RAGE OF LIGHT - Imploder

Napalm
Dalla Svizzera arriva questo nuovo progetto, capitanato da Melissa Bonny (Evenmore), dal nome Rage of light. Loro si propongono come punto d’incontro tra il metal e la trance, almeno così dicono loro, e se devo dirla tutta anticipando alcune cose che esprimerò meglio poco sotto, pare una mista non sempre con grandi risultati di metal con della elettronica che insieme non si “parlano”. La voce di Bonny risulta interessante per quello che concerne le parti melodiche, risultando di fatto molto vicino al power o a quello che ora vien definito symphonic, ma meno incisiva è la parte in growl. Sia chiaro lei ce la mette tutta, ma quelle distorsioni non sono “nelle sue corde” e risultano poco incisive sia nel tentativo di fare le parto in growls, appunto, che il mezzo scream. Diciamo che se il punto forte di questo “Imploder” doveva essere l’innesto e l’utilizzo di sonorità dance con il metal la missione non può di minimamente ritenersi compiuta. Se pur ci sono le chitarrone, anche se non sempre così corpose come ci si aspetterebbe, il blastbeat della batteria con la doppia cassa in versione locomotiva tipica del power metal ed un basso che rende il suo servigio a collegare tutto troviamo qua e là delle deboli prove di synth e loop che non giustificano seriamente il concetto di “metal + dance/trance” e ribadisco che forse per loro sarebbe ottimale prendere o un cantante maschile per le parti di growls, oppure effettare di più la voce di Melissa, perché non tutte le donne possono avere la laringe come la cantante dei Jinjer e di conseguenza lo scream e/o il growl risulta tutt’altro che incisivo in questo platter. Tra tutte le tracce quella che mi sento di segnalarvi da questo “Imploder” direi: “Away with you”, “In the shadows”, che non è cove dei The rasmus, e il singolo “Fallen” anche se a mio avviso in questa canzone ci sono errori di mix piuttosto pesanti (la voce troppo “avanti” rispetto agli strumenti). Nota a latere l’ultima traccia di questo album è una cover, ovverro “Twilight of the thunder god” degli Amon Amarth di cui la band ha fatto anche un video, e desumo sui monti elvetici e mi pare di riconoscere alcuni scorci (vengo anche io da quelle parti), che personalmente trovo carina ma manca la profondità del cantato. C’è la rabbia ma non le frequenze basse. A conclusione partenza con intoppo per i Rage of ligth, troppa carne sul fuoco e gestita non sempre al top. Citando un frammento di brano di una band, sempre Svizzera ma italiana gli “Sgaffy”, “Siamo pochi ma grigliamo” e si vede purtroppo. Servirebbe qualcuno in più nella band e un produttore differente per mix e master. capisco il voler fare qualcosa di diverso da tanti, ma sembrare quasi gli Amaranthe è come se avessimo lasciato le costine sul fuoco e si sono bruciate, puoi ancora salvare qualcosa ma fai prima a rimettere altre costine al fuoco e controllarle meglio. 

Voto: 6,5/10 

A.S.