BOLTHORN - Across the Human Path

Broken Bones
Bolthorn nella mitologia norrena, è un gigante del ghiaccio, ed è riconosciuto come il nonno di odino, padre degli dei scandinavi. E con questo nome altisonante per lignaggio che questi emiliani si presentano con questo esordio per Broken Bones Records. Un lavoro che è debitore verso il viking death metal che ha nei suoi massimi esponenti personalità del calibro degli Unleashed e degli Amon Amarth. L’intro è significativa in tal senso; suoni di battaglia, pioggia temporalesca; un tappeto sonoro drammatico fatto di orchestrazioni per presentare il lavoro. Una tinta epica e drammatica con una voce narrante evocativa e dall’impeto guerriero. “Sentinel” apre con una cavalcata in doppia cassa, i riffing sono serrati e compressi degni della tradizione estrema. Lo screaming è corredato da un profondo growl con melodie epicheggianti nel chorus con interventi di voce pulita; si sente l’influenza della band guadata dal buon Johan Hegg. “For honor” dopo tronanti riffing epicheggianti e rullate ecco un mid tempo serrato e diretto; l’epicità di taglio guerresco si sente ed è palpabile l’impatto generato dalle chitarre. Il growl è profondo e cavernoso; le melodie generate dalla chitarra sono drammatiche e dense di pathos battagliero; il chorus lento e ispirato con aggressività accentua la vena battagliera. “Curse of time” è un brano cadenzato, possente con riffing swedish death metal e vocione cavernoso. Aperture epiche ricche di pathos guerresco di taglio drammatico nel chorus offrono un bel piatto che bilancia fierezza e pathos; c’è anche un intermezzo con chitarre armonizzate dal taglio epico che apre a partiture più veloci come una carica di vikinghi pronti all’assalto. “The lair of the beast” porta il marchio degli Amon Amarth; brano cadenzato con riffing serrato e growl sorretti da cori battaglieri; il viking death metal diretto, battagliero della band svedese è presente nel suono dei nostri. In mezzo ci sono parti in blast beats distruttive, dove la voce si fa ancora più aspra e le chitarre grattano l’anima con melodie drammatiche. Buon biglietto da visita per la band parmense, certo c’è qualche riferimento troppo insistito sui capisaldi svedesi, ma è giustificato perchè si denota anche un certo lavoro personale che sta nascendo. 

Voto: 7/10  

Matteo”Thrasher80”Mapelli