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“Tuttavia la razza umana, era sopravvissuta..”; perché questa citazione tratta dalla sigla di uno dei cartoni animati che hanno segnato l’infanzia di quasi tutti quelli nati a cavallo tra la fine dei settanta e gli anni ottanta?
Semplice, perché gli Eversin e il mitico Ken il guerriero; hanno come denominatore comune con l’Apocalisse, e il post; gli Eversin sono il suono dell’Apocalisse.
Questo nuovo album, potente, aggressivo, ricco di sfumature, e con forte critica sociale è un manifesto sonoro.
“A dying God walks the earth” è un’introduzione inquietante ma che rende bene il proposito dei nostri; suoni di una catastrofe in corso, una voce minacciosa e un pianto di un bimbo aprono al disco.
“Legions” è cadenzata, possente, ricca di influenze thrashy ma riviste in un’ottica moderna; i riffing di chitarra compressi s’intrecciano alla struttura ritmica cadenzata e dinamica del duo Ignazio Nicastro/Danilo Ficicchia.
Il brano è corredato da vocals feroci, urlate come un grido rabbioso al cielo dal singer Angelo; grande lavoro con un profumino di Kreator rivisti in un’ottica post/thrash con barlumi death.
“Jornada del muerto” è un treno in corsa, veloce, diretta e con riffing che sembrano una raffica di mitra; il singer usa un tono pulito, quasi parlato ma in maniera perentoria e minacciosa.
Il brano ha anche notevoli cambi di tempo e una tensione continua, dove l’acciaio fuso si fonde con solos di fattura melodica di scuola thrash metal; sangue, polvere e acciaio.
“Soulgrinder” è un brano che colpisce per la sua struttura moderna, cadenzata, con il basso in prima linea.
Un brano che stimola l’headbaging e il pugno rabbioso alzato verso un cielo livido e muto; tempi di batteria che si fondono con gli strumenti e soprattutto vede un intervento extralusso nel solo da parte di un certo Ralph Santolla (Death, Deicide, Obituary, ecc.)
“Where angels lie” con la sua struttura percussiva, i riflessi acustici di taglio malinconico, ma con un graffio iroso nel riffing elettrico; unito al tono del singer declamamatorio lo riveste di epicità post apocalittica e con il chorus che on stage farà il botto.
La titletrack inizia con un giro di chitarra melodico, per pii aprire a un grande lavoro di metal moderno; un growl feroce e possente da parte del grande Lee Wollenschlaeger (Malevolent Creation) si unisce al singer per colpire duro.
Un brano scurissimo e devastante, per l’andamento tellurico, il basso detta il passo di riffs compressi e una batteria che avanza come un carroarmato.
Un disco eccelso; tre anni dopo “Trinity: The Annihilation” che me li aveva fatti scoprire i nostri marciano su strade rabbiose e questa è l’Armageddon e non puoi farci nulla, sipario!
Voto: 8.5/10
Matteo ”Thrasher80”Mapelli