Nuclear Blast |
Gli iconici Cradle Of Filth giungono così al dodicesimo album (se si esclude la sfilza di EP, live, raccolte, DVD ecc. prodotti lungo la loro prolifica carriera), entrando così trionfanti nel loro ventitreesimo anno di attività discografica. Personalmente, seguendoli fin dall'inizio, sono convinto che ogni loro release sia una vera festa in piena regola. E non solo per le varie "special editions" che sono sempre una costante di ogni loro album (beh forse ANCHE per questo). Questa recensione necessita di una doverosa introduzione. Da anni considerati uno dei nomi più popolari e quotati nella scena metal internazionale, Dani Filth e compagnia malvagia sono ormai arrivati disco dopo disco a picchi di popolarità precedentemente impensabili per una band di metal estremo, fino ad essere considerati da alcuni giornalisti specializzati loro connazionali come la british metal band meglio esportata dai tempi degli Iron Maiden. Di sicuro, pur provenendo dal puro death/black metal, la band inglese ha saputo andare oltre la blasfemia pura e la rozzezza degli arrangiamenti dei generi di riferimento, creandosi un proprio sound apparentemente consono al black metal, ma basato in realtà su composizioni sempre più complesse, spezzettate in più parti differenti, accenni di enfasi teatrale, ricchezza di arrangiamenti ricercati (orchestra, keyboards, cori classici e voci femminili), di produzioni sempre più raffinate, di concept ambiziosi e sempre reminiscenti colte citazioni letterarie, cinematografiche, accenni al mondo del gotico, dell'occulto e della stregoneria... per la particolare complessità concettuale che portano avanti da sempre, da una parte i nostri si sono presi dall'intero movimento underground black metal il patentino di "venduti", dall'altra sono stati visti assieme ai Dimmu Borgir come gli indiscussi capistipite del sottogenere Symphonic Black Metal.
Ma a parte tutto questo, pur con tutti i cambi di formazione subiti nei decenni, il gruppo del quotatissimo cantante/liricista Dani Filth (unico rimasto ormai della line-up originale) è sempre andato avanti riuscendo in un'impresa secondo me non da tutti. Rimanere una metal band estrema, pesante e brutale, e assieme diversificare la loro particolarissima proposta allargando così il proprio pubblico con dei prodotti discografici che, se non sono tutti sulla medesima media dell'eccellente (dopotutto sono anche degli esseri umani), hanno sempre cercato di ricreare degli immaginari oscuri impregnati di fortissimo fascino. Forse il loro segreto è nell'evitare gli eccessi di immagine estrema e le tendenze al nichilismo puro e alla negatività a tutti i costi (che condannano le black metal bands a rimanere vita natural durante nella palude dell'underground più puro) per passare oltre. D'altronde lo dicono loro stessi che il Black è "soltanto uno dei loro tanti riferimenti culturali". I loro complessi immaginari sonori, in realtà, vogliono comunicare ben altro: l'impavido fascino seduttivo del lato oscuro, simboleggiato dai vari archetipi occultistici, stregoneschi e spesso blasfemi di cui i Cradle si sono da sempre circondati anche graficamente (e le covers sono quasi sempre dei capolavori di grafica). Non da meno, il pubblico che li segue ormai da tanto tempo ha certo decretato il successo di tutto questo complesso lavoro musical-concettuale, c'é da prenderne atto. Negli ultimi anni si sono succedute molte controversie (cosa del tutto umana) su quale album sia meno riuscito tra i più recenti, a discapito dei loro lavori principalmente conosciuti ed amati degli anni '90 del ventesimo secolo.
Di sicuro "Dusk..." viene spesso unanimamente visto come il loro capolavoro. Altri non digeriscono "Thornograpy" o "Nymphetamine", ma in sede di recensione non parlerò eccessivamente di gusti personali (tranne affermare brevemente che considero i primi tre albums "The Principle Of Evil Made Flesh", "Dusk And Her Embrace" e "Cruelty And The Beast" dei capolavori e che tra i più recenti adoro "Darkly, Darkly, Venus Aversa"), per dire invece che tra ipotetici alti e bassi i Cradle Of Filth continuano imperterriti la loro forsennata tabella di marcia, e che il loro sound è oramai riconoscibile tra mille. Detto questo, riconoscerò che secondo la mia modesta opinione, "Mantichore" e "Hammer Of The Witches" sono un po' troppo prolissi e leggermente ripetitivi (e questo non equivale ad affermare che siano due brutti dischi, anzi, tutt'altro), mentre con quest'ultimo "Cryptoriana - The Seductiveness Of Decay" la band è tornata ad uno splendore che sale oltre il buono/ottimo per sfiorare l'eccellente. Otto brani otto, più due tracce bonus per la consueta edizione limitata in digipack (in senso buono: non perdono mai il vizio, rassegniamoci!), per quasi 66 minuti totali di musica violenta dove, oltre alla consueta classe liricistica e compositiva, agli arrangiamenti di cori classici (registrati con il prestigioso "OctOpus Choir" proveniente dalla Repubblica Ceca), alle belle vocals femminili ed alle parti orchestrali troviamo un sound brutale e ferale quanto complesso e sfaccettato, come da anni siamo abituati, ed un Dani particolarmente ispirato e galvanizzato nel suo acuto strillo demoniaco, così come nelle parti più recitate e/o gutturali, come anche nei testi, piuttosto complessi, spesso resi nel loro consueto inglese arcaico, vomitando contro l'ascoltatore una verve romantico-gotica disperata, malata e letale quanto il morso improvviso di una vedova nera. Rimaniamo contagiati dal fascino discreto del maligno fin dalla spettacolare intro "Exquisite Torment Awaits", con le sue lente dissonanze oscure di chitarra sabbathiana doppiate dall'OctOpus Choir con i suoi vocalizzi in latino che sanno tanto di "Jerry Goldsmith's The Omen Soundtrack", e che ci introducono a "Heartbreak And Seance", malvagia evocazione di anime di morti dove tutti i principali ingredienti sonori più tipici della band sono rappresentati a 360 gradi.
Ottimo biglietto da visita introduttivo. Inizia poi con clavicembalo e cori "Archingly Beautiful" che rappresenta il brano dove, dopo una prima parte violenta e riminiscente echi di black metal, possiamo apprezzare in modo più particolare i cori classici, nella lunga parte centrale su base orchestrale, mentre ci lasciamo avvolgere dal fascino emanato dalla presenza femminile che si staglia difronte a noi come la personificazione di ogni abominio d'oltretomba. "Wester Vespertine", caratterizzata da una parte iniziale di sapore piacevolmente epico, si trasforma dopo un paio di minuti nel brano più brutale e veloce di tutto il disco, sopraffacendoci con delle visioni di violenza ferale che irrompono nella nostra visione onirica trasformandola in un nebbioso incubo pullulante di fantasie malate e sadici demoni di foggia femminile. Bellissima "The Seductiveness Of Decay", la più maideniana delle tracce presenti assieme a "You Will Know The Lion By His Claw". Le armonie chitarristiche di queste due songs sono un ottimo compendio di arrangiamenti quasi Power Metal, e non essendo il sound dei COF nuovo a questo tipo di eclettismo, non possiamo far altro che prendere atto di quanto il risultato sia incisivo e coinvolgente, tanto prendendo singolarmente i due brani in questione, quanto nel contesto generale di un album tanto oscuro e fascinoso quanto variegato. Nel mezzo di queste due troviamo poi incastonata anche la dolce e velenosa "Vengeful Spirit", che ha un inizio quasi da ballad con chitarra arpeggiata e sottofondo orchestrale (ah quanto mi viene in mente il miglior King Diamond dell'album "Abigail"... ho quasi le lacrime) prima di accendersi di rabbia su ritmo molto speed, ma contenendo alcune delle più belle lead vocals femminili di tutto l'album. Sembra proprio di essere minacciati dalla presenza di questo rancoroso quanto sensuale spirito femminile incorporeo, che vuol farci pagare tutto il prezzo della nostra colpa infame, fino all'ultima goccia di veleno. "Death And The Maiden" è il brano dell'album più simile al metal più moderno, con le sue chitarrone thrash in stile quasi Metalcore, ma prima che possiate storcere il naso, vi rassicuro che il goticismo dell'atmosfera e delle liriche non viene mai intaccato e rimane incalzante e sempre in agguato per tutto il ritmo mid-tempo su cui si basa questa song, dominata da un'efficace orchestrazione, da rallentamenti al limite del Doom e dalla consueta malvagità vocale di Dani Filth, e tramite un finale di paurosi effetti sonori ambient in fade-out il brano ci porta magistralmente alla fine del nostro viaggio nella Terra dell'Incubo... a chiedere gli Encore. E questi arrivano, puntualmente alla fine della versione digipack, sottoforma innanzitutto di una traccia ("The Night At Catafalque Manor") complessa, sfaccettata e parecchio teatrale che è anche un po' un riassunto di ciò che abbiamo appena terminato di ascoltare, e poi... di una sorprendente quanto dannatamente ben fatta cover nientemeno che di "Alyson Hell", brano epocale tratto da "Alice In Hell" seminale primo album dei techno-thrashers canadesi Annihilator.
La versione COF di questo classico del metal è in modo disarmante accresciuta nell'atmosfera da incubi notturni infantili di cui già la versione originale era pregna. Un tocco di classe tutto Cradle Of Filth anche in questa cover. Io non smetterò mai neppure di lodare le scelte grafiche di copertina tipiche dei COF, che sono tutte bellissime e particolareggiate nonché splendidamente in tema... ma qui siamo particolarmente ai livelli di eccellenza. Non tanto per la presenza costante nelle varie immagini di una bellissima e succinta bionda... che spesso mi ricorda la vampira fumettistica Jacula, quanto per il fatto che la protagonista suddetta viene raffigurata in più pose dove ne passa di cotte e di crude: la vediamo torturata e squartata da frecce acuminate, poi amante del tristo mietitore, quindi in atteggiamento saffico con un'altra leggiadra donzella, in seguito la vediamo ricevere letteralmente una serpe in seno, quindi in atteggiamento di prostrazione difronte ad un albero il cui tronco è costituito da uno scheletro umano, per poi esser raffigurata mentre amoreggia con un mostro informe tipo "Alien"... e diventare alla fine il soggetto di un front-cover da vera apoteosi, dove interpreta una sanguinante e sensuale Venere vampirica ispirata al famoso quadro del Botticelli. Per dire quanto la dimensione squisitamente "superiore" del metal estremo dei Cradle Of Filth accende la fantasia dell'immaginario a tal punto da stimolare come nessun altro l'arte figurativa. Cari amici Cradle, voi che da 23 anni ininterrotti avete la maestria di riuscire a far ardere nei vostri fans la passione per il rosso del sangue, la reverie gotica e la dimensione più tenebrosa ed occulta della Natura che circonda il mistero della vita (e della morte)... vi assicuro che se questo fosse il vostro primo album, vi metterei 10 su 10. Ma è solo il vostro ennesimo bellissimo album, e visto che siete sempre voi, gli originali ed inimitabili Cradle Of Filth, dovrete... accontentarvi, di un 9 su 10. Non maleditemi per questo. E' la vostra intera discografia in blocco che considero degna del massimo voto.
Ma a parte tutto questo, pur con tutti i cambi di formazione subiti nei decenni, il gruppo del quotatissimo cantante/liricista Dani Filth (unico rimasto ormai della line-up originale) è sempre andato avanti riuscendo in un'impresa secondo me non da tutti. Rimanere una metal band estrema, pesante e brutale, e assieme diversificare la loro particolarissima proposta allargando così il proprio pubblico con dei prodotti discografici che, se non sono tutti sulla medesima media dell'eccellente (dopotutto sono anche degli esseri umani), hanno sempre cercato di ricreare degli immaginari oscuri impregnati di fortissimo fascino. Forse il loro segreto è nell'evitare gli eccessi di immagine estrema e le tendenze al nichilismo puro e alla negatività a tutti i costi (che condannano le black metal bands a rimanere vita natural durante nella palude dell'underground più puro) per passare oltre. D'altronde lo dicono loro stessi che il Black è "soltanto uno dei loro tanti riferimenti culturali". I loro complessi immaginari sonori, in realtà, vogliono comunicare ben altro: l'impavido fascino seduttivo del lato oscuro, simboleggiato dai vari archetipi occultistici, stregoneschi e spesso blasfemi di cui i Cradle si sono da sempre circondati anche graficamente (e le covers sono quasi sempre dei capolavori di grafica). Non da meno, il pubblico che li segue ormai da tanto tempo ha certo decretato il successo di tutto questo complesso lavoro musical-concettuale, c'é da prenderne atto. Negli ultimi anni si sono succedute molte controversie (cosa del tutto umana) su quale album sia meno riuscito tra i più recenti, a discapito dei loro lavori principalmente conosciuti ed amati degli anni '90 del ventesimo secolo.
Di sicuro "Dusk..." viene spesso unanimamente visto come il loro capolavoro. Altri non digeriscono "Thornograpy" o "Nymphetamine", ma in sede di recensione non parlerò eccessivamente di gusti personali (tranne affermare brevemente che considero i primi tre albums "The Principle Of Evil Made Flesh", "Dusk And Her Embrace" e "Cruelty And The Beast" dei capolavori e che tra i più recenti adoro "Darkly, Darkly, Venus Aversa"), per dire invece che tra ipotetici alti e bassi i Cradle Of Filth continuano imperterriti la loro forsennata tabella di marcia, e che il loro sound è oramai riconoscibile tra mille. Detto questo, riconoscerò che secondo la mia modesta opinione, "Mantichore" e "Hammer Of The Witches" sono un po' troppo prolissi e leggermente ripetitivi (e questo non equivale ad affermare che siano due brutti dischi, anzi, tutt'altro), mentre con quest'ultimo "Cryptoriana - The Seductiveness Of Decay" la band è tornata ad uno splendore che sale oltre il buono/ottimo per sfiorare l'eccellente. Otto brani otto, più due tracce bonus per la consueta edizione limitata in digipack (in senso buono: non perdono mai il vizio, rassegniamoci!), per quasi 66 minuti totali di musica violenta dove, oltre alla consueta classe liricistica e compositiva, agli arrangiamenti di cori classici (registrati con il prestigioso "OctOpus Choir" proveniente dalla Repubblica Ceca), alle belle vocals femminili ed alle parti orchestrali troviamo un sound brutale e ferale quanto complesso e sfaccettato, come da anni siamo abituati, ed un Dani particolarmente ispirato e galvanizzato nel suo acuto strillo demoniaco, così come nelle parti più recitate e/o gutturali, come anche nei testi, piuttosto complessi, spesso resi nel loro consueto inglese arcaico, vomitando contro l'ascoltatore una verve romantico-gotica disperata, malata e letale quanto il morso improvviso di una vedova nera. Rimaniamo contagiati dal fascino discreto del maligno fin dalla spettacolare intro "Exquisite Torment Awaits", con le sue lente dissonanze oscure di chitarra sabbathiana doppiate dall'OctOpus Choir con i suoi vocalizzi in latino che sanno tanto di "Jerry Goldsmith's The Omen Soundtrack", e che ci introducono a "Heartbreak And Seance", malvagia evocazione di anime di morti dove tutti i principali ingredienti sonori più tipici della band sono rappresentati a 360 gradi.
Ottimo biglietto da visita introduttivo. Inizia poi con clavicembalo e cori "Archingly Beautiful" che rappresenta il brano dove, dopo una prima parte violenta e riminiscente echi di black metal, possiamo apprezzare in modo più particolare i cori classici, nella lunga parte centrale su base orchestrale, mentre ci lasciamo avvolgere dal fascino emanato dalla presenza femminile che si staglia difronte a noi come la personificazione di ogni abominio d'oltretomba. "Wester Vespertine", caratterizzata da una parte iniziale di sapore piacevolmente epico, si trasforma dopo un paio di minuti nel brano più brutale e veloce di tutto il disco, sopraffacendoci con delle visioni di violenza ferale che irrompono nella nostra visione onirica trasformandola in un nebbioso incubo pullulante di fantasie malate e sadici demoni di foggia femminile. Bellissima "The Seductiveness Of Decay", la più maideniana delle tracce presenti assieme a "You Will Know The Lion By His Claw". Le armonie chitarristiche di queste due songs sono un ottimo compendio di arrangiamenti quasi Power Metal, e non essendo il sound dei COF nuovo a questo tipo di eclettismo, non possiamo far altro che prendere atto di quanto il risultato sia incisivo e coinvolgente, tanto prendendo singolarmente i due brani in questione, quanto nel contesto generale di un album tanto oscuro e fascinoso quanto variegato. Nel mezzo di queste due troviamo poi incastonata anche la dolce e velenosa "Vengeful Spirit", che ha un inizio quasi da ballad con chitarra arpeggiata e sottofondo orchestrale (ah quanto mi viene in mente il miglior King Diamond dell'album "Abigail"... ho quasi le lacrime) prima di accendersi di rabbia su ritmo molto speed, ma contenendo alcune delle più belle lead vocals femminili di tutto l'album. Sembra proprio di essere minacciati dalla presenza di questo rancoroso quanto sensuale spirito femminile incorporeo, che vuol farci pagare tutto il prezzo della nostra colpa infame, fino all'ultima goccia di veleno. "Death And The Maiden" è il brano dell'album più simile al metal più moderno, con le sue chitarrone thrash in stile quasi Metalcore, ma prima che possiate storcere il naso, vi rassicuro che il goticismo dell'atmosfera e delle liriche non viene mai intaccato e rimane incalzante e sempre in agguato per tutto il ritmo mid-tempo su cui si basa questa song, dominata da un'efficace orchestrazione, da rallentamenti al limite del Doom e dalla consueta malvagità vocale di Dani Filth, e tramite un finale di paurosi effetti sonori ambient in fade-out il brano ci porta magistralmente alla fine del nostro viaggio nella Terra dell'Incubo... a chiedere gli Encore. E questi arrivano, puntualmente alla fine della versione digipack, sottoforma innanzitutto di una traccia ("The Night At Catafalque Manor") complessa, sfaccettata e parecchio teatrale che è anche un po' un riassunto di ciò che abbiamo appena terminato di ascoltare, e poi... di una sorprendente quanto dannatamente ben fatta cover nientemeno che di "Alyson Hell", brano epocale tratto da "Alice In Hell" seminale primo album dei techno-thrashers canadesi Annihilator.
La versione COF di questo classico del metal è in modo disarmante accresciuta nell'atmosfera da incubi notturni infantili di cui già la versione originale era pregna. Un tocco di classe tutto Cradle Of Filth anche in questa cover. Io non smetterò mai neppure di lodare le scelte grafiche di copertina tipiche dei COF, che sono tutte bellissime e particolareggiate nonché splendidamente in tema... ma qui siamo particolarmente ai livelli di eccellenza. Non tanto per la presenza costante nelle varie immagini di una bellissima e succinta bionda... che spesso mi ricorda la vampira fumettistica Jacula, quanto per il fatto che la protagonista suddetta viene raffigurata in più pose dove ne passa di cotte e di crude: la vediamo torturata e squartata da frecce acuminate, poi amante del tristo mietitore, quindi in atteggiamento saffico con un'altra leggiadra donzella, in seguito la vediamo ricevere letteralmente una serpe in seno, quindi in atteggiamento di prostrazione difronte ad un albero il cui tronco è costituito da uno scheletro umano, per poi esser raffigurata mentre amoreggia con un mostro informe tipo "Alien"... e diventare alla fine il soggetto di un front-cover da vera apoteosi, dove interpreta una sanguinante e sensuale Venere vampirica ispirata al famoso quadro del Botticelli. Per dire quanto la dimensione squisitamente "superiore" del metal estremo dei Cradle Of Filth accende la fantasia dell'immaginario a tal punto da stimolare come nessun altro l'arte figurativa. Cari amici Cradle, voi che da 23 anni ininterrotti avete la maestria di riuscire a far ardere nei vostri fans la passione per il rosso del sangue, la reverie gotica e la dimensione più tenebrosa ed occulta della Natura che circonda il mistero della vita (e della morte)... vi assicuro che se questo fosse il vostro primo album, vi metterei 10 su 10. Ma è solo il vostro ennesimo bellissimo album, e visto che siete sempre voi, gli originali ed inimitabili Cradle Of Filth, dovrete... accontentarvi, di un 9 su 10. Non maleditemi per questo. E' la vostra intera discografia in blocco che considero degna del massimo voto.
Voto: 9/10
Alessio Secondini Morelli