Vision Divine, Olaf Thorsen: "Non facciamo dischi come se fossimo in fabbrica"

Buongiorno ai Vision Divine. Bentornati sulle pagine di GiornaleMetal.it

Ciao a voi e grazie mille!

Se non erro, siete mancati dalle scene discografiche per ben 7 anni. Cosa è accaduto durante questo lungo periodo?

Semplicemente, noi non facciamo dischi come se fossimo in fabbrica! Abbiamo sempre sostenuto, anche quando siamo stati molto più prolifici, che nel caso un giorno avessimo sentito il bisogno di rallentare, l’avremmo fatto e cosi è stato. Adesso era il momento giusto e siamo qua…

Il nuovissimo album "When All The Heroes Are Dead" in ogni caso, è conforme alle aspettative. Siete tornati alla grande. Quali sono secondo voi i punti forza del vostro nuovo album?

È sempre molto difficile parlare di un proprio album, appena terminato e su cui abbiamo speso tante energie. Direi che è un album sicuramente melodico, molto melodico, e al tempo stesso molto potente, a livello di sound. A nostro avviso abbiamo trovato un buon mix tra tutti gli aspetti più importanti, in modo da riuscire a rappresentare la band al meglio, non come un prodotto che viene dal passato, ma al passo coi tempi e anzi, da un certo punto di vista, specialmente per quanto concerne il sound, perfino avanti (o almeno lo speriamo).

Volete parlarci dei nuovi arrivati in formazione, il cantante Ivan Giannini e il mitico batterista Mike Terrana? In quali circostanze sono stati aggiunti in line-up?

Ivan Giannini è un cantante che, nonostante qualcuno lo possa pensare, non è affatto un esordiente o alle prime armi. Ha una lunga esperienza live e in studio, soprattutto con i Derdian. Dopo la dipartita di Fabio abbiamo cominciato un enorme numero di possibili candidati e via via abbiamo scremato il numero, fino a rimanere a 3 nomi papabili (di cui 2 stranieri). Dopo avere fatto cantare alcuni provini ed esserci incontrati di persona, Ivan è stata per noi la scelta più logica, non solo per il suo talento vocale, ma anche per l’entusiasmo che trasmetteva. Si è amalgamato immediatamente con il resto del gruppo, anche e soprattutto a livello umano (che per noi è una cosa fondamentale) e, dopo l’ottimo esordio del singolo “Angel of Revenge” ha acquisito anche una buona personalità. La cosa che gli riconosciamo maggiormente è di non avere copiato o scimmiottato i suoi predecessori (illustrissimi), ma di essersi subito impostato alla sua maniera, in modo da rendere i brani personali e adatti al suo stile. Mike suona già con noi da 2 anni e credo davvero che non abbia bisogno di presentazioni. Sarebbe un valore aggiunto per qualunque band e siamo molto felici che, invece, suoni proprio nella nostra!

La copertina del vostro nuovo disco è bellissima. Credo c'entri qualcosa con il concept dell'album. Potete parlarci dell'apparato concettuale di "When All The Heroes Are Dead"? Di quali argomenti trattano i testi?

Ti ringrazio davvero. In effetti, nella copertina sono presenti molti dettagli tratti dai titoli e testi dei vari brani contenuti nell’album. L’album non è un concept vero e proprio, inteso come storia che si sviluppa in capitoli: l’abbiamo fatto spesso, anzi praticamente sempre, da Stream of Consciousness in avanti, e questa volta volevamo modificare un po’ il tiro, anche per cambiare un minimo il modus operandi e sperimentare cose un po’ diverse. In questo caso, l’album ruota attorno ad un tema centrale: l’eroismo e la caduta di interesse per questo concetto, nell’era moderna. Siamo sempre meno legati o interessati a quelle che sono le figure di eroi che ci hanno accompagnato nella vita reale o anche solo nei nostri libri di storia. Ogni testo, quindi, tratta un argomento di questo tipo, sia esso concettuale oppure più strettamente legato ad una figura del passato ( come Giulio Cesare, il Barone Rosso, etc..). Quando i testi non parlano di eroi, invece, parlano di quello di cui stavo raccontando prima: il progressivo disinteresse della società moderna per tutto quanto concerne queste figure ( quanti,oggi, tra i giovani, si fermano in una piazza a leggere cosa c’è scritto sui monumenti e quanti, tra di loro, sarebbero in grado di raccontarci chi sono quelle statue a cui la piazza è dedicata?)

Olaf tu fai parte anche dell'altra grande punta di diamante del Prog/Power Metal italico: i Labÿrinth. Come vedete, voi "veterani", la scena Power Metal ai giorni nostri, rispetto a quando avete iniziato? Pregi e difetti.

Domanda in parte difficile, perché ci sono troppi aspetti da valutare a riguardo. Posso però dire di avere sempre sostenuto, fin dai primi anni, che la scena italiana non solo è competitiva rispetto al resto del mondo, ma è a mio avviso anche superiore, per molti aspetti che riguardano preparazione, tecnica, composizione. Magari, anzi sicuramente, siamo molto piu carenti per tutto quello che invece gravita attorno alla musica e parlo di organizzazione, management, produzione etc… È un problema molto grosso, a mio avviso, perche non basta fare il miglior album del mondo, se poi non hai i mezzi per farlo sapere a tutti e se non trovi i mezzi per poter portare la tua musica in tour o ai festival piu importanti e questo, che si sappia, non avviene romanticamente perche qualcuno ti ascolta e ti fa la mitica telefonata a casa: avviene perche hai uno staff preparato e professionale che lavora in tal senso.

L'album sarà supportato da un tour?

Si, abbiamo già preparato un tour in Sudamerica, che partirà ad inizio 2020 e stiamo fissando le prime date in Italia ed Europa. A breve spero che riusciremo a confermare anche altre date in Giappone

Bene siamo finale dell'intervista. Salutate/ringraziate chi vi pare.

Un enorme grazie a voi, per il vostro supporto e la vostra stima di antica data! Ci vediamo presto, magari proprio ad un nostro prossimo concerto, ciao!

Alessio Secondini Morelli