NECRODEATH - Intervista a Flegias


The Age of Dead Christ è il titolo del vostro nuovo album in studio. Come avete deciso questo titolo e cosa si nasconde dietro questo significato?

FLEGIAS: L’idea nasce dal demotape degli Hellhammer “The Triumph of Death”. Volevamo creare un album che puzzasse di marcio come quella dannatissima cassetta. Abbiamo preso spunto anche dalla grafica, cercando di ricreare quei disegni in bianco e nero (tanto in voga nell’ambito underground anni ’80) che rendesse l’idea in maniera diretta senza fronzoli o virtuosismi 2.0 che spopolano oggi. Il significato è presto detto: il 2018 segna trentatré anni di carriera dei Necrodeath, gli stessi presunti della morte di Cristo. 


Ci parlate della copertina? Come si correla al titolo ed ai contenuti del disco e chi si è occupato di tutto?

FLEGIAS: Mi sono occupato di tutto io per quanto riguarda la realizzazione, ho una azienda (la Morbid Vision) che si occupa di tutti gli aspetti grafici e visivi, mentre l’idea principale è nata da Peso. Mi sono avvalso della collaborazione di un mio caro amico, Albo che oltre ad essere un bravissimo disegnatore, è sempre dietro le quinte dei Necrodeath pronto a darci una mano in qualsiasi settore artistico lo si collochi. Lui ha realizzato tutti i disegni interni al booklet del Cd e dell’Lp; per ogni brano abbiamo creato un disegno che spiegasse il vero significato di ogni testo. Il tutto è stato curato nei minimi dettagli, senza tralasciare l’aspetto “grezzo” dei prodotti black/thrash anni ’80. Spero vivamente che sia apprezzato da chi comprerà il nuovo disco visto che ci ho messo anima e corpo.

Il primo brano parla anche dei leoni da tastiera. E' un argomento che viene ripreso per tutto il disco o circoscritto a quel brano?

FLEGIAS: Ogni brano è un capitolo a sè, non c’è nessun concept in quest’album. “The Whore of Salem” è un brano fortemente voluto dal sottoscritto, forse il primo che ho scritto. E’ un argomento a me molto caro, sono uno abituato ad affrontare le situazioni face to face ed ho in profondo odio coloro che si nascondono dietro una tastiera. Il mio pensiero va a tutte quelle persone che hanno perso la vita perchè qualcuno si è preso gioco di loro scatenando il web in maniera meschina. 


Da un punto di vista musicale quali sono le differente tra questo lavoro ed il suo predecessore?

FLEGIAS: Per predecessore prenderò “The 7 Deadly Sin”, ovvero l’ultimo full-length Necrodeath (visto che abbiamo successivamente pubblicato il singolo “Headhunting” e lo split con i Cadaveria “Mondoscuro”). Beh, sono capitoli differenti. In “The 7 Deadly Sin” abbiamo voluto fare largo uso del cantato in italiano, dando all’album un’impronta più hardcore se mi passi il termine. Era un disco tutto incentrato sui sette vizi capitali e quindi un concept a tutti gli effetti a differenza di quest’ultimo. Musicalmente parlando sono entrambi album molto estremi, velocissimi ed incazzati. Questo forse perchè più invecchiamo e più ci girano i coglioni ahahahah…

Perché correlare la figura del Cristo e della suo martirio all'attualità, ai social ed alla cattiveria che ne scaturisce?

FLEGIAS: Come ti dicevo sono nove tracce ben distinte tra loro. La cover si riferisce ovviamente alla title track. Il fatto che abbiamo raffigurato la crocefissione è un riferimento agli anni di attività dei Necrodeath. Il martirio in se vuole porre semplicemente una domanda: se è vero che Cristo si è sacrificato per noi, come mai nel corso degli anni si sono susseguite stragi e guerre in suo nome? Ancora oggi si fanno guerre in nome di dio, ma l’uomo è ancora troppo stupido per capire che la religione è uno strumento in mano ai potenti per ottenere il proprio resoconto. 


Quanto di religioso c'è in questo disco? E quanto di voi e delle vostre credenze religiose è presente nei concept dei brani?

FLEGIAS: Al di là della title track appena descritta, l’unico brano riconducibile a tematiche pseudo religiose è “The Order of Baphomet”. Ma anche qui il vero significato volge lo sguardo alla ribellione dai vincoli religiosi, spronando la gente a pensare con la propria testa. Un inno alla libertà individuale se vogliamo. Il Rinascimento, l’Illuminismo e tutta la scienza moderna ci hanno dato tutti gli strumenti per poter essere menti autonome ed indipendenti. Certo che se poi uno non studia il passato è facile che si faccia abbindolare dalle favolette. Penso che a questo punto il mio pensiero “religioso” sia abbastanza chiaro.

Tecnicamente come ritenete si sia evoluto il sound dei Necrodeath soprattutto negli ultimi anni?

FLEGIAS: Penso che stiamo mantenendo una certa coerenza da un punto di vista compositivo anche se, man mano che passa il tempo, questa line-up diventa sempre più affiatata e le differenze sui risultati siano apprezzabili. Ovviamente riteniamo che l’ultimo nostro lavoro sia sempre il migliore, ma non sta a noi giudicare. Posso solo dirti, anche se sembra scontato, che siamo pienamente soddisfatti del livello attuale raggiunto.


Quanto è stato importante per la buona riuscita del disco avere una formazione compatta e stabile?

FLEGIAS: Direi che è stato fondamentale. Quando ci siamo chiusi in sala prove per jammare e tirare giù qualche idea sul nuovo album, abbiamo praticamente composto il 70% del disco… in un pomeriggio. Senza doverci troppo scervellare su arzigogolii o discutere su quel riff o quel ritornello. Poche parole servono quando c’è feeling e sintonia in una band. Penso che quest’aspetto si rifletta anche sul palco, spesso ci viene posto l’accento su quanto siamo compatti in sede live e questo non può far altro che farci piacere e continuare in questa direzione.

Farete un tour a supporto del disco?

FLEGIAS: Sicuramente. Il 2018 sarà un anno molto intenso dal punto di vista live. Abbiamo già reso nota la prima parte del tour, presto pubblicheremo anche la seconda che vede tra l’altro numerosi eventi estivi. Farà seguito la terza parte che includerà tutti i club nella stagione autunno/inverno.


Ritenete che questo lavoro possa avere un buon impatto sul pubblico nei vostri prossimi show live?

FLEGIAS: Lo spero vivamente e non vediamo l’ora di poterlo proporre dal vivo. Purtroppo non potremo portare chissà quanti nuovi brani per ovvie ragioni: siamo un gruppo in attività da trentatrè anni e dobbiamo sempre fare una scelta ponderata tra tutti i lavori. Avrei voluto dare più spazio al nuovo disco ma mi rendo conto che non possiamo eliminare i nostri cavalli di battaglia. Ti immagini gli Slayer che fanno uno show senza “Raining Blood”? (scusate il paragone).

Cinque anni fa è uscito il vostro ultimo live. E' possibile che possa uscire un nuovo disco dal vivo?

FLEGIAS: Al momento mi sento di escluderlo. Non è tra i nostri piani futuri, ma come dice il detto: mai dire mai. Magari un domani decidessimo di scioglierci e di fare un ultimo grosso evento… magari potremmo registrarlo e decidere poi il da farsi.

Maurizio Mazzarella