UNEARTH - Exstinction(s)

Century Media
Dopo ben quattro anni di attesa, tornano i veri padrini del metalcore senza compromessi. Un disco che è dinamite pura e che è una ennesima testimonianza di coerenza stilistica. Un disco possente, potente e distruttivo, e guardate bene la copertina, non è un’immagine mesa così a casaccio; la band bostoniana ha sempre trasmesso un messaggio forte anche visualmente, non solo tramite le liriche e la musica. L’opener “Incinerate” è semplicemente un muro di suono che scaglia lontano; riffing pesantissimi, le vocals del singer Trevor phipps versatili tra growl e scream e parlato. Up tempo granitico, devastante e con riffing melodici nel profondo ma senza intaccare l’impatto del brano; le chitarre adoperano riff compressi e aperture armoniche di stampo metal classico, e c’è anche una scala armonica che fa da contrasto epico di taglio urbano. “Dust” apre le danze con un’apertura che più metal non si può con chitarre armonizzate di stampo classico, breakdown aggressivi e stoppati e poi ecco un brano macina riff compressi e aggressivo. Sezione ritmica in palla e ricca di cambi di tempo, accelerazioni e riff dalle aperture melodiche che bilanciano la compressione irosa attuata dalle chitarre con il cantato iroso del singer, profondo e letale. “The hunt begins” è distruttiva in un andirivieni di riff stoppati compressi, tempi spezzati e accelerazioni repentine. Si sente qualche influenza thrash e rallentamenti da spezzacollo con riff serratissimi e una prova vocale maiuscola; bella la parte finale parlata più calma per poi esplodere in un armonizzazione ricca di melodia e cadenze pesantissime. “Sidewinder” è il brano più corto del disco, ma non meno feroce e potente; brano con breakdown, riffoni stoppati e growl cavernosi. Poi ecco un mid tempo intervallato da blast beats e screaming, l’impatto sonoro è assicurato; la compressione dei riff è pesante e la produzione dona brillantezza e potenza agli strumenti. “One with the sun” è la distruttiva chiusa ideale; brano metalcore perfetto dove riffoni compressi s’intersecano con cambi di tempo e aperture melodiche. Grande parte dove il metal più classico si fonde con la virulenza hardcore generando un vortice aggressivo; brano che non perde un’oncia del pathos con una stupenda chiusura orchestrale su armonizzazioni in dissolvenza. Cosa volere di più di un disco così? Questo album è perfetto sotto ogni punto di vista; è un esempio perfetto di come dovrebbe essere concepito il genere; not for trendy people! 

Voto: 8.5/10  

Matteo”Thrasher80”Mapelli