COLD - The Things We Can’t Stop

Napalm Records
I Cold, purtroppo per loro, sono quelle band che restano in penombra e nemmeno poco purtroppo.
Alla fine degli anni 90 ed i primi del 2000 c'era un po' di spazio per loro, peccato però che tra problemi personali e di band di loro si era persa ogni news fino al 8 anni fa quando si sono rifatti vivi con alcune opere non particolarmente incisive, purtroppo, e che ci traghettano alla fine di settembre scorso quando la band ha deciso tramite Napalm Records di far uscire questo "The things we can't stop".
Questo sesto tassello della loro discografia, sotto tutti i punti di vista, pare esser comunque un'uscita piuttosto sofferta.  Questo ritorno risulta carico di malinconia e decisamente meno immediato rispetto ai suoi predecessori album, vuoi per una maggior maturità dei membri della band, vuoi per le vicissitudini, principalmente del leader, accennate sopra a livello personale portano ad avere un album malinconico, non immediato, non certamente scanzonato e danzereccio. Il loro attuale sound sarebbe più da avvicinarsi ad arrangiamenti di band quali The Cure, Pearl Jam e The National che a Korn, Limpbizkit e Deftones, questo non è limitato agli arrangiamenti, ma ai componimenti in toto ed a quelle che sono state le scelte post produttive e di mix e master.
Direi quindi che chi era abituato al loro vecchio sound si troverà spiazzato, ma a livello estremamente positivo se si è appassionati della musica suonata e composta molto bene.
“Snowblind” già presentata come ghost nel vecchio album, “Shine” che è il singolo, “Better human” e “Quiet now”, quest’ultima la più vicina ai vecchi lavori, sono le tracce che potrebbero darvi le dimaniche sonore delle mie parole. Come sempre ascoltate l’album e fate vostre le preferite.
Il ritorno dei Cold è più simile ad un passaggio calmo e riflessivo rispetto ai clamori del passato. Personalmente vi consiglio di dargli una ciance.

Voto: 7/10

Alessandro Schümperlin