SOUNDGARDEN - Live From The Artists Den

Artists Den.
I Soundgarden sono tra i gruppi venuti fuori dal ciclone grunge degli anni Ottanta /Novanta che più hanno influito sull'immaginario collettivo. Loro, con Nirvana e Pearl Jam, hanno decisamente trasceso la stessa appartenenza grunge per entrare dalla porta principale nel grande libro della musica popolare. La recente morte del cantante e leader Chris Cornell ha poi inevitabilmente, come spesso accade, conferito un alone leggendario alla bend. Live From The Artists Den e' un succoso doppio dal vivo che ripropone in versione integrale il concerto di Los Angeles del 2013. Era il tour di King Animal, uscito nel 2012. Praticamente questo disco viene eseguito per intero, mentre spicca la totale assenza di brani dal secondo lavoro Louder Than Love del 1989 che a parere di chi scrive resta il disco più bello del Giardino Del Suono. Fatta questa premessa, passiamo all'ascolto della lunga scaletta, ventinove brani per due ore e mezza di musica. Insieme a Cornell ritroviamo il chitarrista Kim Thayil, il bassista Ben Shepherd e il batterista Matt Cameron. Si comincia con Incessant Mace dal primo album Ultramega Ok del 1988. Il riff pesante e ipnotico, Sabbattiano nella concezione, ci porta in una sorta di trance. My Wave riporta a Superunknown del 1994 con un piglio vigoroso e incisivo. Been Away Too Long e' il primo brano di una lunga serie di estratti dal già citato King Animal del 2012. Si respira aria di rock rabbioso e graffiante. Anche Worse Dreams proviene dallo stesso album. Un pezzo inquietante con cenni doorsiani miscelati a una virulenza contenuta. Jesus Christ Pose è un assalto sonoro tratto da Badmotorfinger del 1991. La chitarra di Kim Thayil rovescia sonorità allucinate e la batteria di Matt Cameron ci trascina in un delirio percussivo. Flower ci riporta con rinnovata energia al primo Ultramega Ok. Taree, con andamento insinuante, ci riporta a King Animal, mentre il riff deciso di Spoonman riconduce a Superunknown. Si ritorna subito a King Animal con By Crooked Steps, che si apre con un riff sulfureo che sfocia in un rock robusto. Blind Dogs proviene dalla colonna sonora del film Basketball Diaries, un riff stoner che ci ipnotizza per cinque minuti. Ancora rock lisergico e martellante con Rowing da King Animal. E ancora dal disco del 2012 e' tratta Non-State Actor, rock agile e martellante. Hunted Down, altro pezzo d'impatto, e' tratto dall'ep Screaming Life del 1987. Ancora King Animal con Black Saturday, un brano che inizia insinuante per poi risolversi in un rock robusto e deciso. Chris Cornell dedica ai suoi figli Bones Of Birds, dallo stesso album, un pezzo intenso che ci restituisce inquietudine e sofferenza. Blow Up The Outside World riconduce a Down On The Upside del 1994, ancora rabbia repressa che ci investe. Da Superunknown arriva Fell On Black Days, traccia intensa e inquieta. Si torna a Down On The Upside con Burden In My Hand prima di virare nuovamente su King Animal con A Thousand Days Before e Blood On The Valley Floor che continuano il rituale ipnotico che ormai ci accompagna da due ore. Ma lo spettacolo continua. Il riff veloce di Rusty Cage da Badmotorfinger ci travolge in pieno. Fine seconda parte. Dallo stesso disco ascoltiamo New Damage, bel riff doom/stoner che vi riporta in pieni anni Novanta, anni che a loro volta, pur portando venti di sonorità nuove, erano pieni di riferimenti al passato. Da Superunknown ascoltiamo 4th Of July, un altro piccolo delirio sonoro. Il riff virile di Outshined da Badmotorfinger ci colpisce frontalmente. Black Hole Sun da Superunknown è senza dubbio uno dei pezzi più suggestivi e caratterizzanti della produzione dei Soundgarden. Un brano che emoziona sempre e che regala un ennesimo brivido di inquietudine irrisolta. Siamo ormai alla fine di questo lungo viaggio. Ty Cobb da Down Up The Outside è una scheggia impazzita, punk nella sua urgenza. I dieci minuti di Slaves And Bulldozers, da Badmotorfinger, costituiscono un definitivo colpo ai nostri sensi ormai soggiogati da quasi due ore e mezza di suoni pesanti, rabbiosi, inquieti e malati. Il gran finale è affidato all'impietoso feedback di Feedbacchanal, un delirio distorto e inesorabile. Pura estasi elettrica. Alla fine di tutto resta l'idea di un grande gruppo, di un cantante carismatico e unico, che forse non aveva più la stessa voce degli esordi ma che era ancora in grado di emozionare e di scuotere dal profondo. Resta un grande rimpianto. E una grande emozione. 

Voto: 9/10 

Silvio Ricci