VENOM - Storm the Gates

Spinefarm
Nel 1976, il regista Ettore Scola fece un film dal titolo che sarebbe la perfetta definizione dei padri fondatori del black metal, ovvero brutti, sporchi e cattivi. Il trio di Newcastle guidato dal buon Cronos, non ha mai badato alla forma ma alla sostanza e questo nuovo lavoro ne è la controprova. Un lavoro sporco, vischioso di puro black metal delle origini con iniezioni di thrash metal e N.W.O.B.H.M.; la produzione anche se pulita non toglie per fortuna nulla ai nostri. L’opener “Bring out your dead”, brano che già dal riffing è gustoso, brano dall’impatto thrash metal potente e nerissimo. La voce del nostro è un ringhio riconoscibile, anche se ha perso in potenza non ha mancato l’obbiettivo della sfrontatezza lirica; il solo è molto buono con le ritmiche sferraglianti e il basso del nostro che serpeggia come un cobra. “I dark lord”, è un brano sozzo, sporco e putrido; una goduria insomma, brano dal riffing grattuggiato e dissonante. Up tempo pesante e diretto dall’impatto thrash/black e con rallentamenti vischiosi, il chorus è lancinante e senza via di fuga. “100 miles to hell” è Venom al 100%, sentitevi il riffing e mi direte, brano che profuma di metal classico sporco e diretto. Riffing serrati, ritmiche elementari ma l’essenzialità è il tutto per i nostri; il combo di Newcastle non è mai stato un mostro di tecnica ma è il feeling maligno a imperare. Il solo in armonizzazione ci conduce direttamente verso l’epoca fondatrice del metallo incandescente. “Dark night (of the soul)”, up tempo che mixa abilmente sonorità serrate d’origine thrash; il basso e la voce di Cronos sono corrosivi come da tradizione. Il chorus è da cantare e dal vivo farà sfracelli, gustosa l’accelerazione thrashy nell’intermezzo e il solo di Rage è adeguato all’economia del brano. Rullate imperiose aprono “Over my dead body”, brano arrembante retto sui riff di basso e dal riffing di chitarra serrato e di pura fattura thrash/black. Ritmiche pesanti e cadenzate reggono le fila di un brano marcio e corrotto, un brano che ha un chorus tirato e marcio fino al midollo. La conclusiva titletrack è un up tempo che si ricollega al passato dei nostri, un brano che puzza di sulfureo black metal delle origini. Il riffing è il più classico che ci sia, ovvero la versione corrotta del metal britannico; il solo lancinante e senza fronzoli è godurioso, perfetta chiusa. Disco eccezionale? No, quello no; alcuni brani sono piattini e non basta il carisma del leader a salvarli, ma in toto è un disco buono; i tempi gloriosi di “Black metal” e “At war with satan” sono passati, ma questa versione dei Venom è egregia. 

Voto: 7/10  

Matteo”Thrasher80”Mapelli