Jethro Tull, live Banchina di San Domenico, Molfetta (BA), 17/07/2018

Vedere i Jethro Tull in questo luglio 2018 dopo aver visto i Deep Purple otto giorni prima significa davvero parlare della grande Storia del Rock che celebra cinquant'anni di gloria. Certe band da sole rappresenterebbero in modo fulgido e completo quell'era leggendaria in cui il Rock espolodeva come una vera istituzione alternativa, come mondo in cui le regole venivano ridisegnate per uno spirito nuovo e antagonista rispetto all'ordine costituito. Sono proprio i gruppi che hanno espresso con la musica e non con i proclami questo concetto di liberazione da schemi e pastoie che hanno resistito meglio alla prova del tempo. I Jethro Tull sono uno splendido esempio di tutto cio'.

La loro musica non ha mai avuto rigidi steccati stilistici, l'estro del leader Ian Anderson ha portato il gruppo ad essere contemporaneamente rock, blues, folk, prog ibridando il tutto con stilemi classici e con una sensibilita' tutta british intrisa di sagace ironia. I Jethro Tull in alcuni brani hanno parlato in modo scomodo di religione, di ecologia e di senzatetto senza mai diventare "politici" e l'hanno fatto colpendo il cuore della gente con testi profondi, diretti e mai banali. I Jethro Tull sono sempre stati Ian Anderson, vulcanico e istrionico cantante/flautista/entertainer, che nel corso degli anni si e' sempre accompagnato a musicisti di prim'ordine. La formazione che il 17 luglio si e' presentata a Molfetta e' completamente rinnovata e presenta quattro elementi assolutamente padroni dei rispettivi strumenti. Il chitarrista Florian Opalhe, il tastierista John O'Hara, il bassista David Goodier e il batterista Scott Hammond sono perfettamente entrati nel mondo Jethro Tull fatto di maestria tecnica, di senso dello show e dell'umorismo. Elementi chiave per gustare il concerto nel modo piu' giusto.

Il maestro di cerimonie Ian Anderson chiama piu' volte in causa i singoli musicisti con siparietti dal sapore cabarettistico. Bellissimo il momento in cui il chitarrista Florian Opalhe, dopo aver strabiliato il pubblico con una versione mozzafiato della Toccata E Fuga di Bach, si guadagna l'inchino plateale del leader. Il bello di questo show, che celebra cinquant'anni di Jethro Tull, e' che vengono nominati e talvolta mostrati in video alcuni membri storici della band come il bassista Jeffrey Hammond, i chitarristi Toni Iommi e Mick Abrahams e il batterista Clive Bunker. Vengono mostrati in video anche personaggi esterni alla storia del gruppo come Joe Bonamassa e Slash che dimostrano come il gruppo sia stato amato e rispettato nel tempo anche dai colleghi musicisti.

Ricordiamo che i Jethro sono sempre stati il gruppo rock preferito da Ritchie Blackmore, che non e' un tipo che parla facilmente. E veniamo alla scaletta della serata. Con un repertorio straordinario di cinquant'anni e di ventuno album in studio, senza contare i live e le raccolte con inediti, davvero il gruppo non ha problemi a riempire la scaletta di brani memorabili. Il concerto inzia in modo cronologico e, curiosamente, l'album d'esordio This Was, targato 1968, risulta il disco piu' saccheggiato pur non essendo ne' il migliore ne' il piu' famoso. My Sunday Feeling, Love Story (che e' una bonus track dell'album), A Song For Jeffrey, Dharma For One e Some Day The Sun Won't Shine For You ci travolgono e ci seducono fin dalle prime note. Quell'impronta blues del primo periodo viene ribadita, con rinforzato vigore rock, da A New Day Yesterday, da Stand Up del 1969. il brano viene introdotto in video da Joe Bonamassa, che ne ha realizzato un'ottima versione. I Jethro Tull ci regalano una grande esecuzione, e la scansione un po' sincopata di questo brano ci colpisce profondamente. Dallo stesso album viene eseguita un'ottima versione di quel gioiellino che e' Bouree', presentato in video da Toni Iommi.

Il baffuto axe-man dei Black Sabbath, che e' stato nei Tull qualche mese nel 1968, ci ricorda come in questo brano Anderson suoni "a great flute". A settantun'anni il nostro eroe ha ancora fiato ed energia sufficienti per cavare dal proprio strumento un'ampia gamma di suoni liberi e fantasiosi. Forse la voce, pur conservando il timbro caratteristico, in certi brani sembra esitare a trovare il tiro giusto, ma nell'insieme la prova viene superata. Bouree' suona sempre coinvolgente e affascinante, con il flauto che ci regala romantiche emozioni. Si passa a My God, uno dei pezzi piu' belli dell'intero repertorio. Un brano che esisteva gia' dal 1970, come testimoniano i concerti di quell'anno all'Isola di Wight e alla Carnegie Hall, ma che sara' inciso solo un anno piu' tardi all'interno di Aqualung, l'album piu' bello e popolare dei Tull. In questo pezzo c'e' tutto l'ampio respiro della loro musica. L'acustico e l'elettrico, il melodico e il drammatico, il flauto lanciato a mille verso l'alto. Si prosegue con Cross Eyed Mary, sempre da Aqualung, un brano hard rock vero e proprio, non a caso coverizzato dagli Iron Maiden. A questo punto lo show viene interrotto per un quarto d'ora e la seconda parte viene introdotta, in video, dalla celebre presentazione di Claude Nobs che apre il leggendario live del 1978 Bursting Out. La band ci inonda con la sinfonia pastorale di Thick As A Brick, che lascia senza fiato per la sua disarmante bellezza.

Si prosegue con Too Young To Rock'n'Roll But Too Young To Die, dall'album omonimo del 1976. Questo pezzo dal forte sapore autoironico venne scritto quando il movimento punk aveva frettolosamente decretato la morte per "vecchiaia" dei "dinosauri" del rock come appunto i Jethro Tull. Il tempo ha ampiamente fatto giustizia di certi preconcetti. Oggi sia il rock classico che il punk sono riconosciuti come momenti importanti della storia della nostra musica, e tutto acquista un nuovo valore. Si va avanti con brani epici e trascinanti come Songs From The Woods del 1977 e Heavy Horses del 1978, titletrack dei rispettivi album. Past Time With Good Company e' un brano strumentale del 1979 non inserito nella prima edizione dell'album Stormwatch mentre Farm On The Freeway proviene da Crest Of The Knave del 1987. A questo punto, per il gran finale, si ritorna inevitabilmente all'album del 1971. In video ci appare Slash che ci annuncia che stiamo per ascoltare una delle piu' grandi rock songs di sempre. Il brano Aqualung possiede davvero una rara bellezza. Grinta fiera, melodia struggente e narrazione evocativa fuse insieme in una miscela irresistibile. Il bis e' affidato all'immancabile Locomotive Breath, ennesimo brano capolavoro tratto da Aqualung. La raffinata intro jazzata e il poderoso riff che accompagna l'appassionato cantato di Anderson sono le note risolutive di uno spettacolo esaltante, coinvolgente e memorabile. Abbiamo avuto poco piu' di un'ora e mezza di musica ma credo che nessuno potesse lamentarsene, vista l'altissima qualita' della proposta. Ian Anderson e i Jethro Tull sono ancora una splendida realta' e lo resteranno per sempre nei cuori di svariate generazioni di amanti della vera musica, quella scritta con il cuore e la passione. Too old to rock'n'roll? Raccontatelo a qualcun'altro...

 Silvio Ricci