METHEDRAS, Claudio Facheris: "Il nostro thrash-death non è mai stato uno dei più canonici"

Ciao ragazzi, ci eravamo lasciati dopo l’uscita del disco “System subversion”,cosa è successo in tutto questo lasso di tempo? 

(Claudio) Sono successe molte cose, sia a livello musicale sia nella sfera privata, che mi hanno portato, poco dopo l’uscita sul mercato di “System Subversion”, a dover lasciare la band per un periodo indefinito e cercare di fare un po’ di ordine nella mia vita. Per fortuna avevamo programmato da tempo la ricerca del mio sostituto e la figura di Tito Listorti Maglia (Endless Pain, Eisen) è stata quella giusta al momento giusto, a lui vanno i ringraziamenti di tutta la band per la composizione del nuovo album a livello lirico e per aver affrontato sfide importanti in tour fondamentali per la carriera e la storia della band. Anche lui purtroppo ha dovuto mollare per problemi lavorativi e dopo alcune prove e valutazioni la band mi ha chiesto di rientrare in pianta stabile per completare il lavoro iniziato da Tito e per dare nuova linfa a un progetto già comunque vincente, e quindi eccoci qui a presentarvi “The Ventriloquist”... 

Come sono andate le registrazioni del nuovo album? avevate già in mente la direzione che avrebbe preso? 

(Claudio) Le prime bozze di brani del nuovo album erano già cominciate prima della mia dipartita, e come spesso capita le idee fluiscono in maniera totalmente casuale, sempre seguendo il marchio di fabbrica che contraddistingue la band da più di 20 anni; in questo caso però la fase creativa è scaturita da Daniele, che prendendo in mano il testimone artistico compositivo da Eros (Mozzi, chitarrista solista su tutti gli album precedenti) ha però dato nuova linfa vitale grazie a un tocco preciso e chirurgico ma carico di magia e di pathos, rispettando il lavoro del suo predecessore ma proseguendone egregiamente il percorso con originalità sopraffina e gusto esecutivo, contaminando la parte groove con un death da antologia; da qui la direzione è stata univoca e ogni composizione del nuovo album è un susseguirsi di potenziali singoli che sembrano avere vita propria ma sono strettamente legati da un unico filo conduttore. Le registrazioni sono purtroppo state divise in due parti a causa della mancanza di un cantante stabile e di una voce adeguata ai brani, quindi il “parto” di questa creatura è stato abbastanza travagliato ma ricco di soddisfazioni, tanto da farci ritenere “The Ventriloquist” come l’album più maturo che la band abbia mai composto. 


Sentivate qualche pressione durante le registrazioni del nuovo album? 

(Claudio) Le pressioni sono normali e assolutamente necessarie in fase di registrazione, perché questa fase è appunto il coronamento finale di anni di sacrifici, ore in sala prove, aggiustamenti, rifiniture e pratica continua per ottenere il risultato migliore possibile; fortunatamente registrare ai Domination Studios di San Marino sotto la guida del guru Simone Mularoni (DGM) e di Simone Bertozzi (Arcana 13), due professionisti internazionali che il mondo ci invidia, è stato così naturale e piacevole che la pressione non si è nemmeno sentita e il risultato è finalmente sotto gli occhi di tutti. 

Di che cosa parlano le liriche dei brani, perché da quello che che leggo vedendo i titoli dei brani, ci sono delle critiche di livello sociale. 

(Claudio) Come accennavo prima tutta la parte delle liriche e delle tematiche era già stata impostata da Tito (io l’ho solo in parte integrata e riadattata alla mia voce) e l’intero album si basa quasi come concept su un horror movie di serie B chiamato Dead Silence, che vi invito caldamente a vedere dopo l’ascolto del nostro album per capire al meglio le tematiche trattate, oppure prima se non volete spoiler ben precisi. Le tematiche sociali hanno sempre fatto parte dei nostri album, anche se in questo caso in maniera più velata, dove però l’annichilimento della società umana è portato spasmo dopo spasmo al suo estremo culmine. 


La copertina è bella e inquietante con quel pupazzo manovrato e il titolo, ce ne vorreste parlare? 

(Claudio) Copertina e artwork, interamente realizzate dal tocco magico di Maurizio Piccinelli della Sabnock Design, sono la migliore presentazione di quella che la musica di “The Ventriloquist” vuole offrire in pasto al pubblico: la realtà, così come la fantasia che scaturisce nella più inquietante delle realtà, non è mai quello che sembra, e quindi è il pupazzo parlante che viene manovrato dal ventriloquo senza bocca oppure è tutto un trucco e il padrone della situazione è proprio il pupazzo con il suo inquietante ghigno? Questo sta a voi scoprirlo, con un bel viaggetto nei più profondi e infimi anfratti dell’animo umano così ben dipinto nei testi dell’album... 

Come ho detto in sede di recensione mi hanno colpito i brani “Blind”,”Fire Within”,”Stab Me Again” e l’ultimo “Watch Me Fall”,perché ho percepito un’atmosfera bluesy in certi momenti, ho avuto un abbaglio per caso? 

(Claudio) Assolutamente nessun abbaglio, anzi hai colto perfettamente la nuova parte di originalità che Daniele ha espresso in ogni composizione: si va dalla claustrofobica circolarità di “Stab Me Again” alla disperazione esasperata di “Blind”, passando attraverso le rasoiate sferzanti di “Fire Within” per culminare con le atmosfere bluesy e catchy della conclusiva “Watch Me Fall”, in un excursus altalenante e inaspettato alla scoperta di tutte le sfaccettature delle nostre anime perverse... 

Ho notato che i ritornelli sono tutti cantabili e la melodia è dosata sapientemente non sacrificando l’impatto e il tiro dei brani, quanto è importante la melodia per voi? 

(Claudio) Il nostro thrash-death non è mai stato uno dei più canonici, anzi è sempre stato piuttosto una continua sperimentazione e ricerca di un connubio perfetto tra strabordante violenza, tracotante groove e trasognante melodia, che si riscontra non solo nei ritornelli di quasi tutte le canzoni in modo più o meno accentuato ma anche nella fusione melodica di musica e voce anche al di fuori dei ritornelli stessi: esempi lampanti sono i bridge di “Alive Or Convict”, “Into The Maze” e “Dead Silence” o le strofe di “Blind” o del singolo apripista “A Deal With The Devil”, dove melodia e brutalità vanno a braccetto colpendoti dritto in faccia senza alcun rimorso. 

Come vi trovate con questa grande e storica label come la Massacre? che emozioni provate? 

(Claudio) Sapevamo che il nostro nuovo lavoro era qualcosa di diverso da quelli precedenti, desideravamo che avesse la spinta che si merita davvero e il sincero interessamento di un’etichetta storica e altamente professionale come la Massacre Records, oltre che farci urlare di gioia, ci ha dato la conferma definitiva che la strada intrapresa era proprio quella giusta e che avevamo trovato finalmente il giusto partner per far sì che “The Ventriloquist” ricevesse le giuste attenzioni che volevamo si meritasse e potesse oltrepassare i confini italici forte di una partnership dalle basi solide e dagli intenti comuni ai nostri...Non potevamo davvero chiedere di meglio per far esplodere la nostra nuova bomba... 


Parlando di mondo musicale odierno, talent show e scena metal nostrana, come la vedete voi facendo un parallelo con quando avete iniziato? come giudicate ora il tutto? 

(Claudio) Abbiamo iniziato a metà degli anni ‘90, in piena era grunge, con il metal in seria difficoltà espressiva, con contaminazioni più o meno azzeccate all’ordine del giorno e soprattutto senza alcun tipo di social network e, salvo rari casi, con molte invidie tra le band dell’underground dell’epoca, dove gli amici supportavano solo gli amici e ci si voltava le spalle molto facilmente purtroppo. Siamo sopravvissuti a tutto questo con le nostre forze e creando un sistema di collaborazione e di rispetto reciproco con tutte le band con cui abbiamo suonato, nazionali  o internazionali, underground o mainstream, nell’ottica di vedere tutto questo come un lavoro professionale anche se non lo è mai stato davvero: ci voleva e ci vuole tutt’ora molto spirito di sacrificio, umiltà e costanza in tutto quello che facciamo, sia tra di noi sia con altre band sia con il pubblico, perché oggi si fa presto su un qualunque social network a mettere un like e poi a toglierlo per qualunque motivo ma se hai imparato prima a comportarti professionalmente con il prossimo allora “like”, “commenti” e “condivisioni” avranno solo che una valenza sincera e positiva, e non di maniera o per noia...questo è forse il principale motivo per cui siamo rimasti in pochi a pensarla così ahahahaha... 

Ci sarà la possibilità di vedervi dal vivo molto presto? 

(Claudio) Certamente, anche perché il 21 dicembre avremo il release party dell’album al The One di Cassano d’Adda (MI) in compagnia di Ashen Fields e Vide e in collaborazione con la Brasserie Independante presenteremo la nostra birra APA “Dead Silence”, offrendone gratuitamente litri e litri spillati direttamente al bancone; il giorno dopo replicheremo all’Angelo Azzurro di Genova e nei prossimi mesi abbiamo già date fissate a Bergamo, Torino, Milano, Treviso, Verona e Roma, quindi le occasioni per vederci in giro non mancheranno di certo... 

Ecco fatto, l’intervista è finita, a voi le ultime parole, un abbraccio ragazzi e supporto sempre! 

Vi ringraziamo infinitamente per lo spazio che ci avete concesso, invitandovi ad ascoltare “The Ventriloquist” e a farci sapere cosa ne pensate sulla nostra pagina facebook e ovviamente ai nostri live, perchè la parte live è assolutamente quella che più ci aggrada e ci unisce con tutti i nostri fan, che non vediamo l’ora di soddisfare col nuovo materiale e con qualche piccola altra sorpresa…”spread the disease…”

Matteo Mapelli