Alice Cooper, il suo passato da 'flagello' del rock e il suo presente con gli Hollywood Vampires

Oggi è il frontman di un supergruppo formato insieme agli amici e colleghi Joe Perry e Johnny Depp, ma Alice Cooper è molto di più: stiamo parlando di un vero gigante della storia della musica, un personaggio iconico e un vero pioniere del rock al quale un’enorme quantità di artisti, dai Sex Pistols fino agli Slipknot e a Marilyn Manson, devono davvero tanto. Sulla cresta dell’onda dagli anni ’60, Cooper ha creato un nuovo modo di fare rock dal vivo, unendo la musica allo spettacolo vero e proprio per creare atmosfere davvero incredibili sul palco, ispirandosi, tra le varie cose, anche ai film horror.

Dopo aver vissuto per anni all’insegna del “sesso, droga e rock ‘n’ roll”, oggi il grande artista è pulito, lo è da 37 anni e non riesce nemmeno a immaginare di fare di nuovo una vita simile, quella vita dedita all’alcool e alle droghe che all’epoca sembrava quasi normale, perché tutti i musicisti vivevano così; oggi Cooper dice di essere in grande forma come non lo è mai stato prima in vita sua ed è felice, non solo per il suo lavoro, ma anche per il profondo legame con la ballerina e coreografa Sheryl Goddard che è sua moglie dal 1976. Il progetto degli Hollywood Vampires ha rappresentato per lui una nuova occasione per rimettersi in gioco e per fare qualcosa di diverso e, almeno finora, sembra aver ottenuto grandi soddisfazioni da questa avventura. A giugno il supergruppo ha pubblicato il nuovo album dal titolo Rise, un disco che contiene per la maggior parte brani originali, molti dei quali composti da Johnny Depp.

In questi giorni Alice Cooper ha rilasciato una lunga intervista a Revolver per parlare non solo della sua band, ma anche della sua storia e della sua eredità in quanto artista che ha indubbiamente scritto la storia della musica rock. Iniziando dagli Hollywood Vampires, forse non tutti sanno che per la scelta del nome del gruppo Cooper ha voluto rendere omaggio al suo gruppo di amici, per la maggior parte oggi defunti, che era solito riunirsi a bere nei locali più famosi di Los Angeles. A differenza dei suoi colleghi ormai scomparsi, Alice è riuscito a continuare con la sua carriera e oggi, a 71 anni, non ha intenzione di abbandonare il suo pubblico, almeno fino a quando non sarà il suo pubblico ad abbandonare lui: “Adesso c’è una sorta di sicurezza nei confronti di Alice Cooper – ha spiegato – una volta venivo considerato come il flagello del rock ‘n’ roll e per questo penso che quando sopravvivi per 50 anni e continui a fare hard rock e cerchi sempre di pubblicare gli album migliori e a fare i concerti migliori... penso che se continui a fare tutto questo, la gente continuerà a seguirti. Ecco perché ho sempre detto che mi fermerò quando la gente smetterà di seguirmi. Finora non è mai successo”.

Proprio per questo motivo, Alice Cooper ha in mente diversi nuovi e grandi progetti: “Siamo pronti a metter in piedi un nuovo show, una produzione completamente nuova – ha spiegato – sarà come fare uno show di Broadway. Andremo in Connecticut, fino a Foxwoods perché dobbiamo cercare circa 50 nuovi elementi da inserire nello show per farlo funzionare. Questa è la parte davvero divertente, fare le prove e vedere cosa funziona. Le cose sono completamente diverse con i Vampires – ha puntualizzato – noi avremmo dovuto essere solo una band da bar. L’idea era quella di andare semplicemente a suonare nei locali. Johnny sa suonare benissimo e Joe Perry voleva suonare. Nessuno di noi avrebbe lasciato le rispettive band e Johnny non avrebbe lasciato il cinema, per noi sarebbe stato divertente solo andare a suonare nei locali a rendere omaggio ai nostri ‘amici ubriachi scomparsi’. Alla fine il nostro secondo show è stato al Rock in Rio di fronte a 200mila persone e poi tutto è cominciato da lì. La band ha fatto il botto ed è stato come ricominciare tutto da capo. Gli Aerosmith e Alice Cooper sono da sempre sulla cresta dell’onda e continuano ad avere successo, mentre Johnny, che di sicuro ha conosciuto il grande successo, di colpo si è ritrovato in questa nuova band e alla fine eravamo tutti eccitati di intraprendere questa nuova avventura insieme”.

Cooper ha spiegato che con i Vampires è uscito dal suo personaggio di sempre per dedicarsi a qualcosa di completamente nuovo e che sta funzionando alla grande: ad esempio, con il supergruppo parla spesso con il pubblico, mentre nei suoi concerti abituali non lo farebbe mai. Il cantante è ben contento di suonare con grandi musicisti, sia nella sua band di sempre, che con gli Hollywood Vampires: “Questa è la cosa più incredibile – ha spiegato – abbiamo tutti maschi alfa nella band. Non abbiamo mai avuto una discussione, nemmeno una. Non ho mai sentito qualcuno alzare la voce verso qualcun altro, così come non ho mai visto qualcuno andarsene sbattendo la porta dalle prove o dalle sessioni di registrazione. Ci sono state solo risate. Quando tutto funziona e tutti rispettano tutti, l’ego non serve ed è fantastico così”.

Gli Hollywood Vampires, insomma, si divertono e lo fanno all’insegna della sobrietà, anche quando celebrano i loro “dead drunk friends”, ossia, appunto, gli amici e colleghi già citati che, invece, sono morti prematuramente, spesso proprio per colpa della loro dipendenza da alcool e droghe. Del periodo vissuto con i suoi amici di sempre, Alice Cooper ha molti ricordi divertenti: “Ricordo una sera in particolare, di molto tempo fa, quando tutti noi stavamo facendo quello che potete immaginare – ha raccontato – l’attore John Belushi aveva un bodyguard che sorvegliava la situazione all’esterno durante le feste e di solito indossava la divisa da poliziotto di Chicago. A un certo punto, qualcuno ha guardato fuori e ha urlato ‘La Polizia!’. Posso dire di non aver mai visto un topo scomparire dietro i mobili in quel modo... sono tutti spariti, negli armadi e in tutti i posti possibili, all’improvviso, e io sono stato l’unico a restare seduto nella stanza. Mi sono guardato intorno e ho detto ‘Dove sono andati tutti?’. Alla fine qualcuno ha capito e ha detto ‘Ah, è solo la guardia del corpo di Belushi’. Sto parlando di Harry Nilsson, Keith Moon e io stesso, insomma, di tutti i soliti sospetti e di tutte le cose abituali che facevamo e che non bisognerebbe fare, cose che erano estremamente illegali a quel tempo”.

In seguito, durante l’intervista, Alice Cooper ha parlato del nuovo album degli Hollywood Vampires e della sua composizione: sia lui che Joe Perry hanno preferito contribuire solo in modo marginale nel timore che altrimenti il risultato sarebbe stato troppo simile al sound di Alice Cooper o a quello degli Aerosmith. “Abbiamo volutamente tolto la nostra impronta dal lavoro – ha raccontato – Johnny stava scrivendo dei pezzi con Tommy Henriksen ed ecco che ne è uscita fuori una canzone di 8 minuti. Normalmente io l’avrei ridotta a 4, ma in questo caso ho detto ‘No, lasciamola così’. Significa creare un nuovo sound, un nuovo mondo e per me è stato davvero entusiasmante perché significava fare tutte le cose che io non avrei mai fatto in altre occasioni. All’improvviso mi sono ritrovato a cantare queste canzoni e alla fine ho detto ‘Ehi Johnny, ma di cosa parla questa?’ – ha raccontato ancora, ridendo – ha scritto un sacco di canzoni partendo dai suoi diari. Gran parte di questo materiale è molto metaforico, non gli ho mai davvero chiesto di cosa trattano, ho semplicemente detto ‘Quindi vuoi dire questo, questo e quello? Bene, ok’. Avrei potuto dire ‘Sai cosa, lasciami giusto aggiungere una sezione qui per rendere il tutto coerente e fare in modo che queste due parti funzionino insieme’. E così è come è andata, ‘Certo, vai avanti!’”.

I Vampires, insomma, hanno lavorato molto bene insieme, collaborando senza che nessuno cercasse di prevaricare sugli altri: “Non c’è mai stata una situazione del tipo ‘No, questa canzone è scritta nel cemento e non puoi cambiarla’ – ha spiegato ancora Cooper in proposito – ed ecco che è entrata in gioco la collaborazione. Di solito quando un artista scrive un brano, poi non vuole che venga cambiata una virgola. Quando arrivi e dici ‘Questa cosa qui penso che potremmo rimodularla in questo modo’ e gli altri dicono che per loro va bene, ecco, è proprio così che va fatto. Se poi non funziona, allora si torna alla versione iniziale. È questo che mi piace di questo lavoro. La musica è come l’argilla, puoi modellarla finché non assume la forma che desideri. Sono stato molto soddisfatto del risultato di questo album e del fatto che io non abbia avuto l’ultima parola in proposito – ha puntualizzato – io non volevo avere l’ultima parola. Io volevo lasciar andare le cose così come venivano e mi è davvero piaciuto perché è stato entusiasmante”.

È anche grazie a questa grande sintonia tra i componenti della band se questa volta gli Hollywood Vampires hanno realizzato un album che contiene più pezzi originali che cover. “Il nostro primo lavoro era basato tutto sulle cover, quella era l’idea di fondo. Abbiamo scritto solo Raise The Dead che è la prima canzone e racconta a tutti ciò che stavamo facendo. Stavamo di fatto risvegliando i morti, tutti gli amici che sono scomparsi – ha spiegato Cooper – l’altra canzone che abbiamo scritto era Dead Drunk Friends, che racconta di questo ragazzo che si ritrova da solo al Rainbow [famoso locale di Hollywood ndr] alle 4 del mattino. Intorno a lui ci sono solo fantasmi e lui canta di questo”. Con questi pezzi, i Vampires hanno spiegato il senso del loro album per poi dedicarsi alle cover; ma quelle due canzoni sono venute talmente bene che alla fine hanno pensato di comporre altri brani originali per il loro secondo disco.

E così hanno fatto; anche in Rise, comunque, non potevano mancare delle grandi cover. Johnny Depp, ad esempio, canta la meravigliosa Heroes di David Bowie; Joe Perry, invece, ha voluto interpretare You Can’t Put Your Arms Around A Memory di Johnny Thunders. “In questo modo – ha spiegato Cooper – l’intera band è stata coinvolta, non ho cantato io tutte le canzoni. Mi è piaciuta molto l’idea che anche Johnny e Joe cantassero qualche pezzo”. Il primo album del supergruppo, tra l’altro, ha visto anche la partecipazione di Paul McCartney, un’esperienza davvero molto emozionante anche per lo stesso Alice Cooper: “Conosco Paul da anni, circa 35 anni – ha raccontato – sono stato a casa sua, sono suo amico, ma ritrovarmi in studio con lui mi ha fatto tornare a essere all’improvviso un sedicenne”.

Il musicista dei Beatles rappresenta una sorta di mito anche per un’icona della musica come Alice Cooper, un artista che non ha ancora esaurito la sua vena creativa e che per questo non ha alcuna intenzione di fermarsi: “Questa è una cosa che dico sempre alle giovani band – ha spiegato – se pensassi di aver già scritto le mie canzoni migliori, allora mi fermerei. Se pensassi di aver realizzato i miei migliori show, allora mi fermerei. Invece, penso sempre che il prossimo show sarà il migliore; ogni volta che entro in studio a comporre, cerco di scrivere il mio Sgt. Pepper’s. Finché esiste questo desiderio, finché esiste questa idea, allora devi continuare a farlo. Se, invece, pensi di aver già realizzato il massimo, allora devi fermarti”.

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