BATTLEROAR - Codex Epicus

Cruz Del Sur
Di norma sono convinto che non si dovrebbe mai abusare delle varie etichette che definiscono i vari generi e sottogeneri dei generi musicali. Men che meno di tutte le vaste e varie sottoetichette del Metal. Però, è pur vero che la definizione Epic Metal calza a pennello ai greci Battleroar, quintetto di culto in attività dal 2000, giunti or ora al quinto lavoro discografico, titolato "Codex Epicus". Fin dalla splendida copertina, con il suo particolarissimo ed inusuale stile grafico, opera del bravo Vagelis Petikas della Revolver Design, veniamo immediatamente immersi nel mood dell'opera. E musicalmente? Beh... vi assicuro che i nostri non la mandano a dire in quanto a potenza ed epicità. Sono ben skillati dal punto di vista tecnico e ci propongono una cinquantina di minuti di gran bella musica Metal contenente un po' tutto lo scibile del più nobile Metallo Epico, un po' di maniera forse, ma per nulla noioso, con una produzione curata quanto verace, dal sapore leggermente retrò nelle ottime chitarre, ed un uso dei cori sintetizzati forse leggermente eccessivo, ma tutto sommato piacevole nella necessaria operazione di sottolineatura dei momenti più enfatici e solenni dell'epopea narrata su "Codex Epicus". Un particolare plauso al cantante Gerrit Mutz, la cui ugola risulta sempre espressiva e piena della giusta enfasi nelle parti più "narrative", senza mai toccare registri eccessivi e "strillati". Il nostro sa davvero cantare, ed appare particolarmente naturale in ciò che fa. Tra l'altro, nelle proprie influenze, i Battleroar ci dimostrano palesemente che non è tutto Manowar quel che è Metallo Epico (difatti, DeMaio e compagni manco si definiscono con tale termine). Ecco, appunto. Parliamo di questo. La cosa si fa alquanto interessante poiché l'indirizzo musicale dei Battleroar presenta marcatissime influenze provenienti dal fior fiore del Metal Epico più di culto: sto parlando di storiche bands quali Warlord e Manilla Road. Soprattutto questi ultimi appaiono proprio come importanti numi tutelari per i nostri, tanto più che il chitarrista/cantante dei Manilla Road Mark Shelton è presente ancora una volta come blasonato ospite sul brano "Sword Of The Flame" (la prima volta che lo stesso Shelton collaborò con i nostri fu su "The Wanderer", dall'album "The Age of Chaos"), con risultati assolutamente non disprezzabili. E proprio questa prestigiosa collaborazione con un grande nome della scena Epic internazionale appare per i nostri proprio come un epico "suggello di sangue" nel prosieguo della grande tradizione Epic Metal. Che i nostri appassionatamente perseguono e, penso proprio, perseguiranno sempre, ben memori di aver trovato la giusta espressione artistica nelle sonorità più epiche e cavalleresche del Sacro (ed Epico) Metallo. Le canzoni, pur partendo generalmente da schemi relativamente semplici e diretti, appaiono davvero belle e scorrevoli. Energiche quel tanto che ci vuole. Ed epiche come non mai (bellissima "Enchanting Threnody"). Consiglio appassionatamente il disco a tutti i cultori del sottogenere Metallico di cui sto parlando (e di cui non ripeto il nome perché mi sono stancato di farlo) nonché a tutti gli appassionati di Metal Classico. Alla battaglia!!! E che la Forza sia con noi! 

Voto: 8/10 

Alessio Secondini Morelli