Jethro Tull, 50th Anniversary Tour: Teatro Dal Verme di Milano - lunedì 4 novembre 2019 - Live Report

Storia di un sold out annunciato al Teatro Dal Verme di Milano per la grande festa celebrativa dei 50 anni di attività dei Jethro Tull, storica band riferimento del progressive rock mondiale, che ha fatto tappa nel capoluogo lombardo lunedì 4 novembre con “Jethro Tull 50th Anniversary Tour ”, seconda delle quattro date italiane di questo nuovo tour autunnale.

Ad accogliere la band, capitanata dall’immarcescibile Ian Anderson, un caloroso e variegato pubblico: dai settantenni coetanei di Ian, che di anni ne conta 72, scendendo fino alle giovani generazioni, quelle che amano generi di molto successivi al rock, pur senza disdegnare le sonorità tanto care ai loro genitori e anche ai loro nonni. Tutti egualmente pronti ad agitarsi al suono delle celebri composizioni che hanno consegnato il gruppo al mito mentre le hostess affrontano una faticosa staffetta per impedire l’uso dei telefonini per foto e riprese: battaglia che le vede sconfitte sul campo…La pubblicazione sui social avviene in tempo reale!!!                                                                                                                                                          
Grande festa quindi, con uno spettacolo che si preannuncia commemorativo da subito, con i messaggi di auguri da parte di celebri colleghi proiettati sul grande schermo situato sul palco alle spalle del gruppo. Dall’inizio del concerto in poi sarà un susseguirsi di saluti, musica, parole con le quali Anderson racconta i brani in scaletta mentre alle sue spalle si alternano gli auguri di Jeffrey, ex bassista della band, e ancora di Joe Bonamassa, Steve Harris, Slash-Saul Hudson, Tony Iommi, chitarrista dei Tull per un breve periodo quando si unì ai Jethro Tull nel dicembre del 1968 dopo aver lasciato gli Earth, band in cui è poi tornato.

I Jethro Tull sono una leggenda vivente della musica internazionale con i loro più di 60 milioni di album venduti in tutto il mondo: una strabiliante produzione di opere che spazia tra folk rock, progressive rock  , blues, musica classica, jazz e heavy roc. Si esibirono per la prima volta con questo nome nel 1968, nel Marquee Club di Wardour Street; per celebrare questo anniversario, la band di Ian Anderson, tra le più importanti e influenti di tutti i tempi nel progressive rock, ha concepito il tour cinquantennale come un mix di celebri brani selezionati tra gli storici album della band.

Il concerto inizia con puntualità: entrano sul palco il chitarrista Florian Opahle, il bassista David Goodier, il tastierista John O'Hara, il batterista Scott Hammond e infine lui, Ian Anderson, storico leader sin dagli esordi e unico componente stabile nelle varie formazioni che si sono avvicendate nel tempo.

I primi brani si susseguono senza presentazioni, ma finiti questi Ian inizia a parlare col pubblico, anche se esclusivamente in inglese, e senza nemmeno sforzarsi di pronunciare qualche frase di rito in italiano. Per tutto il concerto introduce quasi ogni brano raccontandone la genesi o qualche aneddoto, non mancando di ricordare anche alcuni musicisti che lo hanno accompagnato in alcune formazioni come Jeffrey Hammond, ricordato nel brano “A Song for Jeffrey” . Segue un religioso silenzio nel momento della Bouree di Bach, da Ian reinventata per flauto-basso-batteria.

Si autodefinisce “il fauno del rock” Anderson, che durante le esibizioni vediamo spesso in equilibrio su una sola gamba, con l'altra ripiegata all'altezza del ginocchio, mentre dal suo flauto fluiscono inquiete e magiche melodie. E’ una posa marchio di fabbrica oltre che il logo del gruppo. E poi Ian ama la mitologia, le fiabe celtiche e gli piace fare spettacolo: il pubblico se lo aspetta e lui non lo delude.

E’ in gran forma fisica il “fauno di Dunfermline”, città della Scozia in cui è nato nel 1947; corre per il palco da un lato all’altro, salta, danza, duetta con Florian e David senza perdere il fiato per il flauto.  La voce divenuta nel tempo più profonda e roca non ha l’estensione degli anni 70, ma è sempre in grado di emozionare e il pubblico applaude ugualmente entusiasta al genio che ha anticipato le contaminazioni tra generi e stili passando dal folk rock al progressive rock.

Molto professionali i musicisti che, oltre a fare i cori, in certi punti si alternano con Anderson alla voce solista con risultati eccellenti.

Dopo i primi dieci brani, in conclusione di un estratto di “Thick as a Brick”, Anderson annuncia un quarto d’ora di pausa e invita il pubblico a recarsi ad acquistare una maglietta presso il punto vendita ufficiale. Gli abusivi invece sono rimasti all’esterno del teatro: simil magliette a metà prezzo.                                                              Al rientro, parte la seconda, surriscaldata parte del concerto che ci riserva sul finire il brano più famoso dei Jethro, col quale Anderson e band ci fanno rivivere la triste e allegorica storia del barbone solo e malato che nessuno vuole aiutare: “Aqualung”, col celeberrimo riff di chitarra entrato nella cerchia di quelli più famosi nella storia del rock. Il finale riservato a  “Locomotive Breath” vede Ian percorrere a ritroso il palco imitando l’andatura di un treno in retromarcia, movimento che gli consente di sfogare tutta la sua classe on stage tra canto, flauto e gestualità tipiche delle sue esibizioni. Atto finale di uno show omaggiato dalla standing ovation di un pubblico in visibilio grato e soddisfatto per le due ore di emozioni pure.

Il gruppo ringrazia con la consapevolezza di aver incantato sia  la platea dei vecchi ragazzi del rock anni 70, sia i nuovi fan o semplici appassionati che per due ore sono entrati nel magico e incantato microcosmo dei Jethro Tull, con le loro sonorità originali e trascinanti anche a distanza di 50 anni.

Daniela Gerundo

Scaletta:

Beggar’s Farm (Intro)

Set 1:

For a Thousand Mothers

Love Story

A Song For Jeffrey

Some Day The Sun Won’t Shine For You

Dharma For One

A New Yesterday

Burrée in E Minor

My God

Thick as a Brick

Set 2:

A Passion Play

Too Old To Rock’n’Roll: Too Young To Die!

Passtime In Good Company (cover di King Henry the VIII)

Songs From the Wood

Heavy Horses

Warm Sporran

Farm On The Freeway

Aqualung

Bis:

Locomotive Breath

Cheerio (Outro)