ESSENZA - Blind Gods and Revolutions

SG
Prima di recensire un importante album in chiave rock è fondamentale ripercorrere le tappe fondamentale del gruppo Essenza per sottolineare gli enormi passi avanti percorsi, infatti sembrano tanto lontani i tempi degli esordi quando questa band leccese nata nel 1993 cantava prettamente in italiano e ripercorreva i canoni di un classic Hard Rock, era composto da 6 elementi; oggi il trio composto dai fondatori Carlo e Alessandro Rizzello, il primo alla voce e chitarra e il secondo al basso con l’aggiunta del tastierista Paolo Colazzo ci hanno proposto nel 2014 a distanza di cinque anni dal blasonato “Devil’s Breath” un lavoro più maturo, stiamo parlando di “Blind Gods and Revolutions”. Possiamo ora inserirli a pieno titolo nelle band più influenti del hard’n heavy rock del Sud Italia e non solo. Le peculiarità fondamentali della band sono quasi tutte incentrate sulla sezione ritmica e sulla parte strumentale sempre efficace, il loro risulta essere un Hard’n’heavy rock con numerose contaminazioni dal prog al blues con addirittura inclinazioni funky e folk ma soprattutto trash; sembrano comunque evidenti i richiami ad un rock più attempato in modo più specifico quello anni ’70 e ‘80 riscontrabile soprattutto nel modo di porci il cantato. Altra caratteristica del lavoro è la mancanza totale di punti di riferimento, l’ascoltatore più trovarsi disorientato a più battute, vengono riproposti sempre brani differenti atmosfere che cambiano e creano un sunto dei più svariati generi. Un album di alta levatura già dall’opener “Plastic God”, eseguito in modo maestoso con i riff rocciosi e una prova da maestri per i musicisti che eseguono il tutto in mid tempo ad eccezione della parte che contiene un assolo di pregevole fattura; ispirato è il secondo brano, il primo singolo dell’album, “Bloody Spring” qui la base rockeggiante si arricchisce di elementi trash, un riff azzeccato dove non appaiono mai esagerati tutti gli elementi, di questo brano va sottolineata la sezione melodica.

Facilmente ricollegabile alle precedenti produzioni della band è “The Song Inside” con una cura eccelsa nella parte strumentale, qui più che in altre parti risulta piacevole l’esecuzione del singer; tantissime influenza e cambio di atmosfera per “The Fury of The Ancient Witch” accelera il ritmo che appare forsennato, un vero martellamento in questo brano che ci infonde energia, si alternano i brani, grande scelta per una mezz’ora senza controllo ma tanta incisività. Infatti più soft è “Lost and Blind”, che da più spazio all’accattivante melodia,ancora più lento è il brano meno bello del platter “Fight for Change “, bellissimo il testo ed il messaggio, ottima l’esecuzione vocale ma troppo lento per un brano che vuole proporsi come heavy. Atmosfera medioevale invece per un pezzo che inserisce addirittura l’elemento folk, l’adorabile “Seagull in the Night”, una ballad acustica accompagnato da voce che accresce notevolmente la portata del lavoro cosi come il brano che chiude il tutto “Time”(Keep My Memories Alive), a mio avviso il più bello di tutti presente un unico riff che ci trasporta in una chiusura che coinvolge, melodicamente parlando. Gli ultimi due brani a mio parere impreziosiscono notevolmente il tutto e lo rendono memorabile, è importante dire che a differenza di ciò che ascoltiamo quotidianamente questo non è un album di facile ascolto ma a più riprese si possono cogliere le numerose sfumature di cui è intriso. Tutti gli amanti del rock vintage come la sottoscritta non possono che rimanere incantati da un gruppo che partito dai festivals del sud Italia ora sono improntati alla crescita e ad un Heavy di grande qualità, Chapeu ai miei corregionali! 

Voto: 7.5/10 

 Angelica Grippa