FESTERDAY - Iihtallan

Season Of Mist
Finalmente anche i finnici deathsters nati nel 1989, possono esordire sulla lunga distanza. Mi occupai di loro per il loro ep passato che aveva un’influenza carcassiana molto evidente; un segnale netto che i finlandesi non imitavano la vecchia scuola come troppi purtroppo, ma loro la rappresentavano perché ne avevano fatto parte. Certo, le vicissitudini li hanno privati del piacere d’esordire in tempo debito piuttosto che a quasi trent’anni dalla loro fondazione, ma vediamo cosa riserverà ora per loro questo esordio. L’opener “Intro-the last night on earth”, è l’introduzione come giustamente il disco anticipa nel titolo. Rumorismi di fondo con rantoli umani e suoni inquietanti ci aprono le porte della loro opera dedita al death metal più putrido. “Edible excrement” è un up tempo retto da chitarroni compressi tipici del death scandinavo e growl possente ma messo in secondo piano rispetto alla strumentazione. La produzione è potente e chiara, merito dei Wolfthrone Studios; i nostri alternano tempi veloci a cadenze più pesanti. “Tongue for rotten kisses”,recupera l’anima carcassiana nel titolo; brano lento, pesante e mortifero. C’è una cupezza nelle chitarre pesanti e dai riff serrati; le ritmiche lente si sposano bene col marciume grezzo proposto che abbina due registri vocali, un growl profondo ed uno screaming acidissimo. “Control not your soul”, è un pezzo veloce in up tempo, con parti tirate a sezioni veloci ma controllate. Le chitarre sono corpose e possenti con la distorsione swedish ben in linea con il genere proposto e riffing marcissimi; il singer Kena Stromsholm si diverte come un matto coi suoi compagni di merende. “Vomiting pestilence”, è un brano tellurico dal marchio vecchia scuola presente, le chitarre hanno riff malsani e compressi con il dualismo vocale sempre in primo piano. In mezzo c’è anche un’accelerazione nel più classico dei tempi sincopati tipici del genere. “Gravelove”, sembra scippata ai migliori Entombed; brano in up tempo con intermezzi più lenti, il marciume sonoro di puro death scandinavo è la costante, le chitarre compresse il giusto rendono la formula pesantissima. “Let me entertain your entrails”, è diretta e veloce come attacco; un pugno death metal diretto e “in your face”, ma c’è anche un guizzo di novità in mezzo nel riffing maligno. Nell’intermezzo c’è un pezzo quasi black metal con epicità maligna e cori puliti; un segno che i nostri stanno per dare una svolta stilistica. Un disco che se fosse uscito nei primi anni 90, sarebbe stato salutato come un album da celebrare; adesso è uno dei tanti. Alcuni brani sono troppo simili come scrittura ma c’è sul finale un segnale di svolta che forse capiremo più dal secondo album; promossi, ma con riserva. 

Voto: 6.5/10  

Matteo”Thrasher80”Mapelli