WALKYRYA - The Invisible Guest

Time To Kill
Quarto disco e primo sotto l’egida della label Time to kill records per questo quartetto nostrano. L’ensemble potentino è autore di una formula compatta, dinamica e aggressiva,i nostri badano a martellare sodo. Questo ritorno non è da meno, pescando a piene mani dal heavy/thrash metal con qualche punta nel death, ma sempre ad alta tensione. “Black hills” parte con un riffone thrash metal compresso e potente, macchina ritmica pesante e compatta in questo mid tempo. Il cantato è sporcato da un growl che si fa più pulito nell’apertura melodica del ritornello epico ericco di sfumature classiche; il sound prende a piene mani dal tessuto del metal americano, c’è anche un gustoso rallentamento che ti spinge all’headbanging, buona la sezione solista. “Open grave” è percussiva e quadrata, il basso è l’architrave con riffoni stoppati di chitarra nervosi, rullate potenti per poi colpire con un up tempo thrash/death. Grande prova nei cambi di tempo e il cantato, un growl che però è anche dotato di melodia, come nell’inciso; i solos sono gustosi e ben fatti. “Drive angry” è una cavalcata thrash potente, quadrata con riffoni scolpiti nel granito, trascinano nell’headbanging ed è impossibile resistere. Il chorus è pieno con un registro sporco ma melodico che viene ripreso da un growl più profondo e la batteria è un panzer inarrestabile; grande brano che è intriso di epicità aggressiva. Con “Venom tears” sembra di sentire i Metal Church per la potenza sprigionata dai nostri; up tempo quadra con vocals pulite di stampo aggressivo, chitarre che graffiano e sezione ritmica potente. Il growl spunta fuori in dualismo col registro pulito che esalta un ritornello melodico ma che non intacca il brano nella sua marcia; il solo è breve ma incisivo. “March or die” è distruttiva con blast beats death metal, e chitarroni thrashy compressi e voce irosa sporcata nel growling; thrash/death di classica scuola americana che colpisce duro. Il chorus è pulito in contrasto con la rabbiosità del brano, in equilibrio e non si perde in inutili rivoli ma punta ad aggredire l’ascoltatore. Un quarto disco che ci fa ancora vedere che il metal nostrano è in grado di presentare ottime formazioni che possono e devono dire la loro in campo metal, bravi. 

Voto: 8/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli