MIRACLE - The Strife of Love in a Dream

Relapse
Attenzione, attenzione, pericolo! che questo disco possa piacere molto, se avete la mente molto aperta. Perché in questo disco non troverete ne riffs, nè growls, nè solos, e nessuna parentela con l’heavy metal, ma che però ha grande fascino e sostanza. Il progetto Miracle nasce dalla mente geniale di Steve Moore già leader degli Zombi, e da Daniel O’ Sullivan già attivo e prestante servizio con gli scandinavi Ulver. I nostri sono tornati con un disco che poggia le sue basi su quel synth pop che spopolava negli eighties e soprattutto con un certo riferimento al John Carpenter compositore delle colonne sonore dei propri film horror; geniaccio tanto caro al buon Moore. L’opener “The parsifal gate” è significativa, synth spaziali, voce filtrata profonda e cori che richiamano i Depeche Mode; un brano che è elettronico, sperimentale e pieno di suoni spaziali e disorientanti, con l’unico suono organico della batteria. “Light mind” è un brano ottantiano, puro, quando spopolavano gruppi come Visage, et similia sulle nostre televisioni e nelle radio; synth, batteria in mid tempo e voce pulita profonda e dall’impianto vocale pop; un brano che farebbe la gioia anche dei circuiti dance alternativi per la sensualità del brano quasi dark wave.

“Sulfur” svela tutto l’amore per le atmosfere carpenteriane del buon Steve Moore, riviste secondo l’ottica del duo, un tappeto di synth, batteria elettronica pulsante per poi dare spazio alla batteria vera e propria e voci pulite filtrate dall’eco; le melodie tipiche depeche modiane si fanno largo nel brano; si sente la passione dei nostri per quel periodo d’oro e l’amore verso la formazione guidata dal buon Martin Gore rivista in un’ottica personale. “Dreamours” è proprio rubata alla scrittura del gruppo di Basildon; un brano lento, sensualmente oscuro, synth avvolgenti ,batteria lenta e voce profonda avvolgente che cerca di rubare il pathos del buon Dave Gahan; un brano dalle venature romantiche oscure. “Angelix” sembra perfetta per un film fantascientifico con il suo tappeto di synth, le tastiere che evocano sensazioni care a Vangelis e Carpenter; batteria lenta, e gusto futuristico tipico ottantiano, una strumentale perfetta in piena sintonia con il disco. Un disco da avere se siete di larghe vedute, vi piace la buona musica e soprattutto guardate con benevolenza ai “plasticosi”(per la critica birignao) anni 80.  

Voto: 8/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli