SLIPKNOT - We Are Not Your Kind

Roadrunner
Gli Slipknot non hanno certamente più bisogno di presentazioni ormai, nel bene e nel male i nove dell’Iowa sono una delle band più importanti e conosciute del Metal moderno. La band capitanata dal Clown Shawn Crahan ha deciso di celebrare i vent’anni di carriera pubblicando un nuovo disco di inediti e non una versione deluxe del primo album o un tour celebrativo dello stesso il che potrebbe lasciar intendere ad una crisi creativa ma non è questo il caso degli Slipknot. Rispetto alle releases precedenti questo “We Are Not Your Kind” (primo album senza lo storico percussionista Chris Fehn) ha un’atmosfera molto più cupa e dark, quasi come una colonna sonora di un film horror, lasciando molto più spazio al sampler/tastierista Craig Jones e al Dj Sid Wilson; scelta stilistica ben evidente dalla presenza di tre intro/intermezzi strumentali (“Insert Coin”, “Death Because Of Death” e “What’s Next”) e ben evidenziata dall’ottima produzione ad opera di Greg Fidelman e dal mixaggio di Joe Barresi. A conferma ulteriore di questa scelta non si può non menzionare la presenza di due brani come “Spiders” e “My Pain” che possono considerarsi a tutti gli effetti due brani Industrial/Noise (“Spiders”) con un retrogusto Trip Hop (“My Pain”). Bisogna stare tranquilli però, perché a parte queste “escursioni” nel mondo dell’elettronica, gli Slipknot fanno gli Slipknot grazie a brani memorabili e ben bilanciati tra violenza e melodia per assecondare, e anche giustamente, la versatilità del talentuoso cantante Corey Taylor come il primo singolo “Unsainted”, “Nero Forte”, “Critical Darling” e “Orphan”; brani caratterizzati dalla proverbiale violenza dei nove di Des Moines con ritornelli ariosi e melodici che difficilmente riusciremo a toglierci dalla testa. Invece con “Birth Of The Cruel”, “A Liar’s Funeral” e “Not Long For This World” gli Slipknot osano proponendoci brani atipici per quanto riguarda la struttura dei pezzi (soprattutto “A Liar’s Funeral”) grazie a repentini cambi d’umore, d’atmosfera spaziando abilmente da un genere all’altro riportandoci alla mente brani come “Vermillion” e “The Devil In I”. Con “Red Flag” e “Solway Firth” i Nostri ci riportano ai tempi di “Iowa”; due brani veloci e potenti dove non troviamo nessuna concessione alla melodia e che faranno gran presa in sede live. “We Are Not Your Kind” è l’album più completo e vario dai tempi di “Vol.3 Subliminal Verses”, tracklist ben bilanciata tra composizioni più aggressive, ma anche melodiche, e composizioni più sperimentali dando la possibilità a tutti e nove i componenti di esprimersi. Molti fan di vecchia data attendono ancora un “Iowa pt.2” ma per quanto mi riguarda (sono un fan di vecchia data anch’io…) non avrebbe senso e non sarebbe onesto. In questo nuovo disco gli Slipknot si riconoscono, c’è coerenza, è un disco che ci si aspetta da loro pur aggiungendo qualche nuovo elemento che rende il tutto molto più interessante all’ascolto. Non sarà l’album più bello composto dai nove mascherati ma uno degli album più belli di quest’anno probabilmente sì. 

Voto: 8/10 

Vincenzo Chioppa