprio perché siamo molto attenti alle gestione economica che deve garantire prima di tutto una sostenibilità sul mercato. Forse non siamo più bravi o più competenti dei nostri amici di Metal Hammer, Flash, Metal Shock, Psycho, Metal Maniac e Hard che hanno chiuso, sicuramente siamo più testardi e più attenti a ogni piccolo aspetto economico del nostro lavoro.”

Nella recensione di “HEAVY METAL – 50 anni di musica dura” ho affermato che, nonostante l’esperienza e l’autorevolezza della tua persona, sei sempre il compagno ideale per una bevuta ed un bel concerto. Ti ritrovi?

“Assolutamente. Io sono un inglese nato per sbaglio a Milano  Voglio dire che sono un uomo da pub e infatti il Wizard, il pub dei metallari a Milano gestito dal mio amico Gippo Gamassi che conosco da 30 anni, è il mio social media preferito come amo sempre dire. Non sono molto uomo da social media, preferisco il contatto diretto con le persone e una birra o più al pub. Penso di essere una persona molto socievole ma non mi va di passare ore su internet a postare commenti su questo e quello. Onestamente non ho tempo. Ho un lavoro, una famiglia, due figli e quando ho tempo libero preferisco sempre un buon libro (magari horror, noir o crime) o un film piuttosto che scrivere su Facebook. Credo di essere una persona alla mano e mi diverto molto con il mio lavoro che non è un lavoro, ma la mia passione che mi ha permesso di girare il mondo, incontrare i miei idoli e vedere i concerti di tutte le mie band preferite. Mia moglie scherza (ma non tanto) dicendo che il mio non è un lavoro ma, quando esco per concerti, è solo una scusa per bere con gli amici. Beh, in parte non posso negarlo, ma chi dice che un lavoro debba essere stressante e noioso? Il mio non lo è di certo!”

Stefano, ti facciamo ancora una volta i complimenti per tutto quello che riesci a realizzare. Nel darti un arrivederci a presto, lasciamo a te le ultime parole…

“Prima di tutto grazie a te per l’intervista e a tutti coloro che avranno la voglia e la pazienza di leggerla. Chissà che non vi venga voglia di leggere e acquistare i miei libri. Io sono sempre impegnato a scrivere e anche per il 2020 ho in cantiere altri progetti editoriali, un libro sui 100 migliori dischi crossover/nu metal, un libro sulla storia delle riviste hard and heavy in Italia, un libro sulla storia dell’occulto rock e un libro sulla fine del rock. Nel 2019 sono riuscito a pubblicare tre libri e l’anno prossimo sono quattro in programma. Spero di farcela.

Salvatore Mazzarella