HORRISONOUS - Culinary Cacophony

Memento Mori
Dopo aver recensito il debutto degli australiani Vile Apparition, ecco un altro marcissimo esordio proveniente da questa terra. C’è proprio da dire che leggendo i titoli dell’album e dei brani che lo compongono i nostri non difettino in ironia; cosa lodevole e che fa ancora di più comprendere che il metal estremo non è composto solo da musoni. Questo debutto puzza di marcio death metal innervato di doom con una produzione appropriata sporca volutamente. “Kuru worship”,è solcata da un riffone sabbathiano mortifero con un growl profondissimo doppiato da uno screaming acidissimo; le ritmiche sono lente come una marcia di zombie che perdono pezzi lungo la strada. Il marciume sozzo, gustosamente death metal proposto da questi aussie è vecchia scuola con accelerazioni che ricordano gli Ashpyx dei tempi d’oro, e inserendo anche un up tempo tellurico. “The gavage”, inizia con un riffone compressi ribassato e una cavalcata death metal con uno screaming acidissimo e furioso; ci sono anche cambi di tempo dove la melodia dissonante è presente con inserti di growl profondissimo. La componente marcia e doom/death anche in questo brano fa capolino a rendere ancora più pesante la formula adottata dai nostri. “A tale of matriphagy”, è catacombale retta da ritmiche possenti, riffoni minacciosi e tempi cadenzati di batteria con accelerazioni repentine. Lo screaming adottato dalla band è espressivo e furioso in doppiatura col growl profondo; la melodia old school death metal serrata è presente nel mezzo del brano con sfuriate da headbanging furioso. “Crispy chunks of the obese”, già dal titolo è tutto un programma; brano che inizia in maniera tellurica con un mid tempo e riffing marci compressi e di scuola floridiana, anche in questo caso lo screaming è altissimo e furioso soprattutto nelle accelerazioni. Il growl profondo e cavernoso fa da contraltare vocale; il brano ha anche qui una buona tenuta con cadenze doomy. “The number of the feast”, si prende gioco facendo il verso agli Iron Maiden nel titolo, ma solo in quello; il death metal pesante e cadenzato è devastante nel suo incedere. La band non vuole inserire inutili fronzoli, ma va dritta al sodo con una formula vecchia scuola ma sempre attuale. Il disco è buono e ben fatto; si sente che questi australiani respirano, mangiano e sudano death metal marcio e senza compromessi e con le iniezioni di doom rendono il tutto ancora più pesante. 

Voto: 7.5/10  

Matteo”Thrasher80”Mapelli