ALTER BRIDGE - Walk The Sky

Napalm
Erano i primi anni 2000 e ciò che rimaneva dei Creed, orfani del cantante Scott Stapp, incrociò la propria strada con un talentuosissimo cantante e chitarrista, anche lui reduce da un’esperienza negativa coi The Mayfield Four, che porta il nome di Myles Kennedy ed è così che la storia degli Alter Bridge ebbe inizio. Il primo disco “One Day Remains”, pubblicato nel 2004, era già bello e pronto e il buon Myles Kennedy dovette soltanto aggiungere la sua splendida voce, ma già si intravedeva qualcosa di nuovo nel classico sound di Tremonti & co. Il chitarrista italo-americano riconobbe l’enorme talento chitarristico e compositivo del suo nuovo cantante e unirono le proprie forze nella creazione di “Blackbird”, che ad oggi è riconosciuto come il miglior disco della band di Orlando (Florida); creando di fatto, pur non inventando nulla, un sound unico e riconoscibile tra tanti, una sorta di Heavy-Rock dal forte impatto emozionale. “Walk The Sky” è il sesto album della band capitanata da Mark Tremonti, pubblicato per Napalm Records, che prosegue quindi il percorso iniziato con il loro secondo album, una perfetta unione del background Thrash Metal (ebbene sì) di Tremonti con quello più classico di Kennedy, sempre sostenuti da una precisa sezione ritmica formata da Brian Marshall al basso e da Scott Philips alla batteria. L’album si apre con un breve intro, “One Life”, che introduce poi “Wouldn’t You Rather”, brano bello potente e veloce un’ottima apertura. Si prosegue poi con dei brani di altissima qualità come “In The Deep” e soprattutto “Godspeed” che presenta in apertura dei synth anni ’80 una piccola novità per il quartetto statunitense. Si torna su sonorità più aggressive con “Native Son” e “Take The Crown” in cui sono i riff granitici a recitare la parte da protagonista, alternati ad aperture melodiche molto efficaci. Atipica, oserei dire, è invece “Indocrination” nel suo incedere lento e cadenzato riporta alle mente sonorità care agli Alice In Chains. “The Bitter End”, “Clear Horizon” e “Tears Us Apart” sono più orientati verso un rock/post-grunge ma sempre di buon livello. “Walking The Sky” e “Forever Falling” per chi scrive sono tra i brani più belli scritti dagli Alter Bridge: la prima è una semi-ballad con un ritornello epico tra i più riusciti in assoluto, mentre la seconda vede un Tremonti ispiratissimo al microfono e soprattutto alle sei corde. Chiude il disco “Dying Light”, una classica ballad in stile Alter Bridge, il brano più lungo e più complesso della tracklist come già successo per lo stesso “Blackbird” e “Fortress”, una chiusura perfetta. Chi si aspettava qualcosa di diverso rimarrà deluso perché “Walk The Sky” non è un disco che riserva sorprese, gli Alter Bridge preferiscono tener fede al loro stile aggiungendo di disco in disco piccoli elementi aggiuntivi che arricchiscono la loro proposta che, come detto in apertura di recensione, rimane comunque unica e riconoscibile e di questi tempi non è poco. 

Voto: 8,5/10 

Vincenzo Chioppa