THE OKLAHOMA KID - Solarray

Arising Empire Records
Per potervi dare in poche immagini il sensodi chi siano e cosa facciano i The Oklahoma Kid vi direi: Bring Me The Horizon, gli Architects e i While She Sleeps miscelati insieme. Di fatto i nostri musicisti teutonici, si sono tedeschi e non americani e/o inglesi, sono attivi da sette anni e più questo “Solarray” è ufficialmente l’album di debutto della loro carriera. Importante tener presente che, le band di cui sopra sono pesantemente tributate in questo album.
Croce e delizia il rimanere legati alle origini ed alle passioni personali al punto di non riuscire ad andare oltre i “master” del genere. Penso che la band pur mettendocela tutta ha comunque mancato una buona possibilità di essere indipendente su tutti i fronti, ovvero di poter dimostrare di non essere ne succube ne dipendente dalle band di cui sopra.Strutture già conosciute, parti melodiche alternate a momenti di rabbia, djent e blastbeat alternati ad arpeggi molto “liquidi” e synth che riempiono le atmosfere. Post produzione impeccabile, accorpamenti di più stili di vocalizzi, chitarre droppate e bassi saturi tipici del metalcore. Troviamo solo un paio di passaggi particolari, nel bene e nel male, rispettivamente: “Doppelganger” e “Trailsign”che danno una dimensione degli Oklaoma kids differente al resto del lavoro. Poi troviamo ancheuna strumentale: “Dreambender II” che però risulta parecchio distante dal resto del lavoro della band. Non che sia fatta male, ma semplicemente pare un unicorno rosa. Bella, probabilmente molto personale e soprattutto “inedita” per il modus operandi della band, ma realmente fuori posto.
Faccio fatica a stroncare un lavoro del genere, perché nel complesso è un buon lavoro ed è ben prodotto, la maggior parte delle tracce sono energiche e coinvolgenti ma manca la parte personale della band. Se l’obiettivo dei T.O.K. era/è quello di espandere la fanbase e ottenere maggiori consensi potrebbero aver centrato il colpo. Ma c’è il rischio che in molti possano pensare “perché ascoltare la copia se posso andare ad ascoltarmi l’originale?!”. Per cui se da un lato il lavoro, ribadisco, è ben suonato e ben strutturato è esente da una personalizzazione ed un’identità della band.
Posso tutto sommato affermare che appena la band comincerà a prender possesso del pentagramma in modo concreto e personale il risultato sarà ottimo, ma per ora “portano a casa” il solo sei politico.

6/10

Alessandro Schümperlin