Wacken Open Air - 2 Agosto 2018 – 4 Agosto 2018 (Live Report)

Come ormai da lustri, il primo week end di agosto si passa in Germania, in uno sperduto paesino sopra Hamburg, sconosciuto ai più, ma meta ambita per chiunque ascolti metal: Wacken. Il festival è diventato durante gli anni, come tutti sanno un forte punto di riferimento sempre più grande, maestoso, preciso, perfetto, un vero parco gioco del metallaro!

La partenza da casa per la Svizzera e poi la per la Germania è verso le 20.30 – 21.00, di martedi sera 31 luglio, in compagnia di altri nove “elementi” . La compagnia dell’anello quest’anno è più nutrita che mai, i miei soliti compagni di viaggio e nuovi “futuri amici”, ma di sicuro sfegatati Metalhead. Il viaggio si svela pieno di piacevoli sorprese, chiacchierate, un pane e salame che non gustavo dal Big 4 a Zurigo nel 2010, tante risate e buona musica, e una volta a Wacken, il mercoledì in mattinata, siamo stati graziati da giorni completamente di sole;  “the shine” a sto giro, dopo qualche edizione di “only rain and mug”. Dopo aver sistemato i due pulmini nella (a mio avviso) migliore posizione del campeggio, aver montato le tende di rito siamo pronti finalmente a godere dello spazio e delle attrazioni, il che significa (ormai quattro) giorni di musica e concerti. 


Mercoledì  1 Agosto

Il “tour de force” comincia net Wet stage, il vero festival comincia domani, ma ormai c’e’ talmente tanta gente che arriva prima di giovedì a campeggiare che gli organizzatori hanno pensato bene di aprire le danze in modo “ufficioso” (nei palchi più piccoli) fin dal giorno prima che si apra l’arena dei veri tra palchi. Il primo concerto che vedo per curiosità più che altro sono dei Fischer-z. Gran concerto a base di folk, rock, pop, reggae, con cori, un’ora letteralmente volata, capitanati dall’ex-marillion Fish, i ragazzi suonano molto molto bene, ed il pubblico risponde appieno cantando strofe e ritornelli delle canzoni proposte. Il tendone è stracolmo. Finito il concerto una sorpresa: sul headbangers stage si apre il tendone: Fish con la sua band di progressivo. La gente sotto il tendone di dirada parecchio, ma i fedelissimi dello scozzese sono presentissimi: lui rivestito di tutto punto con nuovi abiti, ancora più polemico e denunciante che nel concerto precedente. Non ce n’è per nessuno: l’uscita dall’Europa,Trump, problemi sociali vari, ingiustizie, …   Ogni canzone è un pretesto per fare sentire la propria voce (non solo sotto l’aspetto artistico) ma anche sotto “altri aspetti” e per lanciare messaggi. Un uomo  di spessore e carisma, oltre che un grande artista, tutto il mio rispetto!! Eccoci senza rendercene conto ascoltare i Stiff Little Fingers, anche il gruppo punk rock ha i suoi discepoli, c’è il pienone e le canzoni che propongono fanno farte del loro intero repertorio. Scivolano via (complice anche la breve durata delle tracks) una dietro l’altra, lasciando alle spalle tanta allegria.

Seguono i Nazareth. Un intenso concerto che vede tutti i grandi classici, suonati con una botta notevole. Letteralmente rimasto impressionato dal bravissimo cantante, una base ritmica basso e batteria da paura, l’energia scorre forte in questi “Bad Boys Of Rock’N’Roll”, e ce lo fanno capire quando tutta la gente sotto il tendone canta le canzoni che hanno fatto un’epoca. Ci sono tra le altre cose pochi ragazzini a seguire il concerto (come era ovvio), il pubblico medio (finalmente sono tra i più giovani) ha capelli bianchi , lunghi o corti che siano. Mai la definizione di rocker puo’ essere stata meglio usata che in questo caso guardando la gente che sta ascoltando il concerto !! Bella sensazione a sto giro di trovarmi tra i “Rockers”, quelli veri che il rock di quegli anni l’hanno vissuto sulla loro pelle, e quando rock era sintomo di ribellione e degrado (non era usato impropriamente nella pubblicità da mamme di indubbia provenienza col figlio dopo aver pulito un pavimento: un pavimento pulito è rock…. Lasciamo perdere….) seguono i Back yard Babies, col loro hard’n’roll / Rock’n’metal / Punk’n’Goth. Anche qui le loro canzoni più belle, un concerto potente, come era ovvio, presenza impeccabile, per un concerto di soli 45 minuti il responso non è che ottimo.

Ma ecco la ciliegina sulla torta di questa prima serata: Sepultura. Orfani (fortunatamente per quanto mi riguarda) dei due fratellini, (quanto tempo durerà ancora sta storia) nel 2018 possiamo sostenere che i Sepultura sono una ottima band di tutto rispetto. Il concerto ce lo dimostra ampiamente, i brani nuovi si susseguono ai vecchi, territory / choas / propaganda / roots / arise / beneath, … non tralasciando anche quelli del periodo di mezzo come against…  Andreas Kisser è riuscito a portare la band ad un altro livello. Lo so che i vecchi storceranno il naso, ma c’ho messo il cuore nell’ultimo concerto visto dei Cavalera per non parlarne male …. Gran soddisfazione deve essere stata per lui poi suonare un brano col figlio, in quel momento la tensione e la precisione della band si è un po’ persa, ma diciamo che “ci sta”. Fuori il tendone è stracolmo di gente che non ha potuto entrare ed ha assistito al concerto da fuori. A ‘sto punto birretta e nanne. Ci aspetta un lungo week end, mi sembra di capire.

Giovedì 2 Agosto

Finalmente dopo un giro mattiniero tra bancarelle, a cazzeggio tra i campeggi a scoprire l’area che sarà di contorno ad un altro ricordo indelebile, poco prima delle 15.00 entriamo nell’arena!! Aprono le danze i Dokken, uno (uno dei mille) dei miei gruppi preferiti di sempre, e come si sa bene, più in alto sali, più male ti fai quando cadi.  Il pesante fardello è portato da Brown (alla batteria) sul quale non si può dire nulla, un gran batterista, che fa il suo lavoro anche con i cori, impossibile tenerlo zitto, si percepiscono i sintomi della California, è un buon alter-ego di Don, nonché fondatore dei Dokken! Le danze si aprono con the kiss of death, un brano che mette al tappeto migliaia di canzoni. Dai primi 20 secondi del pezzo si è capito tutto il concerto. La band suona bene, ma gli strumentisti non sono i fuoriclasse che mancano, per tutto il concerto i due cercheranno inutilmente di “arrivare” dove umanamente non è possibile giungere: ad euguagliare le partin di Lynch e Pilson, che non sono della partita.

Sostituire due cos, sia musicalmente che in termini di carisma, è impossibile per i Dokken che segnano indiscutibilmente la loro discesa. Inoltre l’ingresso alle scene dello stesso Don, molto invecchiato (male) ed imborsito, senza un minimo di energia anche espressa dal corpo, fa capire come sarà il cantato sulle canzoni: fiacco, deludente, senza nervo, impoverito …. Che delusione. Aspetto la fine per spostarmi al palco dove Vince terrà il suo potente ed ammaliante concerto. Uno dopo l’altro i classici dei Crue, con una band che non si risparmia di nulla. Il pubblico lo segue a spada tratta, uomo della giornata il batterista, molto “Lee Oriented”, sia stilisticamente che da showman. Un buon sostituto che oltre che a suonare con disinvoltura i brani, scherza, gioca, fino ad un salto dall’alto degli amplificatori per finire il concerto!! Si continua coi Dirkscheider, lo zio Udo sfodera uno dopo l’altro tutti i brani che furono cavalli di battaglia degli accept, ma la band che suona non è allo stesso livello dei compositori originali, anche se devo dire non male. Pochi minuti di sospiro prima dell’inizio dello spettacolo di una delle band principi del Wacken 2018: Behemoth. Aggressivi, cattivi, potenti, precisi, essenziali, malvagi, peccato che il concerto sia finito in un attimo (in realtà suonano 1 ora ed un quarto), ma sembrano veramente pochi attimi tanto è conciso ed intenso il loro show. Immensi !!!  Dato che non può esserci  una delusione (Dokken) senza un’altra, eccoci alla seconda della giornata: tuffo di testa su pieno asfalto: Danzig! Ho adorato i Misfits a non finire negli anni 80, ho seguito anche dal vivo la sua carriera solista sul finire dello stesso decennio (stupendo fu il concerto al pala-sesto all’epoca di Danzig II), l’ho visto poi altre volte dal vivo, ed era uno dei motori principali per me di questa edizione di Wacken, ma mi sono purtroppo dovuto ricredere. Uno show altamente deludente, con lui completamente afono perfino quando parlava solamente per presentare i brani. Direi di fermarmi qui per non andare avanti ad insultare ulteriormente Glenn che io ritengo essere stato un grandissimo artista …

A differenza dello show di qualche anno fa dove riproponeva tutti i brani classici dei Misfits, a questo giro la sua band ha suonato quelli della sua carriera solista… I trenta minuti di attesa passano in un attimo … ed eccoli: i metal gods con l’aggiunta “del produttore”. Non ho così fame di vederli come al solito, li ho visti due mesi fa, ma il piacere di godere delle “loro note”, (si le sette note naturali ed i cinque diesis sono tutte dei Judas Priest, per me è così!!!) è sempre altissimo, anche quando le due asce non sono più quelle di un tempo. “Il Biondo” ormai è da anni di casa in chiesa, ma “il produttore” che avevo con fatica immonda assolto a Firenze, stavolta lo lascio bruciare nel fuoco Beyond the realms of death, usando parole “non mie”… Vari sono stati gli errori, anche se si tratta di sottigliezze, I Priest  sono una macchina da guerra, che Andy ha commesso durante lo show … abbiamo avuto però la fortuna di assistere un ulteriore volta ad una performance di Glenn, che esce per i bis a “Livin after midnight” ed a “Breaking the law”. Direi che la giornata di oggi mi ha dato abbastanza gioie e soddisfazioni, nonchè abbastanza delusioni, quindi dopo la birretta “di rito” di nuovo a coricarmi … mancano ancora due giorni di “fatiche”.

Venerdì 3 Agosto

Oggi colazione con gli Amaranthe. Bravi, moderni, buona band, chitarre sotto il mi con le sette corde, eccellente base ritmica basso/batteria, tutto per creare il tappeto sonoro alla voce della bella cantante, la band di Göteborg ha un buon seguito, pensavo di esserci solo io e pochi altri, anche tenendo conto dell’ora, invece l’arena del Louder stage è letteralmente piena zeppa. La cantante, si muove con disinvoltura all’interno della trama sonora, e ci restituisce anche un momento di dolcezza a fine concerto, quando qualcuno della band tira al pubblico un orsacchiotto.

Lei dolcemente gli dice “no, it’s mine” e prontamente (come far piangere una ragazza così, il metallaro è un bruto, ma è un signore con le donzelle…) dal pubblico il peluche torna sul palco tra le sue braccia.  La dolcezza di lei lascia lo spazio ad una delle band death per eccellenza, che mai ha tradito i fans: basta dire Cannibal, oppure devo anche scrivere Corpse? Il massacro sonoro è il loro di sempre, forse oggi ancora più potente e devastante, brani vecchi e nuovi che si susseguono per un’oretta circa. Il pubblico (arena piena) è in delirio totale e polveroni enormi dovuti al pogo si alzano dal suolo. Torna la pace (se così si può dire con una delle band punta di diamante: Amorphis. Un concerto pieno di pathos, dove la melodia, la rabbia, la potenza e l’eleganza vanno a braccetto. Ho saltato i Korpiklaani, dopo averli visti per diverse volte mi avanzano, e una volta addirittura ubriachi letteralmente sul palco ora me li faccio proprio avanzare … band che invece non mi faccio certo mancare sono i Mr. Big. Paul Eric e Billy, orfani da poco di Pat, ci regalano un concerto con la C maiuscola. Questa è professionalità, capacità, inventiva, (non cinque ubriachi che salgono su un palco con una cornamusa…). La loro signoria raggiunge momenti alti con i brani loro classici , con la cover di Cat Stevens, con i giochi di Gilbert e Sheenan, l’ironia e la simpatia di Mr. Martin.

Un vero concerto. Il giusto momento poi per noi di radunare il “gruppo Wacken”e farci una birra tutti insieme. Ci si vede poco, durante il festival, ognuno ha i suoi gruppi da seguire, ci troviamo dopo… ma la verità è che tante volte ti cerchi e non ti trovi, tanta è la gente che assiste ai concerti … Eccomi quindi al mio (l’ennesimo) concerto di un’altra band che stimo moltissimo nonostante i loro “cambi di genere” C.O.B. Un pazzesco concerto con un Alexi Laiho, in formissima, con al seguito una band veramente preparata e potente. Ed ecco il momento della “reginetta del Wacken” Doro, ogni anno (o quasi) immancabile sul palco, ripercorre come al solito una lunga scaletta dell’epoca degli Warlock, immancabili Burning the witches, All we are … unitamente a qualche cavallo di battaglia della Doro band. E’ ora il turno dei Nightwish, salgono sul palco sapendo che la platea è già loro, un concerto di gran classe, con una scenografia a monitor stupenda, per un attimo mi sono ritrovato sott’acqua, il brano successivo immerso nella foresta …. Presici, melodici, potenti, sinfonici, Le mie orecchie ragazzi sono tutte per voi, ma abbiate pazienza, gli occhi sono solo per lei ! Jens Jansen, la bellissima e bravissima e guai a chi me la tocca… la tocco solo io …. Un’ora ed un quaro di concerto ad alti livelli, che è parso un battito d’ali… a sto punto hai avuto due delusioni ieri? Beccati anche quella di oggi: Running Wild. A questo punto mi chiedo se non sia io ad essere così esigente nei loro confronti. Li ho seguiti agli inizi degli anni 80 fin dal primo Ep, hanno sfornato i primi 7 / 8 dischi che sono dei capolavori immensi, dei quali non cambierei una virgola, precursori del “pirate metal”… the story so far … le ultime volte che li ho visti li ho trovati (aimè) un po’ fiacchini, e a questo giro mi è sembrato lo stesso, non sostengo che abbiano suonato male, ma sicuramente “si può dare di più” !!!

Inoltre con una scenografia che nulla rispetta lo spirito della band, mi immaginavo botti sul palco, veliero, scalette di corda per gli alberi maestri della Jolly Roger, una taverna del Port Royal, pirati a destra e manca … Come al solito nulla di tutto questo. Poi i brani:  le canzoni suonate non erano i classici, è vero che è uscito da poco il nuovo disco, ma quello me lo ascolto a casa, io voglio ascoltarmi i classici mentre sono al festival con gli amici con una birra in mano e gridare a squarciagola gli slogan che hanno reso grande la band !!! La serata/notte è ancora lunga: gli svedesi In flames calcano il palco con professionalità, furore, potenza, rabbia, eleganza, assistiamo ad un concerto mozzafiato, ma non abbiao sorprese, così ci hanno abituati ormai da tempi memorabili i nostri ospiti. I brani suonati sono più quelli del nuovo periodo, ci guardiamo poco niente indietro… l’arena concerti è stracolma e quasi non ci si riesce a muovere. Ma ecco che allo scoccare dell’una e quarantacinque minuti Ghost. Grandiosi, immensi, potenti, lo vero showman, la band lo segue bene, la scenografia non è bella ed affascinante, di più!! Nulla manca a questa band non capita da molti e lo spettacolo non fa che confermare questa mia, dato che è uno di quelli che ti rimane impresso nella memoria. Nche le canzoni dal vivo rendono molto bene, il rock/metal/pop da loro suonato assume a questi livelli di volume u fascino incredibile. Sono le tre di notte quando finiscono di suonare, se penso che sono qui da stamattina (ieri) da prima delle 11.00… non mi rimane altro che andare a dormire, ma prima, una volta arrivato alla tenda, metto qualcosa sotto i denti, accompagnato dalla solita birretta !!

Sabato 4 Agosto

Dopo una dormita rigenerante cominciamo a impacchettare tenda sacco a pelo, materassini e quant’altro … oggi è l’ultimo giorno di magia… la giornata “musicale” inizia con la colazione coi Riot V. la band orfana di reale ha comunque saputo reinventarsi, ci propone le nuove canzoni del bellissimo disco targato 2018 e qualche vecchio classico dei Riot, che non guasta mai. Bravissimi chitarristi, ottimo vocal, potentissima base ritmica. Tutt’ora ottima band !!

Qualche brano dei Wintersun, e mentre giriamo per l’arena diamo uno sguardo (ed un ascolto) ai Skindred. Propongono un genere “alla Prodigy” tanto per far capire brevemente, il cantante vero trascinatore di folle, la potenza scaturita dal loro spettacolo è tantissima. Anche se non li ascolto, rimango affascinato dal loro modo di suonare ed intrattenere il pubblico. La sorpresa della giornata quasi oserei dire, anche se ripeto non è il io genere. Sai che ore sono? E’ l’ora dei Gojira. La buona band è molto moderna, interessante proposta, anche se lo spettacolo è più o meno simile a quello di qualche anno fa, non è una critica, loro sono infatti bravissimi, ma dato il genere, se non conosci le canzoni dopo un po’ ti assale la noia ... Dopo una birretta, la nostra attenzione è rivolta allo spettacolo dei Steel Panther. A questi simpaticoni, quei furfantelli, quelle birbe del rock’n’roll, che tanto sanno divertire il loro pubblico, suonando un glam metal di stampo californiano, che mai stanca. La realtà è che non si tratta degli ultimi arrivati, ma di vecchie volpi (L.a.Guns – Fight – War & Peace) che entrano nel pollaio per rubare le galline più grosse e gustose!! Il loro spettacolo è frizzante, divertente, si prendono in giro l’uno con l’altro, tra una canzone e l’altra ci sono mille risate, fino ad arrivare al palco pieno zeppo di ragazze senza reggiseno !! Questo il Glam vuole ... E diamoglielo quindi !! Dopo lo spettacolo di questi “ragazzini” che andresti a rivedere mille volte, eccoci arrivare al pezzo forte della giornata: tutte le zucche unite !! Vedere tutti gli Helloween riuniti sotto un palco, non male !! si comincia con una bellissima scenografia a monitor, la storia della zucca, che cambia ad ogni canzone, il duetto Deris / Kiske lascia senza parole, tutti i classici brani della band vengono riproposti, fiato alle trombe anche per Sig. Hansen, che tra cori, lead vocals nei pezzi storici, ha saputo farci gioire anche della sua gran voce. I bravissimi cantanti si scambiano strofe, cori, ritornelli, fanno duetti, ce n’è per tutti i gusti. Spazio dato anche all’amico che non c’è più, a monitor un assolo di batteria di Ingo, il cofondatore degli Helloween, da anni deceduto.

C’e’ spazio per tutti e entrambi i chitarristi fanno assoli, si susseguono nelle ritmiche, armonizzano su scale diverse, abbellimenti, fraseggi, … c’è di tutto di più !! piccola nota dolente: al nostro Micheal durante un vocalizzo la voce scompare. Rimane palesemente male, tanto che la voce non è più quella di prima, intervengono a coprirlo Andy (vero signore) e Kay, tanto che lo stesso Kiske interverrà a fine del brano con un “life is a bitch” ! Ma questo piccolo neo non ci deve far sminuire quel bellissimo spettacolo che ci stiamo godendo, infatto il pubblico è tutto a sostegno del portatore delle sette chiavi, facendo sentire tutto il suo sostegno e calore. Si chiude il concerto con enormi palle arancioni con occhi da zucca, come la tradizione vuole, l’arancione è di casa Helloween! Grazie ragazzi, uno spettacolo dove canti dall’inizio alla fine, dove ti togli gli ultimi trenta anni di dosso ad altissimi livelli di immagine, di preparazione di canzoni, di tecnica degli strumentisti e via dicendo. Scelgo poi di andare a a vedere i Bonfire che mi ero goduto male qualche anno fa in occasione del mondiale Italia/Germania e loro avevano suonato a fine partita pochi pezzi. Buona band hard’n’heavy con un discreto pubblico. Alla fine del loro concerto torno in arena per godermi il fine spettacolo dei signori del male e delle tenebre: Dimmu Borgir. Feroci, violenti, potentissimi, furiosi, grandiosi. Avrei voluto chiudere il festival con i Manilla Road, ma dopo la morte di Mark Shelton di poche settimane prima, la band non esiste più… buon viaggio Mark a te un pensiero. A questo punto torno al campeggio dove inizia il lungo ritorno a casa del guerriero. L’ennesimo anno (ormai non li conto più) di emozioni a non finire…  Waackeeeeeeeeeeeeeennn !! Dedicata come sempre ai miei compagni di ventura che con me hanno vissuto questa e le vecchie esperienze e che rendono sempre questa avventura scintillante più di quanto già non lo sia !!

Flavio Facchinetti