MADHOUSE - Intervista alla Band


Siete appena usciti sul mercato discografico con un nuovo album in studio, potete presentarlo ai nostri lettori?

“You Want More” è un EP di 4 brani co-prodotto con Marco Barusso [Lacuna Coil, Cayne, Thirty Seconds to Mars] ed uscito con l’etichetta ICM Records. L’Ep è stato presentato ufficialmente con uno showcase al Legend Club di Milano il 5 settembre e propone brani inediti in lingua inglese di genere alternative rock. Da questo album sono stati estratti i primi 2 singoli ed i relativi video “Empty Inside”, in collaborazione con la Cloverthree, e “Skulls and Bones” come video lyric. L’intento di questa produzione è quello di fare conoscere all’Italia ma soprattutto all’estero i MadHouse.

Come è nata la vostra band e quali sono le vostre origini?

I MadHouse nascono nel 2012 come cover band. Il gruppo ha subito alcuni cambi di line up fino ad arrivare a quella odierna che ha lavorato sul progetto inediti e che sta lavorando attualmente sul length album che verrà pubblicato ad un anno di distanza dall’EP. La line up attuale è composta da Federica Tringali alla voce, Filippo Anfossi alla chitarra, Lorenzo Marzagalli al basso e Max Villicich alla batteria. Da poche settimane si è aggiunto alla band un quinto elemento Fabio Carraffa (chitarra) che ha collaborato con nomi come Steve Vai e Zakk Wylde.

Come è nato invece il nome della band?

Federica: Ho scelto di chiamare la band MadHouse  partendo da un episodio che ho vissuto quando avevo 15 anni. Mio padre mi portò ad una mostra di quadri creati dagli ospiti di una casa di cura psichiatrica. Alcuni di loro erano pittori, altri no. Attraverso quelle immagini raccontavano la loro realtà in maniera forte, semplice ed estremamente comunicativa. Ho sempre sostenuto che l’artista nasca con una sorta di “occhiali colorati” attraverso i quali vede la vita di tutti i giorni con sfumature, colori e forme spesso diverse da quelle che vedono gli altri. Colui che crea vive una sua sensibilità, spesso incompresa, che necessita un veicolo (l’arte)  per riuscire ad esprimersi al meglio. Spesso gli artisti vengono definiti matti.. L’incontro di sensibilità e personalità diverse ha creato la nostra realtà musicale, il nostro “manicomio”, i MadHouse.

Ci sono delle tematiche particolari che trattate nei vostri testi o vi ispirate alla quotidianità in genere? Che peso hanno di conseguenza i testi nella vostra musica?

Federica: Quando scrivo generalmente lo faccio inizialmente in maniera impulsiva, passando solo successivamente ad affinare il tutto. I testi sono naturalmente spontanei, diretti, quindi “catchy” per certi versi, ma il contenuto è frutto di sentimenti e pensieri profondi quasi sempre autobiografici.
Il testo per me resta quindi una parte importantissima del lavoro, forse la portante che mi permette di esprimermi al massimo trasformando in musica pensieri, paure, speranze. L’ispirazione alla scrittura arriva in maniera inaspettata anche da piccoli dettagli che ai più passano inosservati… se vi raccontassi rimarreste veramente sorpresi. La tematica principale del disco è il cambiamento, la presa di coscienza e la volontà di vivere una vita più simile a noi rispetto a quella che la società ci impone con i suoi ritmi e con i suoi schemi che spesso sono lontani da quelli che ognuno di noi vorrebbe per sé.

Quali sono gli elementi della vostra musica che possono incuriosire un vostro potenziale ascoltatore e quali sono quindi le qualità principali del vostro nuovo album?

Il nostro album propone della musica rock diretta, sincera senza troppi artifizi e sovrastrutture. I brani sono diversi e allo stesso tempo affini fra loro, legati dal concetto di cambiamento e di uscire dagli schemi e ritmi predisposti che la vita ci costringe a sopportare. Ogni pezzo è da scoprire in un crescendo dall’opener “Change” alla chiusura dell’album con l’energica “Skulls and Bones”.
Credo sia un lavoro che possa piacere in maniera trasversale agli amanti del rock e non solo.

Come nasce un vostro pezzo?

Federica: Scrivo i testi e la melodia principale, sottopongo il brano alla band che compone le parti strumentali ed infine il nostro produttore artistico procede con gli arrangiamenti. E’ un lavoro che ci viene molto naturale, nella band c’è una bella sinergia, il momento creativo è la parte migliore del lavoro.

Quale è il brano di questo nuovo disco al quale vi sentite particolarmente legati sia da un punto di vista tecnico che emozionale?

Ognuno di noi ha un brano preferito del nostro disco. Il più significativo credo sia You Want More che ben identifica tutto l’EP. Ogni parola del testo ha un forte legame fra significato, significante e vissuto. La copertina del disco è totalmente esplicativa dell’intenzione del brano. La totale volontà di uscire da uno schema ripetuto all’infinito, da situazioni anonime e impersonali in cui sei obbligato a vivere.

Quali band hanno influenzato maggiormente il vostro sound?

Veniamo tutti da background musicali molto diversi che spaziano dal rock, al pop, al prog, al metal. Diciamo che il nostro sound è un buon connubio delle nostre personalità.

Quali sono le vostre mosse future? Potete anticiparci qualcosa? Come pensate di promuovere il vostro ultimo album, ci sarà un tour con delle date live?

Attualmente siamo in piena promozione dell’EP You Want More. Gireremo presto un altro video. Nel frattempo stiamo lavorando sui nuovi brani che faranno parte del full length album. Per quanto riguarda i live noi siamo sempre on stage in tutta Italia e prossimamente inizieremo un tour all’estero.

E’ in programma l’uscita di un album dal vivo o magari di un DVD?

Per ora non è nei nostri progetti ma, mai dire mai, potrebbe essere un ottima idea.

Come giudicate la scena musicale italiana e quali problematiche riscontrate come band?

La scena musicale in genere è molto cambiata rispetto ai gloriosi anni in cui la musica era parte integrante della nostra cultura, in cui la scoperta e l’attesa di brani nuovi scandiva la vita degli appassionati di ogni genere. Non posso parlare di ciò che succede all’estero anche se le nostre esperienze live evidenziano il fatto che fuori dall’Italia l’approccio musicale è ben diverso e intendo in senso positivo. La musica indipendente (per indipendente intendo quella non scritturata dalle major) rimane spesso nel sottobosco ma è libera e longeva. I locali di musica live in Italia, salvo rare eccezioni, fanno fatica a lavorare perché è cambiato l’approccio alla musica stessa. Per fortuna esistono ancora etichette e riviste del settore che lasciano largo spazio e sostengono chi come noi ha intrapreso questo cammino. 

Internet vi ha danneggiato o vi ha dato una mano come band?

Internet è un grande mezzo di comunicazione. Il nostro EP è venduto in oltre 120 paesi nel mondo e la distribuzione è praticamente tutta on line sui maggiori web store. I social e YouTube sono poi degli ottimi mezzi per farci conoscere e danno l’opportunità  a chiunque di ascoltare i nostri brani e vedere i nostri video. Certo purtroppo internet ha il contro di essere a volte un po’ veloce e superficiale ma per la musica oggi è imprescindibile.

Il genere che suonate quanto valorizza il vostro talento di musicisti?

Il genere che proponiamo lo sentiamo nostro. Abbiamo la fortuna di avere un background musicale eterogeneo e molta libertà compositiva pertanto ciò che creiamo ci identifica perfettamente.

C’è un musicista con il quale vorreste collaborare un giorno?

Federica: Credo che da ogni grande della musica si possa imparare ma personalmente come cantante mi piacerebbe comporre e duettare con Alice Cooper, Filippo vorrebbe collaborare con Bon Jovi, Max e Fabio con Ozzy Osbourne e Lorenzo avrebbe voluto con Jimi Hendrix.

Siamo arrivati alla conclusione. Vi va di lasciare un messaggio ai nostri lettori?

La musica è una forma di cultura e di divertimento e purtroppo non versa in buone condizioni negli ultimi anni. Per salvare questo splendido patrimonio bisogna imparare ad ascoltare cose nuove, scaricare legalmente i brani e soprattutto tornare a riempire i locali di musica live. Vi aspettiamo ai nostri concerti!

Maurizio Mazzarella