OPETH - In Cauda Venenum

Nuclear Blast
Correva l’anno 2008 e gli Opeth pubblicarono un disco chiamato “Watershed” (spartiacque per l’appunto) che segnò la fine della prima parte di carriera del combo svedese, dedita prevalentemente ad un prog-Death Metal, per poi aprirne un’altra; una fase in cui il mastermind della band, Mikael Akerfeldt, decise di dedicarsi interamente alla causa del prog-rock anni ‘70, abbandonando di fatto tutto ciò che potesse lontanamente avvicinarsi al mondo Death Metal. “In Cauda Venenum” (la versione originale del disco è stata concepita e cantata in lingua svedese) è il quarto disco di questo nuovo corso (tredicesimo complessivo) ed è un disco che vive di diverse atmosfere e alternanza di umori. Il disco si apre con l’intro strumentale “Garden Of Earthly Delights” che introduce il primo brano “Dignity” con un mood molto esoterico già adottato in alcuni episodi del precedente disco “Sorceress”. “Heart In Hand” invece ha un riff portante molto potente, di chiara ispirazione sabbathiana e con una bellissima melodia, oltre a degli intrecci strumentali che mettono in evidenza la notevole perizia tecnica dei musicisti coinvolti. Anche “Next Of Kin”, “Universal Truth” e “Continuum” hanno un bel riff pomposo ma più ricercate negli arrangiamenti più intimisti grazie a momenti acustici molto raffinati. Si tira un attimo il fiato grazie alla toccante ballad “Lovelorn Crime” per poi tornare su territori più dark e decisamnete heavy grazie ad un brano davvero esaltante come “Charlatan”. “The Garroter”, introdotta da una chitarra “spagnoleggiante”, si presenta come il brano più sperimentale mai scritto dalla band di Stoccolma, grazie ad una struttura jazz ed una melodia davvero inquietante. La chiusura del disco è affidata a “All Thing Will Pass”, una lunga suite in cui gli Opeth danno sfoggio della loro maestria donandoci un brano epico che gioca sempre sull’alternanza tra momenti più elettrici e aggressivi a momenti più acustici e riflessivi. A conti fatti questo “In Cauda Venenum” è l’episodio più riuscito del nuovo corso degli Opeth per ispirazione e chiarezza d’idee; sarà un disco che ovviamente dividerà i fan ma che indiscutibilmente verrà apprezzato col tempo e numerosi ascolti perché qui c’è grande musica. 

Voto:0 8/10 

Vincenzo Chioppa