 |
| Season Of Mist |
L’old school, è marcio, putrescente e diabolicamente vivo in questo secondo album degli australiani.
Dietro il moniker, si cela un nome noto agli esperti del settore, ovvero il chitarrista shrapnel, già membro fondatore dei selvaggi Destroyer 666; questi non sono da meno.
Certo, non avranno scoperto l’America, né vogliono essere degli innovatori, ma vogliono solo distruggere tutto a colpi di thrash/death metal intinto di nero.
L’opener “Resistance”, vede il diabolico trio, tempestare l’udito a colpi di riffing marcissimi e blast beats; si perché i nostri sono tre, oltre al già citato shrapnel, ci sono, alla chitarra e voce Decaylust e il batterista J.R.
Il brano è un mid tempo terremotante, con chitarre che sono comprovate nel dipingere architetture death metal, il growling è acido, nel mezzo abbiamo anche accelerazioni in blast beat.
“Roar of the wild” è terremotante; blast beats, riffing tharsh/death, e growling furioso; nell’insieme, una formula sempre ben riuscita in questo pezzo terremotante, veloce e diretto.
I solos sono lancinanti e dissonanti, il brano rallenta all’improvviso, con interventi di growl profondissimo e catacombale.
“And hell followed them” è lenta, catacombale e marcissima, richiama certe atmosfere death anni 90, con un bel lavoro di riffing maligni e malsani; blast beats e growl profondissimo e cavernoso.
Il brano corre molto veloce e diretto, bada molto alla sostanza, ma in fin dei conti; l’obbiettivo e annichilire l’ascoltatore, grazie anche a rallentamenti repentini, la melodia qui è malsana e lancinante.
“Bow before none” è ricca di rullate, riffing potenti, marcia cadenzata come uno zombie affamato di carne umana; la sezione ritmica è potente e compatta.
Un brano dinamico che alterna sfuriate e accelerazioni a rallentamenti marcissimi, e uso sapiente del riff dissonante con tremolo picking incluso.
Un secondo album che è un autentico manuale su come si deve fare un disco vecchia scuola estremo e sentito, fatelo vostro.
Voto: 7.5/10
Matteo ”Thrasher80”Mapelli