MARK DEUTROM - The Blue Bird

Season Of Mist
Questo chitarrista, geniaccio e artista; nel vero significato della parola, è un tonico per chi ama la buona musica. Mi ero occupato in precedenza recensendo un passato lavoro del nostro che mi aveva sorpreso per spirito, conoscenza e voglia di esprimerle il proprio essere musicista fuori dai soliti schemi. Guardate anche la copertina, dallo stile cantautorale e ispirata agli anni sessanta; non è una scelta casuale. L’opener ”No space holds the weight”, dura meno di un minuto e mezzo; un accordo blues, scuro e drammatico apre il disco, un accordo ripetuto con riverbero e echi. “Futurist manifesto” è un brano prog rock in controtempi e up tempo battente con lo strumentista che suona col nostro nelle persona di RL Husmans alla batteria tenere corda a questo pazzerello polistrumentista. La chitarra fa brevi evoluzioni solite nell’economia del brano; una breve dimostrazione che il nostro se ne frega di ettichette ma segue solo il suo animo e ce ne accorgeremo presto lungo il disco. “Oh ye of little faith” è un brano doom/blues, con chitarrone sabbathiano; voce, batteria e interventi di organo per dare ancor più sostanza. La voce del nostro è pacata e minacciosa, la chitarra ricama accordi bluesy amplificati in un tono 60/70 per definire l’età musicale della composizione. “Our revels now are ended”,è una breve strumentale, con la chitarra a fendere l’aria in un riff abrasivo e pieno. “They have won”, sbalordirà chiunque, perché l’artista cambia per l’ennesima volta stile e registro musicale; brano crepuscolare, blues che potrebbe essere partorito dal buon Nick Cave. Tastiere a dare una patina drammatica a questo brano notturno retto solamente da accordi di chitarra e basso minimali, tempi lenti di batteria e la voce del nostro bassa e drammatica, grande il solo di sassofono da parte dell’ospite Joe Morales. “Nothing out there”, niente qua fuori, sembra una dichiarazione netta del nostro; brano lento, dal sapore sessantiano, psych con riff tipici del rock psichedelico anni sessanta. Brano dalle venature prog, tutto il climax del brano è indice di rilassatezza; gli strumenti sono amplificati al minimo, ci sono interventi di tastiere a dare sostanza a questo impasto sonoro acido/bucolico. Un disco ancora oggi che certifica l’alta qualità della proposta musicale del nostro; fatevi conquistare da questo album, un uccello azzurro che vola alto, oltre l’orizzonte. 

Voto: 8/10 

Matteo”Thrasher80”Mapelli