MARIO "THE BLACK" DI DONATO, "Vi racconto la mia vita e la mia arte"

Mario Di Donato è da considerare uno dei "pionieri" e uno dei più solidi punti di riferimento della scena Hard & Heavy qua in Italia. Con i Requiem ed ancor di più con i The Black. Non da ultimo, nella sua musica è sempre fortemente presente una certa cultura, un immaginario fortemente ancestrale, che lo porta tra l'altro da sempre ad essere anche artista figurativo, esperto in soggetti di carattere sacrale ed arcaico (le sue opere sono esposte in cattedrali, mostre, e ovviamente, sono presenti anche sulle copertine dei suoi dischi). Recentemente oggetto di una biografia scritta da Mattia Montanari ("Ars Et Metal Mentis", edita da Crac Edizioni) e riconosciuto come uno dei principali protagonisti della scena Doom Metal italiana sulla più generale biografia redatta da Eduardo vitolo sul genere musicale in questione ("Children Of Doom", Tsunami Edizioni), Mario è comunque rimasto sempre se stesso: un artista, molto attento al lato spirituale della vita ed al forte contenuto immaginifico delle proprie opere, musicali e pittoriche; un uomo la cui vita e la cui arte sono da sempre fortemente influenzate dal suo paese natìo, un luogo molto particolare, di cui si parlerà nell'intervista... ma soprattutto, una persona semplice e schietta, con cui è facile instaurare un dialogo conoscitivo ed una certa empatia. Vi lasciamo allora all'interessante intervista.

Ciao Mario. Benvenuto su GiornaleMetal.it

Ciao. Grazie per l'occasione che mi date di raccontare me e la mia arte.

Ci puoi parlare dell'ultima uscita discografica per Black Widow Records, "Requiem"? E' il nome della tua precedente band. Si tratta forse di un ritorno al glorioso passato, oppure una semplice commemorazione di ciò che fu, e che poi si sviluppò nel progetto The Black?

Allora, il titolo del disco "Requiem" non ha riferimenti alla mia precedente band. Si tratta invece di un disco nato in accordo con Massimo Gasperini della Black Widow, appunto come "Requiem" per un nostro carissimo amico comune, Carlo Nardi, che purtroppo è venuto a mancare tre anni fa. Una persona di una gentilezza unica, che mi ha ospitato a casa sua in occasione di almeno due dei tanti concerti che ho tenuto lì a Genova. Era un mio fan, mi ha sempre visto come un innovatore, e con lui è nata un'amicizia molto forte, anche a distanza (molto spesso ci sentivamo a telefono). Io e Massimo Gasperini eravamo quindi accomunati da questa profonda amicizia, da questo rapporto intellettuale con Carlo, e sentivamo fortemente in comune con lui questo amore per la musica, per l'arte... Carlo difatti era una persona di grande cultura, neppure tanto nascosta, diciamo una persona rispettosa e discreta, con lui io e Massimo "ci prendevamo" particolarmente. Ricordo una delle volte in cui io e la mia compagna eravamo ospiti a casa sua. Ci portò la colazione con il caffé, e decisi seduta stante di dipingere un mio autoritratto da regalare a lui. Lo feci usando tutto quello che potevo avere a disposizione, anche il caffé avanzato come colorante. Ora che lui non c'é più, ho voluto che rimanesse questa rappresentazione artistica in forma di musica, molto profonda, triste, in una sola parola un Requiem, rispettosamente dedicato al nostro caro amico Carlo.

Parliamo allora del linguaggio musicale che ti è consono. E per cui sei considerato, secondo i due recenti libri che parlano di te, uno dei principali e più longevi esponenti. Il Doom Metal, oggi, è considerato "estremo" proprio per questa continua associazione alla figura della Morte, all'oscurità, alla parte "buia" dell'esistenza... a tutto quello che viene insomma rigettato come spaventoso, terrorizzante, nocivo, dalle persone "normali" che compongono il substrato sociale della nostra "bella e scintillante" società occidentale, materialista e massificata. Qual'é il tuo pensiero in proposito? Come mai le persone oggi fanno fatica ad accettare il Tristo Mietitore, così spesso storicamente rappresentato in generi musicali come il Doom, come una figura complementare alla stessa Vita?

(pausa di riflessione) Essendo un argomento piuttosto profondo, voglio rispondere a singoli passi. Innanzitutto voglio ricordare che già dai tempi dei Requiem ho creato uno stile di Doom Metal fortemente personale, a cui ho dato il nome di Ars Et Metal Mentis, che sta ad indicare la commistione tra l'Arte e quello che è considerato il Metallo dell'Anima, come definisco appunto il Doom Metal. Nelle strutture del Doom è rappresentata una forte aura di "cristianità" (e ciò ovviamente lo distingue dal Black Metal). La paura che subentra è una conseguenza di natura psicologica ("terribilis est locus iste" Ndr), è l'atavico terrore che porta l'uomo a chiedersi cosa ci sarà dopo la morte, che tipo di passaggio rappresenta, cosa c'è veramente nell'aldilà... se le strutture musicali del Doom appaiono inquietanti è solo perché questo tipo di messaggio deve esser comunicato all'ascoltatore usando delle atmosfere, delle sonorità adeguate. Ho comunque il massimo rispetto anche verso generi più "violenti" ed aggressivi, come ad esempio il Black Metal. La musica è musica, l'arte è arte. Ho anche condiviso il palco con bands Black Metal senza il minimo problema, non trovo infatti utile nessun tipo di attrito "ideologico" su croci dritte o croci rovesciate. Si tratta di rappresentazioni artistiche di tipo differente, soprattutto su un palco. Faccio sempre il paragone con i pittori: ognuno ha il suo stile, il suo tocco su cui basa ogni sua opera. Non è differente la cosa.

A proposito di rappresentazioni sul palco: è ancora fresca la polemica di alcuni religiosi che sono rimasti scandalizzati a tal punto dall'esibizione dei Death SS al festival Agglutination, tanto da denunciare Steve Sylvester & Co. per vilipendio alla religione. Tu cosa ne pensi?

Conosco Steve Sylvester da tantissimi anni, è un amico ed ho tanta stima di lui. Seppur proveniamo da concezioni spirituali totalmente agli antipodi. La teatralità "infernale" nel Rock è una cosa esistente fin dai tempi di Alice Cooper. Stimo anche Alice Cooper per la commistione di Teatro Horror e musica Rock che da sempre propone. E come dicevo prima, non puoi andare a bocciare uno spettacolo di questo tipo con la scusa di fare la battaglia tra il bene ed il male. Anche nelle rappresentazioni teatrali accade spesso di trovare dei personaggi demoniaci, malvagi. Che dovremmo fare allora, dovremmo dire agli attori "togliete le streghe, togliete i diavoli dal palco"? Faccio questo parallelo per far capire che gente come Alice Cooper, King Diamond, Marilyn Manson propongono semplicemente un genere di spettacolo Rock-Teatrale. Le motivazioni di ogni artista poi sono del tutto personali. Nessuno le può sapere. Ripeto, mi sono trovato a suonare ultimamente in un festival assieme a tutti gruppi Black Metal. Poteva apparire come un problema, invece ti posso assicurare che nessuno dei presenti ha fatto la minima storia. Questo fa capire che la musica, le sensazioni che essa da, sono sempre la cosa più importante. Che ci siano croci dritte o croci rovesciate. Ti parlo da cristiano cattolico praticante, che ha dipinto 50 quadri per rappresentare un santo del mio paese natale, Pescosansonesco, tutti quanti attualmente esposti nella locale cattedrale ormai da 20 anni. Ho una concezione molto profonda della religione, lo dico sempre a tutti e non mi stancherò mai di farlo, tutti lo sanno, ma non mi reputo migliore di altre persone che non la pensano allo stesso modo. Specialmente nel campo dello spettacolo, della musica, del teatro, della poesia. Colgo anzi l'occasione di annunciarti la pubblicazione proprio in questo periodo di un mio libro di poesie. Tutte di argomento altamente "spirituale", non proprio leggero.

Questa è quella che considero la domanda cardine dell'intervista. So che sei un artista a tutto tondo. Oltre che musicista sei anche pittore. Le copertine dei tuoi dischi sono tue opere. Da ciò che ho capito, ti ispiri soprattutto alla pittura sacrale. Da cosa deriva questa associazione di media artistici? Qual'é secondo te l'elemento comune tra certa arte figurativa e la musica cosiddetta Doom? E soprattutto quali sono le tue primarie e sostanziali forme di ispirazione, riguardo soprattutto i temi trattati?

Devo la mia principale ispirazione al mio paese nativo, Pescosansonesco, piccolo borgo arroccato sui rilievi rocciosi delle montagne della provincia di Pescara. Dove tira grande aria di "cristianità" in quanto lì è nato un santo. San Nunzio Sulprizio, che fu beato fin quando, nel 2018, il Papa lo ha canonizzato (tra l'altro, proprio assieme a Paolo VI, che lo proclamò Beato nel 1963). Ho vissuto a Pescosansonesco fino all'età di 10 anni. Una vita piuttosto "solitaria". L'unico svago per i pochi bambini presenti era qualche escursione a vedere fossi e rocce, andando a scovare anche qualche serpe... e ricordo che trovai una vecchia chiesa dove prelevai dei teschi che per gioco mi portai a casa, scatenando la perplessità dei miei genitori. Fin da piccolo sentii insomma che il misticismo si avvicinava a me, anche perché servivo messa come chierichetto, in questa chiesa così osannata, piena di pellegrini che venivano tutti a trovare il "Santo" locale. Ecco, tutto ciò che può aver influenzato la mia musica, la mia pittura, può esser ricondotto alla spiritualità che ho avuto la fortuna di vivere in prima persona in questo mio paese natìo. L'influsso di tutto questo ha avuto un certo peso su di me, sulla mia vita. Oltre al fatto che sono scampato a ben due incidenti automobilistici... è per questo, tra l'altro, che ho intitolato "Ex Voto" (in latino "Per Grazia Ricevuta") il primo album dei Requiem. Proprio perché, tra le tante cose in cui credo, c'é anche questo: mi sento un miracolato. E poi, nella mia attività artistica, come tu hai riscontrato, la musica influenza la pittura e viceversa. I titoli di alcuni quadri che ho fatto sono anche titoli di miei brani musicali. La musica influenza totalmente la pittura e viceversa. Senza continuità. (mamma mia, che cosa fantastica, poi ci si lamenta che nel Rock non esistono i contenuti... Ndr). Ti faccio l'esempio del dipinto "Dies Irae" del 1979 (che fa anche da copertina per il cofanetto Bloodrock Records che racchiude tutti e quattro i dischi dei Requiem in ristampa). Esiste anche il corrispettivo brano musicale "Dies Irae" degli stessi Requiem, ed entrambi descrivono il giorno in cui l'uomo contaminerà la Terra con i suoi peccati, con conseguenze disastrose. (Mario Di Donato si riferisce ovviamente all'omonimo canto liturgico d'epoca medievale che narra appunto il "Giorno dell'Ira", ispirazione tanto per il brano musicale che per il suo quadro Ndr)

Tu sei attivo da moltissimo tempo nella scena Hard&Heavy del nostro paese, anche ad esempio con gli Unreal Terror. Qual'é il tuo pensiero, la tua opinione riguardo la nascita, la crescita, l'evoluzione della musica Heavy in Italia? Quali erano le differenze rispetto al periodo in cui tu iniziasti a suonare, rispetto alla scena odierna?

Posso dirti che io sono considerato uno degli iniziatori a livello nazionale di tutto ciò che è considerato Heavy. A 14 anni già suonavo la chitarra, ho iniziato prima con il Beat, passando poi per il Rock fino ad arrivare all'Heavy Metal (e quindi al Doom). Il mio primo disco di Dark Metal, il primo dei Requiem, uscì nel 1988 ma già dal 1973-74 suonavo con la mia band piuttosto Heavy: si chiamavano Respiro Di Cane. Con questa band abbiamo forse inventato il Thrash, perché volevo i brani abbastanza veloci con la batteria a doppia cassa. Ho poi formato gli UT dal 1979, una band abbastanza Heavy ma con testi in italiano, fino a suonare sul primo album "Heavy And Dangerous" degli Unreal Terror, il quale fu spinto moltissimo a livello giornalistico da Beppe Riva, in un'epoca in cui eravamo coevi con i pochi gruppi italiani sulla cresta dell'onda. C'erano i Vanadium, Paul Chain, gli Astaroth romani che a me piacevano particolarmente. Addirittura questi ultimi, in procinto di trasferirsi in America, chiesero a me di sostituire il loro ex-chitarrista, visto che il genere da me suonato negli Unreal Terror era similare. Risposi di no perché i miei Requiem stavano andando molto bene. Eravamo una band con un forte concept, che avevo costruito in tre o quattro mesi di lavoro e d'impegno. Per questo, fin dalla nostra prima uscita discografica ("Ex Voto" uscito per Minotauro Records nel 1988), fummo esaltati dalla stampa specializzata e di conseguenza premiati con un gran successo, perché eravamo particolarmente originali. I The Black nacquero sempre nel 1988, accantonando gradualmente i Requiem per una questione di linguaggio. Non sono mai stato molto avvezzo al cantato in inglese. Avevamo un certo successo in Italia e nell'Europa continentale, ma non in Inghilterra. In quanto il cantato non aveva mai una pronuncia perfettamente anglosassone, e proprio per questo i nostri dischi lì erano subito bocciati. Mi stancai di questa cosa e, visto che non mi interessava il cantato in italiano, decisi di adottare questa originalità del cantato in latino. Che è la lingua madre del popolo Italico, della Roma Imperiale. Questa peculiarità ci distinse particolarmente a livello mondiale. Perché da allora siamo considerati l'unica band al mondo ad utilizzare questa lingua. E i riscontri di vendita internazionali da parte della mia casa discografica, la Black Widow Records, sono sempre particolarmente buoni. Segno che la nostra proposta piace proprio in virtù di questa esclusiva originalità del cantato in latino.

Oltretutto, con il latino che è una lingua ancestrale, arte chiama arte, ancestralità chiama ancestralità. Non è inconsueto toccare argomenti arcaici nei testi.

Sì, difatti il mio album "Capistrani Pugnator" parla dell'omonimo ritrovamento archeologico del VI secolo A.C., in territorio abruzzese. Una statua di quello che pare un guerriero, il Guerriero di Capestrano, appunto. Fin troppi studiosi e critici d'arte hanno studiato il reperto senza mai capirci nulla. Dagli oggetti che il Guerriero indossa non si capisce ancora se è la raffigurazione di un re, di un condottiero oppure di un semplice soldato. Neppure l'epigrafe è chiara, poiché si tratta dell'antica scrittura picena/abruzzese del VI secolo A.C. che ancora non è ben comprensibile. Si tratta di un vero e proprio mistero archeologico, a cui ho dedicato il disco e l'opera di copertina. (Mario ha raffigurato se stesso sul front-cover nella stessa posa del Guerriero originale, con la sua chitarra Diavoletto al posto dell'ascia, mentre all'interno della copertina ha dipinto il guerriero originale: una doppia opera d'arte davvero coi fiocchi! Ndr). Stessa cosa con l'album "Gorgoni", che ho voluto dedicare alla figura di Medusa, da me ugualmente raffigurata in copertina. Tutto questo è indicativo del fatto che quando creai i The Black, li creai proprio per inserire l'elemento Arte nella musica estrema, Dark/Doom Metal appunto. Perché sentivo forte il desiderio di raffigurare l'arte visuale nella musica. E così ho fatto.

Basta che ci sia una risposta, un interesse da parte del pubblico per una proposta di questo genere. Proprio perché secondo me non basta la musica da sola. C'é necessario bisogno di un forte immaginario. Soprattutto se arcaico, ancestrale.

Beh sì. Con la Black Widow tra l'altro il rapporto reciproco va avanti da più di 25 anni, perché loro lavorano molto bene. Mi pagano lo studio di registrazione, e hanno sempre saputo esportare bene la mia proposta musicale. In Italia è sempre difficile, perché il Metal non ha mai venduto cifre esorbitanti. Però, loro mi sanno proporre bene all'estero, ad esempio in America, in Giappone... Lì appena esce un mio disco vendono subito tutte le copie. Di questo sono molto grato a loro. Quello che a me dispiace è la nuova situazione che sono costretti a vivere i ragazzi di oggi, che agiscono in un sistema con sempre meno locali per suonare e sempre meno soldi come paga. Per sbarcare il lunario allora si è costretti a creare le cover-bands, una cosa che non amo per nulla perché a riproporre semplicemente brani di artisti famosi non si compone più e... finisce la musica!

Che finisce la musica è una cosa molto triste. Perché per i compositori è sempre più difficile sopravvivere proprio per questo sistema malsano che si è creato. Anch'io ne so qualcosa. Scusami se mi sfogo con te.

Eh, mi rendo conto che i The Black sono una cosa rara. Ci sono voluti 40-45 anni per arrivare ad una situazione in cui siamo conosciuti un po' dappertutto. Ora si è creato un bel giro, con dei manager, la vendita di dischi e merchandise, ma non è stato uno scherzo arrivare a tutto questo. Dopo tanto tempo non me lo aspettavo neppure io, visto che qui in Italia non si vive con questa musica. Però, dopo tutto questo insistere per anni, con uno stesso linguaggio musicale, con molta coerenza, con molto impegno nella composizione, restando sempre se stessi, i frutti alla fine si sono manifestati. Torno sempre al discorso delle cover-bands: io ho suonato in lungo ed in largo per tutta Italia ed Europa, ho suonato e visto dei festivals. E mi sono reso conto che i ragazzi di oggi SANNO suonare. Però, in genere, non riescono a mettere a frutto la propria creatività, la propria personalità, in modo da concentrarsi in un progetto musicale originale e serio. La loro volontà è più frammentaria, mirata a suonare a tutti i costi in un certo giro di locali. Questa è la differenza principale tra ieri ed oggi, ciò che mi hai chiesto prima. Parlo di me, di Steve Sylvester, di Paul Chain. Siamo tutti e tre considerati personaggi "di culto", destinati a rimanere (spero) un riferimento in virtù di una certa forte personalità e originalità... oggi è difficile che una band o un singolo personaggio diventino similarmente "di culto". Perché in genere manca una certa costanza a crearsi una propria identità... di creare qualcosa di personale uscendo un po' fuori dai canoni. Io invece tengo molto a che i giovani s'incomincino a muovere. A proporre un discorso artistico/musicale serio, perché io, Steve e Paul non possiamo di certo durare per sempre. Questo voglio sottolinearlo con particolare enfasi. Ragazzi, forza.

(a questo punto Mario cambia discorso e... ci fa una bella sorpresa!)

Tra l'altro, visto che prima ti ho citato il mio libro di poesie appena pubblicato, volevo leggerti una mia poesia. Non è compresa nel mio libro (sarà pubblicata in seguito, sul secondo volume, in quanto l'editore ha intenzione di pubblicare una trilogia). Ne faccio omaggio a te ed alla Webzine per cui scrivi. Pubblicatela pure liberamente. S'intitola "Castrum Pesculum", che è anche il nome ancestrale del mio paese d'origine Pescosansonesco. Si tratta di un ringraziamento che ho voluto fare al mio paese natale, per la forte identità e l'influenza che ho ricevuto da esso.

Grazie Pesco, per le tue rocce
Per i tuoi alberi e per le tue strade
Per il vento, per le tue chiese e per le tue fontane
Sono nato in questo nido di falchi
Dove l'aria è pura
E l'acqua è di fonte fredda
Gelata e limpida come allora
Grazie Pesco, per la tua grande espressione
Per i colori che mi hai donato
Per questa vita d'artista
Per la musica che splende ancora e vive
Come in un grande, immenso e storico cesto d'oro

E noi come vedi caro Mario l'abbiamo pubblicata tutta. E di ciò ti ringraziamo sentitamente. Passiamo all'ultima domanda. Anni fa, ti è stato conferito un premio alla carriera e alla musica: il premio internazionale Dante Alighieri (ho visto un filmato su youtube). Pensi si tratti di un buon riconoscimento per la tua longeva attività artistica?

Pensa al fatto che quando sono stato premiato, qui a Pescara, dove il premio ha una delle sue sedi (le altre sono a Taranto e in Canada), sono stato l'unico metallaro a ricevere questo premio. E quel giorno i metallari si mescolarono tra il pubblico ingioiellato. Fu una cosa particolarmente inconsueta. Sì, è stata una soddisfazione enorme per me. Di premi similari ne ho presi altri: due anni fa vinsi un Awards Internazionale a Genova, assieme a Ken Hensley, tastierista degli Uriah Heep e a Rod Evans, primo cantante dei Deep Purple. E poi ad ottobre dell'anno scorso un altro premio alla carriera, molto particolare e prestigioso, una Rosa d'Argento, a Roseto in provincia di Teramo.

Benissimo Mario. La nostra chiacchierata è stata molto interessante ed esauriente. Ti ringrazio dal più profondo del mio animo, e spero di vederti presto. Magari, proprio in un concerto qui a Roma.

Grazie a te. Ho suonato spesso a Roma e spero di tornare lì da voi. Roma Caput Mundi mi è da sempre molto cara per la sua storia ancestralità, così come i romani stessi.

Alessio Secondini Morelli